MARIA MADRE DELLA CHIESA

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Si è celebrata il 21 maggio per la prima volta e si celebrerà ogni anno sempre il lunedì dopo Pentecoste la festa liturgica di “Maria Madre della Chiesa”. La festa è stata istituita con un decreto del 3 marzo 2018 da papa Bergoglio ed è stata inserita nel Calendario liturgico romano la memoria obbligatoria della Beata Vergine Maria madre della Chiesa.

Da sempre si è pregato Maria come la “Madre di Gesù”, il Concilio di Efeso l’ha proclamata “Madre di Dio”. Fu papa Paolo VI, alla chiusura della Terza Sessione del Concilio Vaticano II, che la proclamò «Madre della Chiesa», cioè di tutto il popolo di Dio, e stabilì che, «con tale titolo soavissimo d’ora innanzi la Vergine (venisse) ancor più onorata ed invocata da tutto il popolo cristiano»..

Adesso Papa Francesco ha voluto che fosse istituita e inserita nel Calendario Romano Generale la “Festa della beata Vergine Maria Madre della Chiesa”. Il motivo della scelta del lunedì dopo la Pentecoste per celebrare questa festa è dato dalla presenza di Maria nel Cenacolo con gli apostoli quando Gesù, nell’ultima sua apparizione, effuse lo Spirito Santo, quasi a consacrarla davanti a tutti in questa presenza materna.

Maria quindi Madre della Chiesa, “Vergine dell’ascolto e della contemplazione, madre dell’amore, sposa delle nozze eterne, intercedi per la Chiesa, della quale sei l’icona purissima, perché mai si rinchiuda e mai si fermi nella sua passione per instaurare il Regno” così la prega papa Francesco. La mamma, qualunque mamma, è sempre la presenza dolce accanto ai figli, con il sorriso, con l’incoraggiamento, con la forza e la decisione. Mai una mamma è stata “vendicativa”, ha insegnato l’odio. La mamma accoglie sempre, perdona sempre, perdona tutto. Pensare Maria, la madre di Cristo, la “Madre della Chiesa”, la madre di ciascuno di noi, con queste caratteristiche ancora una volta allarga il cuore, riempie di serenità, di pace.

E ancora una volta ci piace immaginarla Madre, con tutte le caratteristiche della mamma come la immaginava don Tonino Bello. “Anche Maria ha sperimentato la gioia degli incontri, l’attesa delle feste, gli slanci dell’amicizia, l’ebbrezza della danza, le innocenti lusinghe per un complimento, la felicità per un abito nuovo”. Era la maniera in cui Don Tonino parlava ai giovani della Madonna, per avvicinarli a Lei, per rendere Lei più accessibile a loro, e proprio alla Santa Vergine si rivolge quando manifesta in preghiera il suo smisurato desiderio di migliorare il mondo, chiamando il mondo “città”, sottolineando ancora una volta la concretezza di un luogo vero, abitato da giovani e meno giovani, uomini, comunque, in grande difficoltà, cui prestare soccorso.

A Maria, Madre della Chiesa, don Tonino domandava: “Aiutaci a guardare il mondo con simpatia e con l’audacia della fede., Vergine santa che, guidata dallo Spirito, ti mettesti in cammino per raggiungere in fretta una città di Giuda (Lc 1,39), dove abitava Elisabetta, e divenisti così la prima missionaria del Vangelo. Fa’ che, sospinti dallo stesso Spirito, abbiamo anche noi il coraggio di entrare nella città per portarle annunci di liberazione e di speranza, per condividere con essa la fatica quotidiana, nella ricerca del bene comune. Donaci oggi il coraggio di non allontanarci, di non imboscarci dai luoghi dove ferve la mischia, di offrire a tutti il nostro servizio disinteressato e guardare con simpatia questo mondo nel quale nulla vi è di genuinamente umano che non debba trovare eco nel nostro cuore. Aiutaci a guardare con simpatia il mondo, e a volergli bene. Come te, Vergine santa, sacerdote, profeta e re, facci entrare nella città”.

Silvano Gianti

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