Occupandomi da molti anni dei problemi della vita e della famiglia e nel momento in cui, dopo la recente approvazione da parte della Camera dei Deputati delle cd. Unioni Civili, si sentono le opinioni più disparate e i propositi più…bellicosi, sento il dovere di esprimere anche il mio parere.
Ciò, nell’auspicio di portare un piccolo contributo per una più informata comprensione dei fatti e per eventuali azioni in linea col diritto, con la ragionevolezza e coi principi cristiani. Sarebbe bello ed utile che altri si esprimessero in proposito.
Diciamo subito che la legge di cui sopra, approvata l’11 maggio scorso, ha inteso introdurre in Italia una nuova “formazione sociale”, cioè una di quelle aggregazioni “ove si svolge la personalità” dell’uomo, riconosciute e garantite dalla Costituzione italiana (art. 2). Nel caso specifico si tratta, come sappiamo, delle convivenze omosessuali e delle convivenze eterosessuali. A tali convivenze e soprattutto a quelle omosessuali la legge conferisce una serie di diritti e impone una serie di obblighi (dalla scelta del cognome al dovere di assistenza reciproca, dalla comunione dei beni alla reversibilità della pensione, e via dicendo) che le rendono simili al matrimonio fra un uomo e una donna, quello cioè riconosciuto dalla Costituzione (art. 29 e seguenti). Questo è vero, anche se la legge espressamente lo nega. Non è invece più prevista la possibilità di adozione del figlio del partner da parte del compagno (la nota “stepchild adoption”), anche se la cosa potrebbe rientrare con la prevista imminente riforma delle adozioni.
A proposito dell’approvazione della legge in argomento è stato poi giustamente osservato:
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che contiene ambiguità e violazioni del Codice civile e di quello penale;
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che potrebbe essere in contrasto con la Costituzione (per via delle diposizioni sul matrimonio) e lo è sicuramente con una sentenza della Corte costituzionale;
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che è stata approvata con l’applicazione della “fiducia”, senza un adeguato dibattito parlamentare, in questo caso più che opportuno in relazione alla materia in discussione.
Resta il fatto che il Parlamento italiano ha fortemente voluto la legge, ritenendola giusta e rispondente all’odierna sensibilità sui diritti umani (alla Camera, su 423 votanti , i “sì” sono stati 372 e i “no” 51, con 99 astenuti).
Ora, per “difendere” il matrimonio previsto dalla Costituzione, c’è chi sta “utilizzando” le osservazioni di cui sopra – peraltro, ripeto, giuste – e sta anche minacciando il voto negativo nel referendum istituzionale del prossimo mese di ottobre. A mio avviso si tratta di armi improprie. Comprensibile sarebbe invece l’intendimento di operare se possibile per la modifica della legge appena approvata e soprattutto di “combattere” (questo sì) per evitare l’adozione di un bambino da parte di una coppia omosessuale.
In ogni caso io penso questo. Premesso che ciascuno di noi è certamente tenuto, anche in questo campo, al massimo impegno per il bene comune, come uomo e come cattolico io sono convinto che il matrimonio fra un uomo e una donna, per quanto minacciato, finirà per difendere se stesso perché ha le sue radici più profonde nella natura umana e soprattutto nella volontà del Creatore.
Paolo Venzano