“Ricordatevi di guardare le stelle e non i vostri piedi…Per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare e in cui si può riuscire”.
Lo scrisse Stephen Hawking, morto a Cambridge all’alba del 14 marzo scorso, all’età di 76 anni, essendo nato a Oxford l’8 gennaio del 1942. Nato a Oxford e morto a Cambridge (come a dire in due capitali della cultura), nel Regno Unito: sembra quasi che il suo destino fosse segnato dai luoghi di inizio e di termine della sua vita. Figlio di un medico che voleva indirizzarlo alla sua stessa professione, il giovane Stephen seguì invece la sua grande attitudine agli studi di matematica e di fisica. E divenne un grandissimo matematico, fisico, astrofisico e cosmologo, il più grande scienziato contemporaneo nel suo campo. Dotato di un “quoziente di intelligenza” superiore a 160 (analogo cioè a quello di Einstein), Hawking ha approfondito la conoscenza dell’universo e della sua origine (il famoso Big Bang) e in particolare la conoscenza dei “buchi neri”. Era anche conosciuto, a livello scientifico, per la cosidetta “radiazione di Hawking”. Al grande pubblico Hawking era noto per il suo discorso sulle “onde gravitazionali” e più in generale per la sua intensa e variegata attività divulgativa.
Pur immerso nelle sue ricerche e nell’attività didattica (era stato docente universitario di matematica e fisica a Cambridge per 30 anni, dal 1979 al 2009), lo scienziato era tutt’altro che estraneo a quanto accadeva nel mondo al di fuori dell’ambito scientifico. Simpatizzante del Partito laburista, aveva più volte condannato la politica israeliana nei confronti dei Palestinesi della Striscia di Gaza. Nel 2014 aveva anche lanciato un appello perché venisse posto fine alla guerra civile siriana. E l’anno successivo era stato tra i più attivi fautori dell’iniziativa “The global goals”, che mirava e mira al conseguimento di obiettivi quali l’eliminazione della povertà estrema nel mondo e la lotta al cambiamento climatico. Non vanno infine dimenticate le sue ripetute denunce sulla possibilità che l’umanità possa autodistruggersi per il deterioramento dell’ambiente, per una guerra nucleare e magari per la diffusione di virus geneticamente modificati utilizzati come armi biologiche. Pur sostenitore del diritto all’eutanasia e al suicidio assistito, era però impegnato per il riconoscimento e la tutela dei diritti dei disabili di ogni genere. E si potrebbe continuare con argomenti più che interessanti di cui Hawking si stava pure occupando (tipo la creazione di colonie terrestri nello spazio, la probabile esistenza di altre forme di vita intelligente nell’universo, ecc. ecc.).
Nel campo religioso Hawking si era definito “ateo”, pur avendo fatto parte per molti anni della Pontificia accademia delle scienze. Ma un giudizio complessivo sulla sua vita io penso (e spero…) consenta di definirlo più propriamente come “agnostico”. Come si spiegherebbero diversamente affermazioni come questa: “L’ universo è regolato dalle leggi della scienza. Le leggi possono essere state introdotte da Dio…”?
A questo punto possiamo chiederci qual è dunque la “lezione” che Hawking ci ha lasciato.
Se pensiamo che Hawking era un malato di Sla, che fin da giovane era impedito nella parola, nella comunicazione e nello spostamento, che si era costruito un computer che gli dava persino la voce…ebbene comprendiamo che la sua lezione è proprio quella sintetizzata all’inizio da una sua frase famosa. Si tratta certo di una lezione meramente “umana”, ma pur sempre di una lezione. Hawking si era sposato, aveva avuto tre figli e una vita sentimentalmente travagliata, poi fortunatamente finita bene.
In questo giorno dedicato all’operoso Falegname S. Giuseppe, con la mente ancora piena di immagini di quell’altro infaticabile personaggio che fu Padre Pio, “visitato” l’altro ieri dal Papa, e col forte invito di Chiara Lubich a “tirarsi su le maniche”, io credo che quella di Stephen Hawking sia stata davvero una lezione per tutti, da non dimenticare e da imitare. In proposito mi è piaciuta una frase dello scrittore Ferdinando Camon, scritta proprio pensando alla vita e all’opera di Hawking: “Mai un uomo si spinse così lontano da una condizione così imprigionata!”.
19 marzo 2018 Paolo Venzano