Nello scorso mese di marzo la rivista “Città Nuova” online ha pubblicato le interviste a Luigino Bruni e al vaticanista Luigi Accattoli sui “limiti” che, a giudizio degli intervistati, sarebbero di ostacolo alla crescita e all’ ulteriore espansione della spiritualità di Chiara Lubich. Le interviste si devono, rispettivamente, ad Aurora Nicosia e ad Aurelio Molè.
Avendo personalmente riflettuto sugli scritti medesimi e ritenendoli di grande importanza, nelle righe che seguono ne riporto una sintesi, nell’auspicio che favoriscano un dialogo di vitale importanza per ciascuno di noi.
In premessa, rispondendo alla domanda di Aurora Nicosia su un’eventuale crisi del Movimento dei Focolari, Luigino Bruni chiarisce che la crisi è la condizione normale dei movimenti e delle realtà ideali collettive perché, essendo in continua evoluzione, la “veste” di ieri diventa presto stretta con la crescita. Un’immagine efficace della crisi, dice Bruni, è il seme che nella terra vuole diventare pianticella: forza il suolo, lo crepa, spinge. Ma è solo un segnale che il seme è ancora vivo e cresce…
Fondamentale la seconda domanda: riguarda il “da farsi” perché la crisi diventi possibilmente un’opportunità di crescita. La risposta è che anche i Focolari, come altre grandi realtà ideali, sono stati fondati e hanno vissuto di un patrimonio di racconti, storie, canti…e cioè di un patrimonio di carattere narrativo. Ma oggi ci sarebbe bisogno di aggiornare quel primo capitale narrativo. Sarebbe cioè necessario, secondo Bruni, ripartire dalle prime storie fondative e tentare di aggiungerne di nuove, e raccontare un po’ diversamente le stesse storie. Bruni afferma che un compito del genere dovrebbe essere svolto soprattutto da giovani preparati, da artisti e da intellettuali. Ma avverte che in operazioni del genere i “rischi” sono molti: si può sbagliare a scegliere quali parti delle prime storie salvare come “nucleo portante del carisma”, ovvero scrivere nella sostanza un’altra storia, più moderna e accattivante, che però non ha nulla a che fare con il Dna del carisma originario. Infine, dice, si può ridurre il carisma a pratiche semplici e popolari (cene, gite, incontri di auto-aiuto) che hanno sempre un certo successo perché rispondono ai bisogni primari della socialità, ma che riducono di molto l’originalità e la novità del carisma. Tutti capiscono, ma capiscono “altro”. Per evitare questo errore, continua l’intervistato, bisognerebbe monitorare che cosa accade, ad esempio, nell’auto-gestione delle comunità locali oggi che i focolarini “consacrati” sono pochi e delegano la gestione concreta delle comunità. E capire se si sta tornando ad assomigliare troppo a gruppi parrocchiali, di preghiera o di assistenza, e sempre meno alle comunità profetiche dei primi tempi”.
E’ un “monitoraggio” al quale nessuno di noi dovrebbe sottrarsi…
Di particolare interesse, fra altre, è infine la domanda su quanto di inespresso vi sia (ancora) nel carisma di Chiara. C’è una forte laicità e una grande universalità, risponde Bruni. C’è un immenso potenziale da sviluppare. Il carisma avrebbe la forza di raccontare diversamente e più laicamente la fede, il Cristianesimo, la religione e lo stesso Dio, se avessimo la forza di osare di più ed essere più profetici. Ma, conclude, siamo ancora in tempo per provarci…Può essere utile ricordare, con riferimento a queste asserzioni, che Jèsus Moran ha recentemente dichiarato che nel Movimento dei Focolari ci sono certo delle “criticità”, ma che lui vi vede anche “tanta luce” e che si aspetta “un dilagare dell’Ideale”.
Con queste note di speranza passo alle risposte di Luigi Accattoli, da leggersi – quali sono – come contributo e stimolo di un amico ed estimatore dei Focolari.
Alla domanda sul contributo dato da Chiara Lubich alla Chiesa e all’umanità, Accattoli risponde che tutto è disceso dalla sua incarnazione del carisma mariano. Si tratta, dice il vaticanista, di un fatto di straordinario significato ove si consideri che il protagonismo del carisma mariano è ancora inadeguato nella Chiesa e (udite, udite…) ampiamente misconosciuto nell’ambito gerarchico. Cosa quasi incredibile, dico io.
Rispondendo ad ulteriore quesito, Luigi Accattoli sostiene che la lezione di Chiara non viene adeguatamente compresa perché i suoi “figli”, come già lei stessa, rifuggono dal dibattito, temono il conflitto. Ma, aggiunge, il conflitto fa parte della vita e la pace consiste nel suo superamento riconciliante, non nella sua negazione. L’aver escluso il conflitto, secondo Accattoli, è quindi un “limite” che penalizza l’influenza del Movimento dei Focolari sia all’interno della Chiesa che nella società. Il vaticanista conclude che il pontificato di Papa Bergoglio, che non teme il conflitto, potrebbe perciò costituire una stagione propizia per il superamento di questo limite.
Mi fermo qui. Per ciascuno di noi ce n’è abbastanza per dar lavoro all’anima, alla mente ed infine per rimboccarsi le maniche…dopo aver invocato con fede lo Spirito!
Paolo Venzano
Grazie dei chiarimenti/suggerimenti. Cerco di leggere/meditare la Parola di Vita del mese, così come il Passaparola, se necessario li rileggo durante la giornata. Cerco di indirizzare la mia giornata, nel ” solco ” dell’esperienza del Movimento. Capita a volte di entrare in discussioni ( anche di carattere politico/partitico ), allora non mi impongo, rimango in ascolto ( perche nonostante tutto, l’altro è Gesù ), e poi dico il mio punto di vista, e magari altre persone non condividono ( e comunque non rompere i rapporti ). Frequento la Nuova Parrocchia di s. Anna, dove avevo alcuni incarichi, con il nuovo vice Parroco, alcuni incarichi li ha passati a persone più giovani. A volte non condivido certe scelte, e tuttavia continuo a fare/frequentare la Parrocchia. Con la Pubblica Amministrazione, ho buoni rapporti. Da quando il Sindaco mi ha incaricato ” umarell “, cerco di fargli arrivare dei piccoli consigli dei cittadini. In questo periodo sono iniziati tanti Lavori Pubblici, e tanti si lamentano per il traffico, e si poteva fare così, si poteva fare colà, allora io a spiegare, togliere un pò di quelle attese che non si potranno mai avverare. Circa la ” crisi ” da parte mia? ebbene, io direi che con la ” nascita ” alla Mariapoli Celeste di Chiara, sento che adesso ( come detto sopra ), ho da mettere in pratica tutto il ” patrimonio ” spirituale/di vita, che lei mi ha insegnato, camminare con le proprie gambe, in Unità con i fratelli/Nucleo/Comunità locale. Però in questi ultimi tempi, a motivo di ” equilibri ” familiari, sono stato un pò ” assente ” fisicamente, però con il Passaparola giornaliero, che la nostra Giovanna posta, mi sento in Unità con tutta la Comunità Locale. La Comunità Locale: grande ” invenzione! “. Ancora una cosa, tutte le mattine io e Ginetta andiamo alla s. messa per ricevere Gesù Eucarestia: il ” legante/collante ” ci fà tutti Uno. Pietro (nome nuovo confermato da Chiara, ad una mia richiesta di tanti anni fa)
Grazie Paolo del commento sapienziale che colgo a piene mani, e per grazie, cercherò di praticarlo veramente.
Credo che Acattoli abbia centrato il punto, si è sempre minimizzato e in realtà non amiamo un reale confronto, non si ama il rischio di una possibile “disunita”, questo anche è soprattutto in campo politico, a mio avviso Bruni, almeno per quanto riguarda le comunità della Liguria non ci “prende”, credo che in un certo senso l’ostinazione di tenere tutto è sempre sotto controllo abbia impedito alla crescita e allo sviluppo di un ideale, che forse si è già diffuso inconsapevolmente nella Chiesa e che forse ha raggiunto il suo scopo, forse …
Guarda ho pensato le stesse cose. In Liguria le comunità locali ancora non corrono il rischio di diventare delle altre “parrochie” (alcune, almeno) ma i segni di una certa “stanchezza” iniziamo a sentirsi anche qui, sopratutto per via di un mancato ricambio generazionale. C’è anche da dire che se questo ricambio non c’è stato dipende anche dalle difficoltà di rinnovamento a livello di Opera
grazie per questa interessante sintesi.
sarebbe bello poterne riparlarne insieme