Su invito del Presidente della Repubblica, Abd al-Fattah al-Sisi, dei Vescovi della Chiesa Cattolica, di Sua Santità Papa Tawadros II e del Grande Imam della Moschea di Al Azhar, Cheikh Ahmed Mohamed el-Tayyib, papa Francesco sarà in visita apostolica in Egitto dal 28 al 29 aprile. Come anche il Patriarca ecumenico di Costantinopoli su invito del Grande Imam della Moschea di Al Azhar, Cheikh Ahmed Mohamed el-Tayyib.
Una presenza significativa, che accomuna i cristiani e la loro testimonianza di unità come segno per la pace nel mondo, in questo momento difficile, quando soffiano venti di guerra. Il Papa di Roma, e il Patriarca di Costantinopoli saranno così vicini al Papa della Chiesa copta Tawadros, la cui comunità cristiana è stata colpita e ferita a morte dagli attentati dei fondamentalisti. La presenza del Papa e del Patriarca ortodosso, all’incontro nella grande università sunnita, a pochi giorni dagli attentati contro i copti è un segno eloquente di unità e di vicinanza tra i cristiani di diverse confessioni, come pure esprime la volontà di dialogare insieme con quei musulmani che rifiutano la violenza e la giustificazione del terrorismo e delle stragi in nome della religione.
Mons. Antonios Aziz Mina, vescovo emerito di Giza parlando della situazione attuale dei cristiani dice: « Siamo usciti adesso da una situazione difficile. Dopo le due rivoluzioni, cerchiamo di rimetterci in piedi. Abbiamo bisogno che tutto il mondo ci aiuti e ci sostenga e, come cristiani, viviamo un momento molto propizio e buono per la libertà di culto e la libertà di religione. Certamente il terrorismo va combattuto soprattutto con la forza del pensiero, con la cultura e con l’amore, la pace, la convivenza, l’uguaglianza dei diritti per ogni cittadino nella terra dove abita».
Papa Francesco visita un Paese che ha vissuto vicende che hanno fatto soffrire l popolo egiziano, come tutta la zona, non solo l’Egitto, tutta la zona è provata e la presenza dei cristiani è sempre una testimonianza della croce. Una visita, dice Mons. Aziz Mina, anche all’insegna del dialogo con l’Islam che continua e continuerà. «C’è una grande voglia e volontà di proseguire in questo dialogo, perché è proprio una necessità. Non si può vivere in questo mondo senza dialogo, fra tutti i popoli, tutte le Nazioni e soprattutto fra le religioni, perché ogni religione ha i suoi dogmi, ma i credenti di ogni credo possono dialogare, parlare fra loro per trovare una via verso la convivenza, senza badare a quello che ci divide, ma per trovare quello che ci unisce».
Papa Francesco, nei suoi due giorni di viaggio al Cairo, non userà la consueta papamobile scoperta ma viaggerà lungo la città in un’auto chiusa e blindata. È ovvio che in Egitto, dopo gli attentati di domenica alle chiese copte, i livelli di sicurezza previsti per la visita del 28 e 29 aprile siano al più alto livello. I copti ortodossi sono circa il 10% dei 92 milioni d’egiziani, da tempo sono nel mirino dei fondamentalisti islamisti. Quest’anno gli attentati durante la messa della domenica delle Palme nella chiesa di Mar Girgis di Tanta, e nell’altra chiesa copta ad Alessandria che hanno fatto 43 morti e almeno 75 feriti è solo l’apice di una catena di attentati sanguinosi che la minoranza cristiana ha dovuto subire negli ultimi anni. Il primo gennaio 2011 un attentato aveva fatto 23 morti e 79 feriti all’uscita dalla messa di Capodanno ad Alessandria. Il 20 ottobre 2013, al Cairo un attentato alla chiesa della Vergine aveva fatto 4 morti. L’11 dicembre 2016, un attentato suicida contro la chiesa copta di San Pietro e San Paolo aveva fatto altri 29 morti.
Il momento più atteso sarà la visita di papa Francesco all’università di Al Azhar, sorta di «Vaticano» sunnita: «Posso assicurare che non vi sarà alcun problema per la sicurezza. Il Papa sarà grandemente benvenuto nel Paese. Sarà del tutto sicuro», ha detto consigliere per il protocollo del Grande Imam di Al-Azhar, l’ambasciatore Kadri Abdelmottaleb.
Silvano Gianti