“Per noi cristiani è una priorità andare incontro agli scartati e agli emarginati del nostro mondo. Ai cristiani è chiesto di essere protagonisti della rivoluzione della tenerezza”.
Ha scelto la Svezia per parlare della tenerezza. Anzi di rivoluzione della tenerezza. Bergoglio a Lund in mezzo a discorsi di giustificazione, di richieste di perdono reciproco, di richiesta di nuova comprensione, parla di tenerezza e dice che proprio ai cristiani è richiesta questa qualità.
Sono infinite le definizioni sulla tenerezza: dall’essere un sentimento fatto di apertura ed interesse per l‘altro, dalla tenerezza che si acquista negli anni, la tenerezza di affetti, dal senso di commozione, dolce e profonda, che si prova nei riguardi di altra persona per amore. Tenerezza come capacità di accogliere, comprendere, perdonare. Diremmo, nel nostro dialetto: di andare oltre. Al cristiano il Papa domanda di essere protagonisti della rivoluzione della tenerezza riguardo all’accoglienza dei migranti, dei profughi e ricorda che proprio in Svezia tanti argentini, cileni, uruguayani nel tempo delle dittature militari sono stati accolti in Svezia.
La Svezia ha una lunga tradizione di accoglienza. E non soltanto riceve, ma sa integrare, cercare subito casa, scuola, lavoro… integrare in un popolo. La tenerezza si addice maggiormente alla figura femminile, la maternità è un grande esempio di tenerezza umana. A Lund papa Francesco, nell’incontro ecumenico, aveva accanto una donna che è capo della chiesa luterana. “In Svezia – ha detto il Papa – c’è stata una regina che è rimasta vedova tre volte; e ho detto: ‘Questa donna è forte!” E mi hanno detto: ‘Le donne svedesi sono molto forti, molto brave, e per questo qualche uomo svedese cerca una donna di un’altra nazionalità’. Non so se sia vero!”.
Le donne svedesi sono forti, coraggiose, piene di tenerezza, possono fare tante cose, meglio degli uomini. Ma riguardo alla possibilità di essere ordinate sacerdote Francesco evita e fa un altro “elogio” alle donne. Il papa precisa quello che secondo lui deve essere il ruolo della donna nella chiesa. Nel campo dogmatico nella ecclesiologia cattolica ci sono due dimensioni: la dimensione petrina, che è quella degli apostoli – Pietro e il collegio apostolico, che è la pastorale dei vescovi – e la dimensione mariana, che è la dimensione femminile della Chiesa. “E questo l’ho detto più di una volta. Io mi domando, chi è più importante nella teologia e nella mistica della Chiesa: gli apostoli o Maria, nel giorno di Pentecoste? E’ Maria! Di più: la Chiesa è donna. E’ “la” Chiesa, non è “il” Chiesa. E’ la Chiesa. E la Chiesa sposa Gesù Cristo. E’ un mistero sponsale. E alla luce di questo mistero si capisce il perché di queste due dimensioni: la dimensione petrina, cioè episcopale, e la dimensione mariana, con tutto quello che è la maternità della Chiesa, ma in senso più profondo. Non esiste la Chiesa senza questa dimensione femminile, perché lei stessa è femminile”.
Il papa argentino, anche in questo campo domanda ai credenti di essere “protagonisti della rivoluzione della tenerezza”. E colloca la donna come figura centrale nella chiesa: “la dimensione mariana, con tutto quello che è la maternità della Chiesa, ma in senso più profondo. Non esiste la Chiesa senza questa dimensione femminile, perché lei stessa è femminile”.
Silvano Gianti