Diamo inizio, con questo articolo, ad una nuova rubrica: Opinioni, appunto, con l’intento di ospitare riflessioni personali su temi di attualità che non necessariamente si identificano con il pensiero della redazione che – si precisa – non vuole entrare nel merito delle questioni, ma solo suscitare un maggiore approfondimento ed uno scambio reciproco. Sarà cura della redazione valutare di volta in volta la pubblicazione o meno di eventuali contributi.
UNA RIFLESSIONE SULL’ITALICUM
In questi giorni è in discussione alla Camera dei Deputati la nuova legge elettorale, detta Italicum, forse in via definitiva di approvazione. Se sarà cosi ci saranno cambiamenti notevoli sulla composizione del Parlamento e sul rapporto cittadini-Istituzioni.
Senza entrare in tecnicismi, ma per meglio comprendere la posta in gioco, i punti salienti della suddetta legge sono i seguenti:
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premio di maggioranza assoluta al partito che raggiunga il 40% dei voti al primo turno
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ballottaggio tra i primi due partiti se non si raggiunge la soglia del 40%
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quindi: il vincente al ballottaggio si aggiudica il premio di maggioranza.
I Deputati sono eletti in piccole circoscrizioni, cento per tutta l’Italia, con liste di cinque-sei deputati, in cui il capolista è bloccato e per gli altri si possono esprimere preferenze. In pratica significa che, combinato con il premio di maggioranza, solo il partito vincitore avrà una parte dei dep
utati scelti dai cittadini, quelli oltre i cento. Per tutti gli altri partiti di minoranza invece saranno eletti solo i capilista: ne conseguirà il risultato che alla Camera (per il Senato non si voterà più) la maggioranza assoluta dei deputati sarà scelta dai segretari dei partiti.
Il punto chiave di questa legge è il ballottaggio che dà la possibilità – molto concreta visti i rapporti di forza tra i partiti – che il vincitore prenda tutto.
Un partito – rappresentante in termini reali un terzo dei cittadini – come accade per i Sindaci votati al ballottaggio in media da un cittadino su tre, avrà il potere sostanziale di eleggere: Presidente della Repubblica, Giudici costituzionali e Consiglio superiore della magistratura, vertici delle forze armate e delle forze di polizia, oltreché cambiare la Costituzione.
Il Presidente del Consiglio – conservando i poteri attuali, tramite i decreti legge, le leggi delega e la questione di fiducia – può limitare fortemente il potere del Parlamento, come del resto è pratica corrente da alcuni anni. Tutto questo potere si basa sulla legittimazione di un terzo dei cittadini.
Di fatto si mettono in discussione i principi fondanti delle democrazie moderne: la distinzione tra il potere esecutivo, legislativo e giudiziario e l’eguaglianza dei cittadini nell’espressione del voto. La motivazione dichiarata é: “perché vogliamo sapere la sera del voto chi vince e governerà il paese per cinque anni”. L’imperativo categorico è assicurare la governabilità. Peccato che nessuna legge elettorale dia o possa dare queste risposte. Il Presidente Obama, eletto direttamente, deve fare i conti con un Congresso a maggioranza repubblicana, e nessuno se ne stupisce: evidentemente in USA studiano ancora Montesquieu.
Eppure stiamo vivendo una fase storica in cui il Paese deve affrontare problemi sociali, civili ed economici enormi, e di converso si registra la massima sfiducia tra cittadini e istituzioni, i partiti sono al minimo del gradimento, trionfa l’antipolitica ed, ahimè, la corruzione. L’astensionismo è ormai endemico e per la verità il ceto politico non si scompone più di tanto: l’importante è vincere. A fronte di questa realtà è dubbio che si possa governare con efficacia mettendo ai margini la gran parte degli italiani.
Un altro approccio è possibile. Il fine ultimo di una legge elettorale dovrebbe essere l’inclusione, promuovere la partecipazione potenziale di tutti i cittadini, il dialogo tra differenti interessi ed opinioni. Solo un cittadino pienamente inserito nel circuito democratico potrà partecipare attivamente alla ricerca delle soluzioni migliori e farsi carico degli eventuali sacrifici personali in nome del bene comune.
Per cui l’efficacia delle tante soluzioni tecniche possibili dovrebbe essere valutata in funzione della concreta possibilità di favorire l’inclusione o l’esclusione; in altri termini verificare se rende praticabile l’articolo 49 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.”
Luigi Picena
Leggi anche: OPINIONI – Sulla legge elettorale/2 di Alberto Ferrucci
Articolo molto interessante che spiega bene le caratteristiche ed anche i rischi della nuova legge elettorale. Ritenevo che per un paese bloccato e quasi ingovernabile come l’ Italia la determinazione ad avere una nuova legge che assicura la “governabilità” fosse comunque una cosa positiva. Direi che le criticità sono in particolare le Liste Bloccate e il premio alla Lista. A questo punto rimango perplesso di cosa sia possa fare visto il punto a cui si è arrivati con la seconda lettura già approvata.
Oscar
Anche io ho letto il chiaro articolo di Picena sull’Italicum. Direi che i pericoli per la democrazia, adesso che è stato soppresso il Senato, con una siffatta legge elettorale sono ancora maggiori. Il problema della scarsa partecipazione al voto da parte dei cittadini però, secondo me non si risolve con la legge elettorale. Puoi varare una legge elettorale perfetta e funzionante, ma se poi OGNI GIORNO SENTO AL TELEGIORNALE (DICO OGNI GIORNO) CHE POLITICI (DI DESTRA O DI SINISTRA) RICEVONO MAZZETTE PER COMPIACERE IMPRENDITORI O MALAVITOSI DI OGNI RISMA – in altre parole si fanno corrompere – NON C’E’ LEGGE ELETTORALE CHE TENGA. La gente si disgusta e non va a votare.