Dal 20 al 23 giugno 2019 si è svolta a Castelgandolfo la Scuola per Incaricati del Dialogo Interreligioso, aperto anche agli “interessati” a questo dialogo. Per il Focolare di Genova eravamo presenti: Stefano Angeleri di Voghera, Alberto Fenucci e Orietta Masieri di Genova e Franca Linaro di Sestri Levante. Non si possono dare delle “impressioni” personali o generali, se prima non si spiega la realtà che abbiamo visto e vissuto, che ha reso questa Scuola speciale e diversa dalle precedenti.
Eravamo presenti circa 130 partecipanti, di 31 nazioni diverse, e rappresentanti di tutte le religioni del mondo: ebrei, musulmani, cristiani, industi, buddisti. Tutte persone molto qualificate, esperte di dialogo e aperte all’Ideale di Chiara. Un’esperienza straordinaria per la sua composizione, che ha fatto sperimentare a tutti, senza distinzione di fede, una presenza vivissima dello Spirito Santo, che illuminava, guidava, sosteneva ogni momento della costruzione del dialogo tra noi. Nessuno doveva essere “convertito” o convertire l’altro, dal momento che Chiara non lo ha mai chiesto a nessuno e questo dava tanta libertà di espressione a tutti. Un incontro di aggiornamento e di comunione di tre giorni con Roberto e Rita ed alcuni rappresentanti delle religioni presenti, anche in preparazione del centenario di Chiara a Trento, il prossimo anno, hanno preceduto il Convegno.
Di questo Gruppo Roberto ha detto: “Essi sono considerati a pieno titolo confondatori del Movimento, perché senza di loro non si sarebbe mai iniziato questo dialogo. Adesso sono loro ad insegnarci come si fa il vero dialogo interreligioso”.
Qualcuno ha detto che più che “una scuola di formazione”, è stata una “scuola di tras-formazione”, tanto era visibile l’impegno e il desiderio di un cambiamento di mentalità e di rotta, nella comprensione e nell’accelerazione del cammino del dialogo oggi, cominciando dai documenti della Chiesa, proseguendo con video dei diversi incontri di molti papi con rappresentanti delle grandi religioni e concludendo con testimonianze intense e coraggiose partecipanti, nei paesi più a rischi o con guerre in corso.
Come diceva Roberto, il dialogo non è una moda, né una strategia per crescere di numero, ma la strada per imitare il Maestro, che è venuto sulla terra per entrare in dialogo con noi: la Rivelazione infatti è il primo dialogo di Dio con l’uomo, che ci dice come Dio vuole essere conosciuto: come Amore.
L’ascolto, che è alla base del dialogo, non è “una condivisione”, per capire l’altro, ma è un valore pedagogico, per entrare nell’altro, per avere la vera conoscenza dell’altro. “Se dopo un ascolto resto come prima – si diceva – non ho fatto niente, non c’è stato vero dialogo”.
Qualità per avere un buon dialogo: essere autentici, avere pazienza, darsi tempo, non avere “rumori” nel cuore e nella mente ed essere coscienti di avere un pensiero incompleto per accogliere l’altro. Dialogare vuol dire abbassare le difese e aprire le porte alla cultura dell’incontro, entrare nell’altro in punta di piedi, senza “alzare la polvere”, che può coprire l’altro. L’incontro purifica e arricchisce, sempre.
Con un dialogo così, si può raggiungere l’unità nella diversità. E le testimonianze dei partecipanti, che sono state fortissime e toccanti, erano tutte esperienze di vita quotidiana, anche quelle che esponevano un vero pensiero teologico, e tutti le comprendevamo, perché ogni religione, pur nella diversità della sua storia, era informata della sapienza del Carisma, perché l’incontro con Chiara dei loro rappresentanti aveva dato luce, forza, conferma d’essere dono l’uno per l’altra nell’oggi dell’umanità. Sottolineava inoltre Roberto Catalano che il dialogo interreligioso non è fine a sé stesso: scopo e fine di questo cammino insieme è la PACE: andare insieme, pur nella diversità dell’immagine di Dio, verso la pace, questo è il vero senso di questa esperienza.
In alcune nazioni il cammino è recente, in altre (come in Algeria) è iniziato nel 1966, 52 anni fa. Inoltre il cammino è molto lento, perché una cosa è avere il dialogo con un solo interlocutore, un’altra cosa è entrare in comunione con una cultura, con un popolo, una tradizione diversa, per fare un cammino insieme.
Anche in questo Congresso non è mancata la presentazione della realtà del Paradiso ’49, con Renata e Francisco che ci hanno donato preziosi testi di Chiara dal titolo “Luci sul dialogo, in alcuni scritti del ‘49”. Una luce fra tutte: “Cogliere sempre l’esperienza spirituale nell’incontro con gli altri”.
In sintesi, il dialogo può esprimersi in modi e tappe diverse: il dialogo della vita; il dialogo dell’azione il dialogo dello scambio teologico e il dialogo dell’esperienza religiosa, secondo la finalità a cui è rivolto.
Il dialogo inoltre è fatto di ascolto e di parola, ed entrambi hanno radice nello stesso Dio. A questo proposito una teologa induista ha detto: “Grazie della relazione tra parola e silenzio. Gandhi praticava il silenzio ogni lunedì: era un atto di purificazione per lui, per avere pensieri buoni per tutta la settimana”. E ancora: “Nel contesto del dialogo tra maestro e discepolo, il silenzio del maestro è discorso per il discepolo, e nel discepolo porta all’Illuminazione”. Stupiva come da loro stessi venissero fuori attinenze e considerazioni sapienti tra la loro religione e quanto veniva esposto nei temi della giornata, alla luce del Carisma dell’Unità.
Indescrivibile il rapporto che tutti hanno avuto ed hanno tuttora con Chiara. Faroud dell’Algeria, che dal 1966 vive con molti altri musulmani un’esperienza di Mariapoli permanente a Tlemcen, come Movimento dei Focolari Musulmano; ci diceva: “Chiara è una persona intensa e va oltre il rapporto religioso. I musulmani sono molto sensibili all’unità, e sono attratti dall’esperienza di vita, per questo il dialogo con i cristiani è accettato. L’arte di amare è difficile per tanti, ma con la fede del credente è possibile, e vivendo insieme si sperimenta il vero dialogo. Cercavo “passerelle” tra cristiani e Islam, ma conoscendo il Movimento ho trovato “autostrade” ed ho ritrovato la mia fede”.
Ognuno portava il contributo della sua esperienza di dialogo già in atto nel proprio paese e questa era la cosa più bella: si toccava con mano come il Carisma di Chiara accolto e vissuto, dà veri frutti di amicizia reciproca, di condivisione, è luce per ogni popolo e illumina ogni religione nel suo essere più profondo nel cammino verso l’Unità. Frutti che vengono pagati con il dolore, come ci raccontava Bella, ebrea di Tel Aviv (impegnatissima con il marito nel dialogo interreligioso): un suo amico doveva venire con la moglie ed aveva già i biglietti in mano, quando tornando a casa ha visto la sua casa bruciare ed è stato un colpo molto forte. E poi Selina, Rabbina dell’Argentina, che con Francisco ci ha fatto fare “il gioco del dialogo”, che ha animato tutta la sala ed è stato molto istruttivo (ne abbiamo copia).
E Omar, della Giordania: “In questi tempi di guerra, sentivamo che le barriere che la politica mette tra noi erano sparite. Ascoltare il Paradiso ’49 è stata un’esperienza fortissima. Ognuno ha visto la sua esperienza religiosa nel Paradiso. Tante volte ci fermiamo alle ragioni che ci dividono, ma non viviamo l’esperienza dell’unità, che ci unisce e non ci divide”.
“Si è sentita una presenza di Dio molto forte. Prima di venire, a chi mi chiedeva: dove vai?, ho parlato del Convegno, con la presenza di altre religioni che non conosco. Avevo paura di trovarmi con altre religioni. Ma arrivando ho sentito come una “chimica”, una connessione fra tutti. Mi sentivo benedetta da Dio, immersa in un’atmosfera d’amore motivata. C’era come una fragranza, una rete d’amore”.
Un buddista: “ Grande onore essere qui. Sembra che siamo a casa…Sarebbe venuto anche Luce Ardente, ma non ha potuto. In questi giorni abbiamo vissuto intensamente. Il Buddismo non ha un Dio Creatore, ma l’esperienza mistica di Budda è un’esperienza che può essere di ciascuno di noi. L’esperienza mistica di Chiara del ’49 per me è stato l’inizio di questo cammino, perché è cominciato con la sua esperienza mistica. E’ cominciata e continua. Tutti noi siamo figli spirituali di Chiara e porteremo la nostra esperienza nel mondo. Ci sono venute idee per celebrare i 100 anni della nascita di Chiara e ritorneremo in tanti!…”.
Dalla Macedonia, una gen: “Provengo da un Paese (ex Jugoslavia) dove sono presenti religioni diverse e i rapporti sono molto difficili tra noi, soprattutto tra Albanesi e Macedoni. Nel 2014 ho partecipato ad un primo incontro interreligioso e sono rimasta molto colpita. Le religioni ci hanno diviso per secoli, ma possono anche riunirci. Chiara ai musulmani ricordava: “sotto ogni parola del Corano, leggere sempre la parola AMORE”, per fare passi sicuri e concreti nel cammino insieme”.
E poi ancora e ancora, da tutto il mondo, con mille sfumature diverse: le esperienze di ciascuno ci hanno davvero mostrato la bellezza del mondo unito dal dialogo interreligioso, ancora sconosciuto a molti di noi.
Grazie, Chiara!
Alla conclusione di questi 4 giorni di dialogo Roberto Catalano ci ha detto:” ci chiederanno un aggiornamento , ma non si riuscirà a dare la realtà dell’incontro”.
In effetti è stata una esperienza straordinaria che, ancora Roberto, ” ci supera ma di cui siamo protagonisti”.
Mi sono commossa nell’ascoltare le testimonianze dei vari rappresentanti delle religioni nel sentire come aderiscono totalmente alla spiritualità di Chiara, ognuno con la loro specificità, per loro “mamma Chiara” o “sorella Chiara”.
Significativo il commento di Omar, musulmano sunnita:” sento che in me tutte le barriere sono sparite” e quello sciita “è stata un’atmosfera d’amore, motivata dall’andare insieme a Dio”.
Per tutti questo, che doveva essere un incontro di formazione, è stato un incontro di tras-formazione per renderci costruttori di pace e di ponti.
Orietta
L‘incontro di Castelgandolfo si inserisce in un mio personale cammino di incontro con i fedeli di altre religioni in particolare con i fedeli musulmani. II cammino si compone di tre tappe scandite da altrettanti congressi: quello tenutosi nel 1998 caratterizzato dalla scoperta della comune identita di credenti nell’unico Dio, al di la delle differenti fedi religiose; quello del 2018 con la consapevolezza che tutti noi credenti percorriamo un cammino comune, fianco a fianco, per la costruzione di una societa rinnovata; infine l’incontro dello scorso mese di Giugno arricchito dalla presenza, oltre che dei fratelli musulmani, anche di ebrei, indu e buddisti: ho chiaramente percepito che i credenti delle diverse fedi religiose, coinvolti nella spiritualita dell’unita, sono membri di un’ unica Comunita dove le differenze non costituiscono un fattore di divisione ma un arricchimento reciproco: la fase del dialogo interreligioso €@ ormai superata. Ho visto una Comunita in cammino per la costruzione di qualcosa di nuovo. Io posso inserirmi in questo cammino – in modo sincero e verace — solo attraverso una mia personale trasformazione.
Stefano
Ho fatto un sogno. Sono stato a fine giugno u.s. a frequentare per tre giorni una scuola di dialogo interreligioso . Eravamo più di cento provenienti da trentun paesi del mondo e professavamo cinque religioni : le tre abramitiche insieme ad induismo e buddismo.
Ci accomunava il desiderio di ascolto , di conoscenza reciproca e di dialogo ma ancor più sentivamo tutti un silenzio che ci diceva la cosa più importante : che tutti eravamo figli di Chiara.
Noi cristiani abbiamo vissuto con tristezza l’excursus storico che Roberto ci ha fatto sull’assenza di dialogo per quasi venti secoli della chiesa di roma con le altre religioni , ma tristezza non tanto per quell’assenza di dialogo ma per non aver portato roma sino agli estremi confini della terra e a tutti i popoli il messaggio di amore e di eternità di Cristo.
Ma mentre in europa cadevano le bombe e tutto sembrava crollare lo SS illuminava una giovane donna e le faceva dire che la parola del Signore era parola di vita , rivolta a tutti , in ogni angolo della terra e finalizzata a concretizzare quell’amore unico , universale , eterno che ci vuole fratelli ed uniti.
Ed in quei tre giorni di ascolto e dialogo ho fatto un sogno : il mondo unito nella pace e nella giustizia dove in ogni angolo della terra ciascuno vive con la propria religione e credenza sapendo , anzi avendo la certezza che l’universalità comune è l’amore.
Alberto