ADELINA, TESTIMONE DEL SASSELLO

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Era seduta ad un tavolino nel dehor del bar Balilla. Con la sigaretta tra le dita della mano sinistra e con una biro nella mano destra Adelina Zunino stava compilando cedolini degli abbonamenti a Città Nuova. Era l’inizio di un autunno di una decina di anni fa. Forse. L’avevo notata subito, in fondo non era più troppo giovane, ma era elegante nel portamento, nello stile. E nei tratti. La salutai e subito smise di scrivere e mi domandò: «E tu chi sei?». Dopo la presentazione di rito ci tuffammo in un racconto reciproco. Ma mi interessava molto il suo e così la ascoltai. Ora era tutta per me, mi aveva ordinato un bitter come lei, erano le dieci del mattino, ma mi disse che il caffè va preso prima. E l’ascoltai. 

«Era il 23 febbraio 1931. In una casa a Veirera, nel comune di Sassello a mille metri di altitudine nascevo io, ultima di due sorelle ed un fratello. Finite le scuole medie, su consiglio dei miei professori, i miei genitori, per farmi continuare gli studi, mi mandarono in un collegio a Savona. Frequentai l’Istituto Magistrale e mi diplomai maestra. Poi venne il tempo dei concorsi, lo vinsi a Savona e mi trovai ad insegnare nelle scuole elementari di Sassello, dopo aver fatto la maestra in tanti paesini e frazioni vicini.

Un anno giunse come supplente Gianna, una maestra di Varazze molto gentile e comprensiva. Mi ascoltava sempre e raccoglieva i miei sfoghi, finché una sera, con molta delicatezza, mi porse un giornale dicendomi: “Prova a leggerlo, può darsi che ti aiuti a vivere!”. Era un giornale di poche pagine intitolato “Città Nuova”. In una di esse trovai queste parole di Gesù: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e troverete ristoro all’anima vostra”. Il commento a quelle parole era firmato Chiara Lubich. Non dormii quella notte. Quel commento sembrava scritto proprio per me e piansi a lungo. Era ormai parecchio tempo che non andavo in chiesa: avevo ventotto anni. Dopo qualche giorno andai a confessarmi. Quel giornale è stato ed è tuttora un compagno fedele della mia vita nonché un grande aiuto. Da allora non mi sono mai stancata di proporlo alle persone che incontro: altri, come me, hanno trovato la luce attraverso le sue pagine.

Durante l’estate successiva, su invito della stessa collega, mi sono trovata a Fiera di Primiero, dove si svolgeva la Mariapoli. Parlavano giovani, ragazzi e ragazze. Ne ricordo in particolare uno che diceva: “Spesso le persone non vivono, perché vivono in due tempi che non esistono: il passato e il futuro. L’unico tempo reale da vivere è l’attimo presente”. Fu per me come una liberazione, perché mi portavo dentro tante amarezze del passato e tante paure del futuro che mi rovinavano la vita. Anche io cercai di vivere così. Incominciai allora a frequentare il Movimento dei Focolari, che in Liguria non era ancora molto diffuso.

Andavo agli incontri a Genova in casa di una famiglia. Lì conobbi una mia collega di Chiavari, Battistina: con lei ci siamo fatte compagnia per tanti anni, amicizia umana ma anche soprannaturale perché ci impegnavamo a vivere l’amore scambievole noi e con gli altri. Abbiamo partecipato a tanti incontri, prima a Rocca di Papa, poi a Castel Gandolfo. Nel 1981 ero ad un incontro per famiglie al Palaeur di Roma. Ho accompagnato tre famiglie di Sassello, tra cui la famiglia Badano con Chiara che sarebbe poi stata beatificata. È lì che la famiglia Badano ha conosciuto il Movimento dei Focolari ed è da lì che inizia il loro cammino nell’Opera di Maria fondata da Chiara Lubich. In quell’incontro eravamo seduti sulle gradinate del Palaeur. Ad un certo punto Chiara disse: “Papà ho fame” e papà Ruggero rispose: “Non posso ora andarti a prendere il mangiare perché non so più dov’è il mio zaino”. All’istante una persona sconosciuta, seduta dietro di noi offrì a Chiara un panino ed una bibita. Ruggero rimase molto impressionato da questo gesto e volle approfondire la spiritualità del Movimento.

Da quell’evento ho continuato a frequentare quella famiglia. Come Chiara è entrata nelle Gen, anche Ruggero e Maria Teresa entrarono a far parte del Movimento dei Focolari e per anni con Maria Teresa facemmo parte dello stesso gruppo». Adelina, la maestra straordinaria di Sassello, innamorata dell’Ideale dell’unità, fedele alla “sua Città Nuova”, di abbonamenti ne faceva una cinquantina l’anno. Delicata, minuta, ha distribuito per decenni la Parola di Vita, ha raccontato e soprattutto vissuto la vita straordinaria del vangelo. Non si è risparmiata, ma a tutti sempre ha raccontato la sua straordinaria scoperta avvenuta lassù tra le Dolomiti di Primiero, e ha donato la sua esperienza, ricca di rapporti con Dio e con le persone. Rapporti che conquistavano sempre e non lasciavano mai indifferenti. Tanto che il suo funerale, nella chiesa di Sassello, gremita di persone arrivate dai quattro angoli della Liguria, il parroco l’ha ringraziata perché – indicando la navata laterale dove è venerata Chiara Luce – ha detto: «E’ grazie ad Adelina se Chiara Luce è beata e presto sarà santa». E ognuno di noi può dire il proprio grazie ad Adelina, per la sua fedeltà al vangelo, per la sua testimonianza, per il bene che ha voluto a quanti l’hanno incontrata.

Silvano Gianti

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Una risposta a “ADELINA, TESTIMONE DEL SASSELLO”

  1. Un ringraziamento speciale per il modo con cui si scrive.
    La sostanza delle esperienze sia di Adelina che di Donato — Enzo Marazzi – queste due esperienze mi hanno fatto fare un tuffo nell’Opera di Dio e ringraziarLo per tutto il bene ricevuto.
    Anche io sono stato attore con loro e questo grazie al carisma dell’Unità.
    Come fare oggi………. lo sa solo Iddio.
    Voglio mettercela tutta secondo le mie possibilità.
    Il deserto fiorirà
    Riccardo

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