LEGGE 194, HA 40 ANNI… E LI DIMOSTRA…

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… perché, per la scienza, quarant’anni  sono davvero tanti. E in effetti  quando, il 22 maggio del 1978, venne varata la legge 194 sulla legalizzazione dell’aborto  la vita prenatale era quasi sconosciuta.  Oggi invece si può agire su problemi e cause, con impensabili effetti positivi. Scrivo queste note all’insegna dell’ottimismo o, se volete, all’insegna della speranza…

Per contro, in occasione dell’anniversario della stessa legge 194, c’è stato chi sui media di vario genere si è come sempre stracciato le vesti e ha lanciato anatemi contro “l’omicidio autorizzato dallo Stato”.

Ma procediamo con ordine.

Non c’è dubbio che quella occidentale è una società prevalentemente abortista. L’ultimo esempio ci è venuto dall’Irlanda. E se in Italia l’andamento annuale degli aborti legali sembra in fase decrescente (dai circa 190 mila del 1979 ai circa 85 mila del 2016, ultimo dato disponibile, con un totale oggettivamente spaventoso, per questi 40 anni, di quasi 6 milioni di aborti), ciò è dovuto soprattutto all’enorme incremento nelle vendite della cosiddetta “pillola del giorno dopo”, che è potenzialmente abortiva. Si tratta quindi di un calo presumibilmente inattendibile.

Che fare allora in una situazione del genere per tutelare maggiormente la vita nascente?

Premesso che dall’entrata in vigore della legge ad oggi i numerosi Centri di Aiuto alla Vita italiani hanno nel complesso sostenuto la nascita di circa 200 mila bambini, per rispondere alla domanda io distinguerei gli interventi a breve, quelli cioè possibili subito, dalla situazione in prospettiva, quella alla quale sopra mi riferivo parlando di “speranza”.

Nel primo caso, come i pro life richiedono da anni, occorrerebbe ottenere maggiori aiuti pubblici di varia natura a favore della natalità e della famiglia. Ricordiamo che una siffatta politica familiare nel  recente passato ha anche permesso nella vicina Francia un incremento delle nascite, fatto di cui non avrebbe certo minore bisogno l’Italia! Una maggiore sensibilità governativa  potrebbe poi portare a una più corretta applicazione della legge in parola (che, non va dimenticato, è anzitutto una legge “per la tutela sociale della maternità”). In particolare una riforma dei Consultori familiari, previsti dall’art. 2, dovrebbe restituirli alla loro funzione originaria, che è quella di evitare l’aborto. Ma la “sensibilità governativa”  è anche un riflesso della sensibilità dei cittadini. E quindi dei cristiani. Questi sono attualmente molto impegnati nel campo sociale. Devono anche “saltare” nel campo politico. Come ha detto il Card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, nella recente Assemblea generale dei vescovi italiani, l’impegno in politica è uno dei doveri più nobili”.

E veniamo alla prospettiva, all’ottimismo. Chissà che un futuro non lontano , dicevo in altri termini all’inizio, non ci regali un’Italia senza aborti… Oggi sappiamo che esiste una relazione fortissima tra madre e figlio fin dal concepimento, sappiamo che il concepito (quasi a dimostrare da subito la sua gratitudine d’essere stato chiamato alla vita: è commovente!) “manda” alla madre delle cellule staminali terapeutiche, sappiamo che è possibile eseguire interventi  chirurgici sul feto (fornendogli anche anestesia) senza estrarlo dall’utero, sappiamo come prevenire molte malattie del feto stesso (ad esempio, che la somministrazione di antiossidanti riduce il deficit cognitivo nella sindrome di Down), ecc. ecc. Di fronte a queste notizie non è raro che medici già abortisti dichiarino la propria indisponibilità a proseguire nelle interruzioni di gravidanza. E questa maggiore consapevolezza è anche la ragione per cui sono così aumentati i ginecologi obiettori di coscienza.

Del resto, basta pensarci un po’ e comprendiamo tutti che il rispetto dell’essere umano dal concepimento alla fine naturale è l’abc dell’esistenza.

Ma l’uomo è fragile. Chiediamo dunque luce e forza a nostro Padre, che è il Dio della Vita!.

Paolo Venzano

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