UN MESE A MAN

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Nel mese di Ottobre 2015, Veronica Podestà e sua madre Adriana sono state a Man, in Costa D’ Avorio, dove hanno potuto partecipare all’ inaugurazione del 201510-Man-1 nuovo CMS (Centro Medico Sociale) e dare il loro aiuto fattivo….ci raccontano la loro impegnativa ma entusiasmante esperienza….

 (Qui puoi leggere l’ articolo sull’ inaugurazione)

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      Veronica:

Ebbene si come tanti sanno la nostra esperienza in Costa d’Avorio è GIA’ finita.

Un mese è passato in fretta, ma credo che nonostante tutto sia stato vissuto a pieno ritmo, a pieni polmoni e con un grandissimo entusiasmo. Credo anche di essere veramente felice di aver trascorso il mio mese di ferie in questo modo.

 Prima di partire più di una volta mi sono chiesta come sarebbe stato il mio ritorno in questa stupenda terra, ritrovare alcune situazioni, rivedere quel bellissimo contrasto tra il colore rosso 201510-Man-57_resizedella terra e il verde acceso della natura, tante erano le domande e i pensieri, ma poi ho capito che non serviva a niente partire con idee già fissate nella testa non potevo partire con aspettative, così ho cercato di fare il vuoto dentro di me e anche questa volta cercare di accogliere e di vedere tutto con occhi nuovi.

Così il conto alla rovescia è cominciato ed ecco che il giorno della partenza è arrivato, le nostre piccole avventure iniziano da subito, dal taxi all’uscita dell’aeroporto, al pullman per andare a Man, ma è bello riuscire a mettersi subito in gioco e accettare tutto.

Una volta a Man ritrovo la mia famiglia africana, l’accoglienza è forte e unica, a partire dalle e dai focolarini ma anche dalle persone che ho conosciuto, che subito mi hanno riconosciuto e mi hanno dato il benvenuto senza mai farmi mancare il loro calore e come di tradizione “il y a place a la maison” questa frase non può mai mancare.

E’ vero che sono andata per le mie ferie ma cosa serve andare e non fare niente, stare a guardare? Non ha senso. Così ho potuto lavorare e vedere in funzione il nuovo centro medico. Molto più grande e funzionale per i pazienti e per il personale. Bello e accogliente. Tante sono state le esperienze e le situazioni vissute al dispensario ma bello era affrontare le cose sempre tutti insieme.

Sono anche riuscita a rincontrare le ragazze con cui mi vedevo due pomeriggi alla settimana, rivederle e passare insieme a loro qualche ora mi ha riempito il cuore.

Nonostante fosse già aperto da una ventina di giorni, abbiamo vissuto insieme con la mamma, tutta la comunità e all’incirca più di 350 persone anche l’inaugurazione del nuovo 201510-Man-59_resizedispensario. E’ stata anche questa un’esperienza forte vissuta tutti insieme, dalla presenza del Nunzio apostolico e il vescovo, alle più grandi autorità politiche. Ma essendo in Africa non poteva assolutamente mancare la benedizione del popolo, così i saggi dei villaggi si sono radunati e hanno dato la loro benedizione. Per non farci mancare niente e vivere la fratellanza universale e l’ecumenismo fino in fondo era presente anche l’imam della comunità mussulmana. Tutti erano presenti in qualche modo, chi collegato a internet, chi semplicemente con il pensiero e la preghiera. Tanti i momenti forti e le testimonianze profonde e vere.

Posso dire che anche questa volta il cielo stellato e luminoso mi ha aiutato più di una volta, mi ha accompagnato nei momenti difficili e in quelli belli, semplicemente per il fatto di ringraziare per la giornata. Anche questa volta vado via e arrivo più arricchita di quando sono partita, più consapevole che l’essenziale non è solo materiale, che basta veramente poco per essere felici, e tante volte serve anche solo un semplice sorriso o uno sguardo pieno di amore o dato con semplicità per riempiere il vuoto o una difficoltà altrui o a volte anche solo per ricambiare un grazie che non si può esprimere diversamente.

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           Adriana:

Quando Veronica ci ha detto che a ottobre durante il suo mese di ferie sarebbe ripartita per la Costa D’Avorio subito le ho detto che se era contenta l’avrei 201510-Man-69_resizeaccompagnata. In fondo al cuore anch’io come tanti ho sempre desiderato conoscere e fare un’esperienza di questo genere in qualche nazione dell’Africa. Così abbiamo iniziato le pratiche per il viaggio e la permanenza a Man.

 Mano a mano che il tempo passava e si avvicinavano i giorni per partire mi aveva preso un forte senso di insicurezza e paura. Mi sembrava che per certe cose io dovevo essere presente ed ero indispensabile a casa. Lasciare il marito, i figli, la mia mamma e i suoceri…….

Sergio (il marito)  ha capito questo mio stato di ansietà e mi ha incoraggiata molto. Questa esperienza è servita anche a noi due come coppia. Stare lontani un mese ci ha fatto capire di più il valore dello stare insieme, il valore dell’altro.

Così siamo partite. Nonostante Veronica mi avesse raccontato e avessi visto foto e video, alcune cose sono state veramente un pugno nello stomaco. Certe cose bisogna proprio vederle non si possono immaginare. Quante volte mi sono chiesta come può una persona adattarsi a vivere in tanta povertà e miseria, nello sporco, nel fango, nella polvere. Eppure le persone sono felici, non gli manca niente. Si incontrano per strada e si salutano dando la mano, chiedendo come va, invitando a casa loro (nonostante le case siano di 10 metri quadrati a dir tanto) perché a casa loro c’è posto.

Ho cercato di aiutare al centro di malnutrizione. Io non so fare grandi cose, ma dato che c’era stato il trasloco tutto nel nuovo dispensario ho dato una mano per la sistemazione 201510-Man-27_resizedelle cose e dei locali. Ho cucito, verniciato, rifasciato tavoli e sgabelli, dipinto, creato un angolo dove i bimbi possano giocare, ecc. Le mamme che aiutano Margrit (l’infermiera che si occupa della malnutrizione) mi dicevano che sarebbero state contente di capire qual era il mio mestiere ma non riuscivano a capire perché facevo troppe cose.

In questo centro ho visto tanta sofferenza nei bimbi e nelle loro mamme, sempre però alleviata dai colloqui con Margrit che per ogni situazione faceva dei piccoli miracoli. Ho visto bimbi piangere nel vedere i giochi perché non li conoscevano e avevano paura………………

Uscendo nel quartiere mentre andavo a comprare il pane ho fatto amicizia con alcune persone, con le mie tre parole di francese e tanto genovese sono riuscita a parlare e a creare rapporti. Mi sono resa conto che alla fine sono gli occhi e il cuore che parlano.

Rivedere Daniel e la sua famiglia è stato un momento di grande gioia. Partecipare con loro alla loro celebrazione domenicale evangelica ci ha aperto il cuore e la mente. Siamo 201510-Man-25_resizestati coinvolti nella liturgia. Ci siamo ritrovate a danzare e ascoltare la bibbia con loro.

Ci siamo sentite volute bene e amate dai e dalle focolarine/i. Con il loro modo di fare e la loro attenzione prevenivano i nostri bisogni. Erano sempre disponibili per le varie esigenze. E’ proprio  vero che è più quello che si riceve che quello che si dona………..

Ho capito perché Veronica si è fermata un anno e quasi le dispiaceva ritornare…

Anch’io ora che sono tornata il cuore e la mente sono rimasti a Man. Ma forse questo è solo l’inizio…


GUARDA LA GALLERIA FOTOGRAFICA


LEGGI ANCHE IL PRECEDENTE ARTICOLO SU “DANIEL E’ GUARITO ED E’ TORNATO A CASA”


 

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Una risposta a “UN MESE A MAN”

  1. Molto bella ed interessante esperienza; anche le foto sono molto belle, danno proprio il senso del vissuto in Africa.
    Grazie, saluti Pietro Olmo

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