Molto volentieri riceviamo e pubblichiamo questo prezioso ed attualissimo contributo di Daniela Baudino, torinese esperta di Comunicazione.
Chiunque frequenti un po’ i Social Network (Facebook ed Instagram in particolare ) avrà notato la grossa quantità di foto di bambini presenti su di esse, spesso pubblicate dagli stessi genitori o addirittura mandate ai cosidetti “hub”, pagine tematiche che ricevono e ripubblicano foto su un determinato tema. E’ una pratica corretta? Non lo è? Ci sono dei rischi?
Due sono gli aspetti: il primo è quello relativo a foto acquisite da soggetti terzi in momenti “pubblici”. In questo caso il GDPR, l’ultima normativa in fatto di privacy, esplicita la necessità, prima di fare, utilizzare, pubblicare qualsiasi foto o video, di raccogliere attraverso una liberatoria il consenso dei genitori, illustrando in termini di trasparenza, legittimità e proporzionalità l’uso che verrà fatto delle immagini acquisite.
Se invece guardiamo l’aspetto delle foto dei minori da un punto di vista di ciò che riguarda quello che pubblicano i genitori dei loro figli, il quadro normativo in Italia è molto nebuloso e confuso.
Il primo riferimento è infatti all’articolo 96 della legge sul diritto d’autore, che prevede che il ritratto di una persona non possa essere esposto senza il suo consenso, salvo eccezioni. Questo, aprendo una parentesi, vuol anche dire che in linea del tutto teorica nessuno di noi potrebbe postare su un social network una foto d’altri, presente o non presente su quel social network, senza avergli chiesto il permesso a farlo.
Per quello che riguarda i minori si aggiunge poi quanto un’ulteriore tutela, che viene data ai minori dall’articolo 16 della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo del 1989.
“Non possa essere esposto senza il suo consenso”: già, ma il consenso di chi?
Nell’ordinamento italiano i minori sono considerati incapaci di intendere e di volere, e vedono quindi espressa la loro volontà dai genitori, che per esporre pubblicamente l’immagine del figlio devono raggiungere il consenso unanime, pena la possibilità per l’altro coniuge di ricorrere al giudice.
A questo però si contrappone il Codice Civile (Artt. 147 e 357), che indica l’esistenza di un dovere di tutela e di educazione dei genitori nei confronti dei figli.
Come se poi i se e i ma non fossero già abbastanza, la sentenza 37596 del 2014 della Cassazione definisce i social media come luoghi aperti al pubblico, e quindi potenzialmente pregiudizievoli per i minori, che potrebbero essere taggati o avvicinati da malintenzionati. A questo si aggiunge una recente sentenza del Tribunale di Roma che ha visto una madre condannata ad un risarcimento al figlio 16enne che, stanco di essere utilizzato come oggetto di contesa tra due genitori separati, aveva richiesto l’intervento del giudice, chiedendo la cancellazione di tutte le sue fotografie pubblicate su Internet.
In Francia ad esempio la regolamentazione è più netta e chiara, e prevede multe fino a 45 mila euro per chi pubblica foto non autorizzate dei bambini in luoghi privati.
In Italia invece, dove la legge non si è ancora espressa sull’argomento lasciando una ragnatela interpretativa molto intricata e confusa, si lascia praticamente tutto al buonsenso.
Per questo diventa importante conoscere per lo meno i rischi derivanti dalla pubblicazione delle foto dei minori.
Quali sono i rischi?
Pochi sanno che al di sotto di Internet c’è un sottobosco, il Dark Web, dove prolifera un mercato nero sotterraneo in cui si può acquistare (illegalmente ed in modo anonimo) di tutto: armi, documenti falsi, droga … e dove possono finire gli scatti che con tanto amore e orgoglio mostriamo ai nostri amici sui social network trasformati in materiale pedopornografico. La polizia australiana, passando in rassegna milioni di scatti pedopornografici sequestrati, ha riscontrato che le immagini, nel 50% dei casi, immortalavano bambini intenti a svolgere normalissime attività quotidiane come nuotare, fare sport, giocare al parco, probabilmente rubate da Facebook o, in misura minore, da Instagram e poi manipolate digitalmente.
Oltre che per evitare che finiscano in questo pericoloso sottobosco, evitare di postare le foto dei propri figli è una buona prassi anche per altri due motivi:
- perché postando loro foto stiamo costruendo l’identità digitale (che sempre di più viene valutata nella selezione per posti lavorativi) dei nostri figli senza il loro permesso
- perché gli algoritmi dei social network stanno affinando il riconoscimento facciale per migliorare la nostra profilazione. Difficile prevedere quali potrebbero essere le implicazioni dall’evoluzione di queste funzionalità
Esiste poi comunque sempre una via di mezzo per proteggere i propri figli e per non abdicare al nostro orgoglio di genitori: ecco qualche consiglio che può tornare utile:
- non postare foto che contengono primi piani ma pubblicare solo foto che contengono alcuni dettagli, foto che ritraggono di schiena oppure foto prese da davanti ma utilizzando degli elementi grafici che coprano il volto del minore
- mai indicare luoghi e geolocalizzare
- non postare foto di bambini nudi
- non citare il nome per esteso, ma utilizzare le iniziali oppure uno pseudonimo
- quando postate una foto provate a pensare: se domani succedesse una tragedia e questa foto finisse su tutti i giornali e siti internet?
- non postare foto dei figli con espressioni arrabbiate, mentre piangono o fanno i capricci: potrebbero finire come base per i “meme” che spopolano sul web
- se riteniamo siano in grado di darci un giudizio, chiediamo il permesso di pubblicare le foto direttamente ai nostri figli coinvolti, spiegando dove questa foto finirà e chi potrà vederla
Di Daniela Baudino (Torino)
Interessante ed attualissimo articolo. Constato che tanti genitori, soprattutto mamme, postano tranquillamente foto dei propri bambini sia su Facebook che instagram ma anche WhatsApp. Cosa per me strana e incomprensibile visti i rischi che questo articolo ci spiega.
Insomma, questa mania collettiva di mettere la propria vita privata in Piazza (virtuale) che i Social stanno alimentando è quasi preoccupante (cosa ho mangiato, dove sono stato, cosa ho fatto …..).
Ma, almeno i bambini (ai quali non penso interessino molto i facili Like Social), cerchiamo di lasciarli crescere e vivere in pace e con rapporti amorevoli….reali e non ….virtuali…
Oscar
Anche perché, non sono entrata in tema nell’articolo che era più focalizzato sull’aspetto “normativo”, fondamentalmente la condivisione compulsiva di foto dei propri figli risponde ad un desiderio di “apprezzamento”, di ricerca di gratificazione, di approvazione sociale (facilmente ottenibile, perché un like o un cuoricino su una foto di un bambino non si nega a nessuno) del genitore.
E’, come dire, un segnale di allarme di un qualcosa che “non va” – parliamo ovviamente dei casi dove questa pratica è abusata, non certo dove si posta di tanto in tanto 😉