Nel novembre del 2003 il senatore Oscar Luigi Scalfaro, già presidente della Repubblica, aveva accettato l’invito a parlare di Alcide De Gasperi presso l’Opera Madonnina del Grappa, a Sestri Levante.
Aveva iniziato il suo discorso dicendo che, per quanto gli era possibile, egli coglieva sempre ogni occasione per parlare di De Gasperi, per ricordare e sottolineare il grande valore politico e morale di “un uomo vero e di un vero cristiano”.
In un momento – qual è l’attuale – in cui l’arroganza, la presunzione, ecc. ecc. imperversano nella politica italiana mi è parso utile riportare qualcosa di quel discorso (che, in sala e “a tavola”, era stato naturalmente registrato). Ne riporto dunque i punti salienti per chi fosse interessato.
Scalfaro aveva anzitutto rammentato che Alcide De Gasperi (nato a Pieve Tesino in provincia di Trento il 3 aprile 1881 e morto a Sella di Valsugana il 19 agosto 1954) proveniva da una famiglia dove i valori cristiani erano davvero vissuti e comunicati dai genitori. Aveva poi iniziato la sua carriera politica al Parlamento di Vienna, in rappresentanza della minoranza italiana.
A questo punto Scalfaro ha fatto un richiamo di carattere storico che penso sia il caso di riportare testualmente: a Roma, dopo la prima guerra mondiale, nacque il Partito Popolare, nel gennaio 1919. Il fascismo è arrivato al potere nel 1922 e a questo proposito desidero ricordare un fatto: il fascismo è andato al potere nel rispetto della Costituzione dell’epoca. Badate: lo ricordo non solo per amore di cronaca, ma anche come ammonimento per il futuro!
Il rifiuto di De Gasperi quale esponente del Partito Popolare di fronte al fascismo fu assoluto, tant’è vero che fu messo in carcere.
Scalfaro aveva conosciuto De Gasperi nell’immediato dopoguerra, in occasione dell’Assemblea Costituente. E aveva subito compreso che De Gasperi poneva al centro del suo pensiero politico la persona umana, la sua libertà e la democrazia. E che in funzione di essi operava in politica interna.
Ma De Gasperi guardava anche al mondo. E, nel presupposto che l’America era un Paese dove nonostante tutto libertà e democrazia erano rispettate, aveva indirizzato il governo ad aderire al Patto Atlantico.
Tale impostazione politica venne chiamata “centrismo degasperiano”.
Ma attenzione: corrisponde al vero che De Gasperi affermava anche che la sua Democrazia Cristiana “era un partito di centro che guardava a sinistra”. Ma “guardava a sinistra” in quanto, come per la libertà, i problemi sociali per un cristiano sono prioritari.
Per quanto in particolare riguarda l’Europa, Scalfaro ha riferito di una convinzione che veniva spesso riaffermata da De Gasperi, e cioè che solo un’Europa politicamente unita poteva dire un forte e perenne “no” alla guerra.
Anche in campo “interno”, ha osservato Scalfaro, occorre ammettere che la politica degasperiana, oltre ai molteplici interventi per ricostruire il Paese, aveva garantito all’Italia quarant’anni di pace.
Ma è forse “a tavola”, durante il pranzo, che Scalfaro – parlando con maggiore libertà –
aveva rivelato il “segreto” di De Gasperi e cioè la sua anima profondamente cristiana.
“Io lo vidi per la prima volta quando ci fu la Messa il giorno dell’apertura dell’Assemblea Costituente (di cui io, magistrato ventisettenne, facevo parte). E mi colpì, in quella laicissima sede, vedere il presidente del Consiglio in ginocchio, con un suo libriccino davanti (era il Vangelo). Mi feci coraggio e, dopo la Messa, gli espressi il mio compiacimento, non disgiunto però da un certo stupore. Ma De Gasperi chiese il mio nome e con un dolce sorriso mi disse: è da qui, caro Scalfaro, è da questo piccolo libro che dobbiamo far uscire ogni ispirazione, anche politica!”.
Parlando della ratifica in Parlamento del Trattato di Pace, per cui tanto De Gasperi si era impegnato in difesa dell’Italia, Scalfaro ricorda che molti anche nella DC erano contrari, per cui sulla carta De Gasperi non aveva la maggioranza. Ma a lui dell’esito del voto non importava proprio nulla. L’importante era aver seguito, anche nelle trattative, la voce della sua coscienza. Si capiva benissimo. De Gasperi entrò dunque in aula, parlò come sempre con la testa e con il cuore e vinse con 80 voti di maggioranza!
La verità, la verità… Su di essa secondo De Gasperi non poteva discutersi. E pensare, commenta Scalfaro, che in politica c’è qualcuno che giustifica il fatto di non dirla in talune circostanze, magari scomodando il Cristianesimo! Un solo, semplice esempio. Una volta, ricorda, il ministro Ezio Vanoni era stato interrogato in Parlamento sull’ingente liquidazione ricevuta dalla Banca Commerciale, di cui era stato amministratore. Sul momento Vanoni era imbarazzato a rispondere, ma io (che come sottosegretario sedevo dietro di loro) sentii che a De Gasperi disse sottovoce che quei soldi li aveva dati tutti in beneficenza. E De Gasperi a lui: “E tu dì’ la verità. Ti vergogni?”.
In una lettera che De Gasperi scrisse a Scalfaro il 6 agosto del ’54, due settimane prima di morire, è scritta questa frase che Scalfaro ricordava come un prezioso lascito politico-morale: “Vedi, Oscar: quello che ci dobbiamo soprattutto trasmettere l’un l’altro è il senso del servizio al prossimo come ce lo ha ordinato il Signore, tradotto e attuato nelle forme più larghe della solidarietà umana”.
“Un giorno, ha detto ancora Scalfaro (chiaramente più interessato a riferire queste cose che… ad usare coltello e forchetta!) De Gasperi mi ha confidato una cosa splendida. In una delle nostre chiacchierate mi disse (e qui legge un foglietto conservato, penso, gelosamente): senti, Oscar, quando io sono alla Messa e vado a fare la Comunione e poi torno al banco, allora mi vengono in mente i sindacati, le battaglie fra i comunisti e il mondo cattolico, il Patto Atlantico e i problemi internazionali, la questione della fame nel mondo…In mezzo a questi pensieri me ne viene uno: ecco, il demonio non vuole che io faccia bene il Ringraziamento! Poi si fermò e concluse: “Però, Oscar, stai tranquillo. Questo pensiero io lo scaccio e riconduco “tutto” alla Comunione con Gesù!”.
“Questo era l’uomo – conclude Scalfaro – che aveva saputo dar vita a una strategia politica che ancora oggi ha un valore inestimabile. E che è stato nel contempo una luminosa testimonianza di vita. Speriamo che essa abbia il seguito più conveniente!”.
C’è davvero da augurarselo!
di Paolo Venzano
Grazie, paolo!
Come al solito i tuoi articoli sono ricchi di Cultura Politica (entrambe maiuscole).
Roberto