ATTUALITA’ POLITICA: POPULISIMO E POPOLARISMO

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Eccoci dunque all’attualità politica, come richiesto da qualcuno. E partiamo dal populismo. Rispondendo a una domanda sull’argomento mesi addietro Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno confermato di essere populisti, aggiungendo che il fatto li rende “ben contenti”. Ma cos’è il “populismo”?

Ne ho già parlato in precedenza, ma converrà ripeterlo. Con l’avvertenza che esigenze diverse (di spazio e di …pazienza per chi legge!) costringono alla sintesi.

Per la Storia, il populismo è un movimento politico sorto in Russia nella seconda metà dell’Ottocento.

Per la Sociologia contemporanea il populismo (cito Guy Hermet) “è una relazione diretta tra le masse e un uomo politico, che porta a quest’ultimo sia le fedeltà delle prime sia il loro sostegno nella sua ricerca del potere, e questo in funzione della capacità carismatica del politico stesso di mobilitare la speranza e la fiducia delle masse nella rapida realizzazione delle loro aspettative sociali nel caso in cui egli acquisti un potere sufficiente”.

La teoria distingue ancora fra un “populismo di sinistra” (di stampo socialista) e un “populismo di destra” (di stampo autoritario).

Ma in pratica, da quanto vediamo in Italia, come “si comporta” il populismo? Salvini e Di Maio si atteggiano a difensori e rappresentanti di un popolo a loro dire angariato da gruppi di potere e da altri “nemici” che hanno attentato ai diritti, ai valori, ai beni, all’identità e alla possibilità stessa di esprimersi quale “popolo sovrano”. Rivendicano quindi un’ accezione del termine in senso positivo.

Per contro, lo sappiamo, l’Opposizione e chiaramente il PD imputa loro un atteggiamento demagogico, che avrebbe come unico scopo quello di accattivarsi il favore della gente.

In ogni caso, non c’è dubbio che il clamoroso risultato delle ultime elezioni politiche sia in gran parte dovuto (come in altre parti d’Europa) alla sfiducia generalizzata nel potere politico tradizionale.

E’ curioso rilevare che anche Papa Francesco, parlando ai giovani il 6 ottobre, ha affermato che l’accoglienza è oggi messa a rischio dai “populismi”, che spingono a “chiudere le mani” invece che ad aprirle!

E, visto che ho citato il Papa, è appena il caso di ricordare che il pensiero sociale cristiano è per la democrazia sostanziale (enciclica Centesimus annus, n. 46) e che questa, lungi dal realizzarsi nel rapporto diretto fra il popolo e l’eletto, comporta tra l’altro la presenza, nell’organizzazione politica, di organismi intermedi e quella di strumenti per la partecipazione popolare.

E, allora, come andrà a finire in Italia? Cosa ci aspetta nel più o meno prossimo futuro? In proposito ho trovato molto interessante quanto sostiene il direttore di “Civiltà Cattolica” nel numero di giugno-luglio 2017 (articolo sui “Populismi”). I populismi e in particolare i neo-pupulismi, scrive, “rimangono dentro le democrazie, svuotandole di significato, come i parassiti in un organismo. Tuttavia la strada da percorrere è quella del dialogo inclusivo. La democrazia o è inclusiva o non è; se non considera tutti uguali e liberi nega se stessa. La storia del dopoguerra ci insegna che forze populiste e antisistema si sono gradualmente democratizzate attraverso un confronto dialettico maturo con le altre forze politiche”.

Ma c’è un’altra speranza, aggiungo io. E discende dal fatto che, nel 2019, si ricorderanno e si celebreranno in Italia e in Europa i 100 anni della nascita del Partito Popolare (18 gennaio) e il 60° anniversario della morte del suo fondatore, don Luigi Sturzo (8 agosto). E ricordare Luigi Sturzo significherà ricordare il popolarismo, come a dire la dottrina politica da lui introdotta nel pensiero e nella prassi. Avremo forse modo di ritornare sull’argomento, che oggettivamente lo merita. Qui basti riportare alcune parole di Sturzo che ne mettevano in luce le caratteristiche salienti. Si trattava, disse in sostanza il Sacerdote di Caltagirone, di un movimento (e poi di un partito) dal contenuto necessariamente democratico-sociale, ispirato ai principi cristiani. E a Firenze, tre anni dopo la fondazione del partito, rilevò che la nuova formazione politica “ha polarizzato forze nuove, ha riorganizzato antichi elementi, ha conquistato spiriti liberi nel campo della cultura, larghe masse nel campo economico, posizioni politiche di prim’ordine”.

Nella sua bella prefazione a un volume su Sturzo (L. Castoldi, Luigi Sturzo, Giornalisti Riuniti, 1999), Mino Martinazzoli sostiene che il popolarismo sturziano non si traduce nell’ “equivalente cristiano” di un partito di classe, ma in un’equazione originale “che connette il valore della libertà a quello della giustizia”.

E il quotidiano “La Stampa”, nell’edizione del 29 ottobre 2017, ospita stralci di una recente tesi di laurea secondo cui il popolarismo di Sturzo può diventare un “antidoto” al galoppante populismo.

Staremo a vedere…non senza concludere che – com’è stato ricordato dal giornalista Gianfranco Marcelli – il popolarismo è anche uno dei principali e più fecondi “ideali fondativi” dell’unità europea.

Paolo Venzano

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Una risposta a “ATTUALITA’ POLITICA: POPULISIMO E POPOLARISMO”

  1. Grazie Paolo per questo articolo come sempre molto ricco di spunti. Una piccola considerazione che la lettura mi ha suscitato.
    L’aspetto che personalmente trovo più preoccupante del populismo è il rifiuto della cultura e della scienza, viste come strumenti in mano alle elite, usate per scopi contrastanti i bisogni del popolo (altro elemento che distingue il populismo dal popolarismo, mi sembra di capire). Da qui il comparire di retoriche antiscientifiche (movimento no-vax), razziste (le ondate migratorie descritte come “invasioni”) etc. che hanno molta presa su una base elettorale maggiormente disposta a fidarsi del proprio intuito piuttosto che delle considerazioni proposte da chiunque le sia stato indicato come un “nemico del popolo” , identificato – altrenativamente – come “potere forte” o “quello di prima”.
    I danni iniziano a vedersi: un generale “incattivimento” sociale, per esempio.

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