DANIEL e i miracoli della Fraternità

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L’ incontro con Daniel

Mi chiamo Veronica ed ho 25 anni. Il 23 marzo 2013 mi sono laureata infermiera e il 6 agosto sono partita per fare un’esperienza “diversa” proprio come dice papa Francesco “alle periferie”. Conoscendo Carlo Montaguti (1) ho chiesto se potevo andare a Man, in Costa D’ Avorio. Così sono partita per 3 mesi che poi sono diventati 6  poi 10 e infine 12. Così sono ritornata in Italia il 6 agosto 2014.

A Man ho cosciuto Daniel, un bambino affetto da Tetralogia di Fallop e insieme alla ragazza di Pisa che è stata un periodo a Man con me, ci siamo proposte di fare qualcosa per questo bambino. Lei si è interessata con amici e ha trovato la disponibilità all’ “Ospedale del cuore” di Massa per l’intervento gratuito per Daniel.Daniel1

Noi qui ci siamo attivati subito per raccogliere i soldi per il viaggio e i documenti. Il 19 settembre 2014, con l’aiuto di un gruppo di amici della parrocchia e della comunità del Movimento dei Focolari abbiamo fatto una apericena qui a Graveglia (del comune di Carasco) sul piazzale della chiesa. Dalle 17 fino alle 23 saranno passate circa 500 persone e  abbiamo raccolto 5000 euro.

Abbiamo mandato i primi soldi per far sì che si potessero cominciare a fare i biglietti e i documenti per Daniel e il papà Mathieu. Sono arrivati in Italia il 29 dicembre 2014.

 (1) Carlo Montaguti, medico, direttore del CMSF (Centro Medico  Sociale Focolari) della cittadella di Man in Costa D’ Avorio Africa.


12 Gennaio 2015

“Chi accoglie anche uno solo di questi piccoli”

L’ esperienza della famiglia Podestà nell’accoglienza di Daniel e suo padre Mathieu.

Daniel4“Venne fra i suoi e non l’hanno accolto…..”  Non c’era posto per loro nell’albergo……”  Chi accoglie anche uno solo di questi piccoli…….”

Ecco le parole che ci risuonano dentro. Ecco ciò che abbiamo rischiato come famiglia. Quando abbiamo capito che Daniel e il papà Mathieu arrivavano  il 29 dicembre in Italia, ci siamo subito dati da fare per capire dove ospitarli. Abbiamo chiesto aiuto agli amici e si sono trovate subito diverse soluzioni.

Veronica una sera parlando della cultura africana e della loro ospitalità abbiamo capito che la cosa migliore per loro era ospitarli in famiglia. Tutti pensavamo la stessa cosa ma nessuno aveva il coraggio di dirlo.  Gesù aveva bussato alla porta di casa nostra ma non eravamo stati capaci di riconoscerlo. Cosi abbiamo cercato di rendere accogliente per loro la tavernetta e li abbiamo attesi e ospitati con gioia.

Abbiamo capito che non dovevamo pensare che poi loro si sarebbero adattati a noi. Accoglierli per noi voleva dire  farli sentire a casa e adattarci noi a loro. Così ci siamo abituati ai ritmi africani. Ci siamo anche ritrovati a pranzare alle 15 del pomeriggio quasi tutti i giorni.

Questi 10 giorni sono volati. Ci sono stati momenti di fatica fisica ma la gioia era tanta che non ci ha pesato. Bellissimi sono stati i momenti di preghiera che Mathieu ci ha fatto fare. Molto commovente la preghiera alle 6 del mattino prima della partenza per Massa per l’ intervento. Ci ha fatti prendere tutti per mano con Daniel al centro e abbiamo chiesto la guarigione completa per Daniel e la forza per Mathieu suo padre.

Molto belle sono state le visite delle persone che sono passate a trovarli. Tutti andavano via commossi.

Un pomeriggio ha suonato al campanello la squadra dei bimbi del Carasco che si allena nel campetto davanti a casa nostra, hanno portato un pallone a Daniel autografato da loro stessi. E’ stato bello e tutti eravamo senza parole e Daniel felicissimo, tanto che ha giocato tutto il pomeriggio con la palla.

Questa esperienza è stata di aiuto anche a noi, ci siamo ritrovati a riallacciare rapporti con persone inaspettate che si sono date da fare per trovare loro dei vestiti e per non far sentire ne loro ne noi soli. Si è instaurato un bel rapporto anche con Mathieu, gli abbiamo comprato ciò che pensavamo gli fosse necessario, per esempio il telefono perché il suo non funzionava e non riusciva a sentire la moglie e i parenti. Quando glielo abbiamo dato era commosso e senza parole, e ripeteva a tutti quanti ‘grazie’. ‘Grazie’ lo diceva anche Daniel ogni volta che dopo un pasto si alzava da tavola e ringraziava ognuno di noi. Era un gesto semplice, ma importante.Podestà

Siccome il papà in Africa non è abituato a stare tutto il giorno in casa avevamo deciso di uscire nelle ore più calde in modo da potergli fare vedere qualcosa. Mathieu era felicissimo, filmava ogni cosa che vedeva, chiedeva informazioni che poi ripeteva nel video in modo da non dimenticarsi niente.

Daniel bisognava stare attenti a non farlo stancare troppo, ma pur essendo lui quello ‘malato’ era proprio colui che ci  dava la forza ogni volta che rideva, che si stupiva per ciò che vedeva o che semplicemente ci  chiamava per sapere qualcosa, e pur non capendo noi spesso il francese e loro l’italiano ci si veniva sempre incontro. Si parlava a gesti o le frasi erano composte da due parole in francese, altre in spagnolo in italiano. Sono persone semplici, ma danno tanto, e ora che sono a Massa la casa è vuota.  Preghiamo e offriamo ogni attimo della nostra giornata

 Di Sergio, Adriana, Gabriele, Veronica, Martina


Leggi anche il “DIARIO di un difficile intervento al cuore”


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