Storie di un dialogo che unisce popoli razze e religioni
Un bel gruppo di giovani, un Imam e un Vescovo. La scena si presenta così: siamo nella moschea di Sampierdarena, municipio ad alta densità di abitanti stranieri, del comune di Genova. Qui i più numerosi sono i latinos, per la maggior parte provenienti da Ecuador e altri Paesi del Centro-America, ma molti anche i tunisini, i marocchini, gli egiziani. Una popolazione di giovani: tanti studiano all’Università e nelle scuole superiori cittadine e tra questi numerosi quelli che frequentano la moschea.
Emanuele, Teresa e altri cristiani sono amici e compagni all’università di Malik, Fatma, Halima: quando, durante gli attentati del 7 gennaio scorso alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo a Parigi vennero uccise 12 persone in nome di Allah, tutti loro rimangono fortemente turbati e si domandano il perché di questi fatti. «Siamo rimasti scossi, quei fatti ci hanno profondamente rattristati – racconta Malik. – Noi non possiamo condividere assolutamente questa violenza. L’Islam non è questo per nessun motivo. Dopo quei giorni ci era difficile, molto difficile, guardare in faccia i nostri amici cristiani. Eravamo nelle stesse aule, ma provavamo un forte senso di disagio». Lo stesso era per Emanuele e gli altri studenti cattolici. «Loro musulmani, noi cristiani: non potevamo essere divisi dalla violenza, dall’odio, dal rancore. Volevamo fare qualcosa, ma cosa? Ne abbiamo parlato insieme e così è nato il desiderio di conoscere più profondamente i principi delle nostre due religioni». Dopo un confronto durato alcuni giorni, decidono di preparare un calendario con una serie di incontri, aperto ai giovani della città. Lo scopo è quello di andare al succo delle due religioni. Con serietà e competenza.
Così per alcuni mesi una sessantina di giovani appartenenti alle due religioni si ritrovano regolarmente – a volte nell’oratorio della parrocchia, altre nella moschea – con lo scopo di approfondire i principi comuni e le diversità che legano e contraddistinguono le due fedi. Accompagnati dall’Iman e dal Vescovo ausiliare di Genova o da un padre Somasco, si sono approfonditi temi comuni alle due religioni. Il Vescovo ausiliare – Mons.Nicolò Anselmi – si dice entusiasta di questa iniziativa nata da giovani universitari coraggiosi: «Un bel segno che va oltre le regole e gli schemi ma che affronta con coraggio un dialogo interessante e ricco di spunti». Meravigliato pure Salah Hussein, responsabile della comunità islamica di Genova: «Questi giovani vanno al di là di qualsiasi calcolo, e a ragione. Episodi come questi sono quelli che costruiscono le basi per una fratellanza dei popoli e che potranno evitare in seguito le stragi e le guerre».
Nata quasi per scommessa, questa iniziativa sta dando un segnale molto bello alla città. Innanzitutto di amicizia, di rapporti, di reciprocità. «Tra noi c’è un’amicizia bellissima – spiega Teresa – Come potrei pensare che Malik, Halima, o le tante altre ragazze mie coetanee, con le quali ci lega un profondo rapporto di stima reciproca, un giorno potranno farmi del male?». Gli incontri fatti finora hanno trattato temi molto importanti – visti sia dalla prospettiva del Vangelo che da quella del Corano – come la figura di Maria, la misericordia, la preghiera. Un breve momento introduttivo – svolto dall’Iman e dal sacerdote – e poi il confronto libero tra i giovani. «Ho vissuto dei momenti veramente ricchi per la mia persona» confida Shareefa. «Soprattutto ho scoperto che dei ragazzi cristiani vivono con serietà la loro esperienza. Al primo invito non avevo partecipato, poi i miei compagni di università mi hanno convinta e sono rimasta davvero contenta. Spero che si possa presto riprendere».
Un piccolo segno destinato a continuare. Un segno importante nel dialogo che accomuna sempre, senza dividere, popoli razze e religioni.
Silvano Gianti
sono profondamente colpita da questa signficativa iniziativa dei giovani! Così semplice ma così coraggiosa in tempi come questi. Occorre farla conoscere, farla arrivare ai giornali cittadini insomma esportarla …Tanto odio malsano ci viene continuamente propinato da i soliti noti, TV in primis. Io non so come fare ma chi se la cava bene con i social faccia la sua parte di divulgazione….coraggio !!! Si formi un gruppo che porta all’esterno le tante e costruttive azioni che facciamo; usciamo anche con la penna -pardon – con la tastiera fuori dalla nostra cerchia! mt