Venerdì 11 novembre, Istituto Don Bosco: siamo arrivati all’ultimo dei quattro incontri programmati.
Davide Penna, in poche pennellate, sintetizza il percorso fin qui svolto, ricordando l’obiettivo, fatto nostro, di Papa Francesco: occorre “prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare”. Nell’ottica della visione di una “ecologia integrale” sono emersi tentativi, proposte, che hanno interpellato tutti i partecipanti
Questa volta è Don Massimiliano Moretti, Cappellano del lavoro, Parroco di Santa Zita e Coordinatore del percorso diocesano di formazione politica, ad aiutarci nell’approfondimento dei capitoli quinto e sesto della Laudato sì. Al di là dei contenuti, colpisce la passione con cui Don Massimiliano affronta i temi caldi oggi sul tappeto. Forte denuncia dei gravi mali del nostro tempo (tecnocrazia, consumismo, cultura dello scarto), ma anche forte appello alla speranza che si radica nell’impegno a vivere in sobrietà e umiltà, nell’avere coscienza di essere custodi e non “creatori”. Ricorda che “la Politica è la carità più alta” e che “possiamo portare l’Amore nella vita sociale diventando noi stessi ostie consacrate per il mondo”.
Il dialogo che segue è molto vivo, partecipato e appassionato.
Si riprendono i temi di una autorità politica mondiale, auspicata dal Papa, e della corruzione anche dei valori che inquina la nostra cultura. Si ricorda la necessità di condividere le piaghe della natura e della società entrando in relazione con esse e l’importanza di recuperare la storia forte di Genova per valorizzare la sua vocazione di città aperta e accogliente.
Di fronte a problemi complessi e interconnessi, che oggi il mondo ci pone, occorre diffidare dalle soluzioni semplici e immediate: è necessaria invece l’apertura al nuovo, ponendoci nell’atteggiamento di imparare. Il Papa si appella alla dimensione personale e locale per lanciare un messaggio alla politica delle alte sfere, invitandoci ad investire nelle relazioni. Coscienti che la cultura dello scarto è la radice della nostra crisi, occorre avere il coraggio di investire nella cultura del dono.
Don Massimiliano rileva che l’attuale è un momento di passaggio in cui c’è, sì, lo smarrimento, ma anche tanta voglia di mettersi in moto, di costruire reti. Dobbiamo avere coscienza che i nostri schemi sono superati e che non dobbiamo avere paura di sbagliare nel cercarne di nuovi. Il pericolo più grande, ricorda, è quello della omologazione, di rassegnarci al “pensiero unico”.
L’incontro si conclude con la proposta di capitalizzare il lavoro fin qui svolto per elaborare una sorta di traccia sui punti di forza dell’Enciclica da sottoporre ai prossimi candidati alle elezioni comunali.
Maria Luisa Anselmo