LETTERA POSTUMA AD UN AMICO

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Raccontando qualcosa della realtà che si vive nell’ambulatorio di Vico del Duca, dove presto servizio come infermiere, mi è venuto in cuore di scrivere una lettera ad un “Utente” che non vedrò più: non potendo inviargliela per posta, ho pensato di recapitarla al nostro Sito: chissà che da “Lassù” non possa leggerla!…

Caro, carissimo Raoul, quando, qualche giorno prima di Natale, dall’ambulatorio ti abbiamo cercato al telefono per avere tue notizie e per farti gli auguri, siamo rimasti molto addolorati nell’apprendere, da tua sorella, che non ti avremmo più visto: ci avevi lasciati alcuni giorni prima, il cinque dicembre.

Non so esattamente da quanto tempo ti conoscevo, ma certamente fin da quando in ambulatorio c’era Silvano; anche lui, nel sapere la notizia, ha esclamato: “Oh no! Come mi dispiace!”

Probabilmente nella tua patria, il Cile, avevi qualche difficoltà e così – non so neppure perché e quando, sicuramente diversi anni fa – eri arrivato a Genova, restando qui, ospite di un tuo fratello.

Immagino che avevi appreso da qualcuno dell’esistenza dell’ambulatorio di Vico del Duca ed eri venuto per esporci i tuoi problemi di salute: sì, perché tu soffrivi di diabete e la tua pressione arteriosa faceva i capricci, per cui avevi bisogno di medicine e di controlli periodici.

Eri arrivato in punta di piedi, con il tuo italiano stentato che non sei riuscito, neanche col tempo, a migliorare, tanto che a volte faticavo a capire ciò che volevi dire…

Ti sei sempre, e ribadisco sempre, rivolto a noi con una delicatezza incredibile, quasi avessi timore di disturbare, sempre con un sorriso appena abbozzato, con i tuoi occhietti quasi nascosti sotto la visiera del tuo immancabile berretto.

Caro Raoul: troppo facile per noi operatori dell’ambulatorio volerti bene!

Che bello e gratificante era potermi mettere a tua disposizione per quel “ lavoretto” di cui avevi ogni tanto bisogno e che non ti era possibile fare da solo!

Poi un giorno, penso fosse nel 2017, sei venuto perché accusavi un sintomo diverso dai soliti. Il medico di turno aveva subito intuito che si trattava di qualcosa di serio e ti aveva prescritto uno specifico esame diagnostico per vederci chiaro: purtroppo il suo sospetto si era rivelato giusto e la diagnosi ti aveva costretto a ricoverarti in ospedale per l’intervento chirurgico.

Ricordo la tua gioiosa sorpresa quando mi hai visto arrivare dal tuo letto (e come potevo non venire a trovarti?): mi si era allargato il cuore nel vedere che piano, piano ti stavi riprendendo…

Poi avevi dovuto sottoporti alla chemioterapia, con il disagevole andirivieni tra casa e centro oncologico, dove, almeno una volta, ci siamo nuovamente incontrati.

Noi tutti dell’ambulatorio speravamo nella tua guarigione, ma quando ti abbiamo rivisto dimagrito e affaticato, ci siamo resi conto che le cose non andavano bene.

Poi le tue visite si erano diradate, tanto che qualche volta, per avere tue notizie, ti avevamo cercato al telefono, al quale rispondevi con l’inconfondibile voce stridula, senza mai lamentarti seriamente.

Purtroppo alla nostra ultima chiamata non hai più risposto: lo ha fatto tua sorella per dirci che eri “partito” e, aggiungo io, sicuramente partito per il Paradiso, se non altro per la tua squisita bontà.

Non credo ti dimenticheremo: in ambulatorio, proprio davanti alla scrivania, è appesa una foto che ti ritrae assieme ad un giovane africano.

Grazie Raoul, dal profondo del cuore, di essere stato uno dei nostri più cari Amici.

Agostino

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5 Risposte a “LETTERA POSTUMA AD UN AMICO”

  1. Sono rapporti costruiti in terra ma che profumano di Eternità e questa è la loro bellezza! Grazie di avercene fatti partecipi. Mchiara

  2. Grazie, Agostino per questo fioretto a Maria!
    E’ una testimonianza che tocca il cuore e che ci dà davvero la speranza che possiamo cambiare il mondo grazie ai nostri rapporti quotidiani.
    Roberto

  3. Grazie, Ago! E’ un’esperienza molto bella e scritta davvero col cuore (la politica è bella, ma i rapporti umani, e fraterni, ne sono alla base, come dice Roberto). Grazie ancora e un fraterno abbraccio! Paolo V.

  4. Grazie Agostino
    sono queste le esperienze che ci fanno da stimolo per andare avanti nel mondo nonostante acciacchi, stanchezza, routine ..nel volontariato occorre andare avanti insieme e con rete fitta a prescindere dal luogo in cui si opera…è importante vedere sempre il Prossimo in ogni momento..
    un vero abbraccio ,,,gianluigi

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