AGOSTINO E LE “CAREZZE” DI DIO

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            Ho pensato di condividere questa mia esperienza, per sottolineare ancora una volta la costante presenza e la delicatezza dell’amore di Dio.

            Da tempo ero indeciso sul da farsi, ma alla fine mi convinco: accompagnato dai miei due figli, alle sei del mattino del 21 luglio arrivo davanti al “Galeazzi” di Milano.

Prima delle dieci mi trovo già nella stanzetta preoperatoria per la preparazione all’intervento di protesi d’anca destra. A mia insaputa, l’anestesista mi inietta un farmaco sedativo che non mi fa accorgere di niente (dicono che con la “spinale” in sala operatoria si è svegli e si sentono i rumorosi colpi degli strumenti…): e questa, al mio “risveglio”, mi sembra già una prima “carezza” di Dio.

            Dopo qualche disagio per il caldo e per alcune disfunzioni di tipo alberghiero, i primi passi sotto la guida del fisioterapista e addirittura salita e discesa di una rampa di scale.

            In camera, in compagnia di un signore proveniente dalla Calabria, un buon rapporto fatto di piccole attenzioni reciproche, solidarietà tipica di chi condivide situazioni di questo tipo. Nella parete di fronte un piccolo Crocifisso al Quale rivolgo ogni tanto uno sguardo che mi dà serenità e pace.

            Il sabato mattina trasferimento in ambulanza ad Albenga per la riabilitazione.

Con la coppia di militi, marito e moglie, della “Croce” albenganese, mi sento subito a mio agio e con loro si instaura un bel rapporto: scopro che sono di Arnasco, che conoscono Chiara Luce Badano (nel loro paese viene celebrata annualmente una Messa per Chiara) e che sono addirittura cugini di Marita. una appartenente  del nostro Movimento. Ed ecco la seconda “carezza” di Dio.

            Poco dopo, la terza. Su mia richiesta, i militi acconsentono molto volentieri ad un incontro con i miei Familiari nell’autogrill di Varazze, anziché farli arrivare fino ad Albenga, dandomi l’opportunità di intrattenermi alcuni minuti con loro, con mia e loro soddisfazione (sapevo che le visite nella struttura non sono consentite…).

            Arrivati a destinazione, trovo in camera un signore che, sentito il mio cognome, mi dice in dialetto genovese “Ma tu sei di Fontanegli”! E qui l’ulteriore “carezza” di Dio che mi consente di sentirmi subito a mio agio, condividendo la degenza con una persona “quasi di famiglia” (negli anni ’50 aveva addirittura lavorato sulle navi della Società Italia con mio fratello “americano” e conosceva anche gli altri miei due fratelli).

            Belli e vivaci anche i rapporti col Personale infermieristico e ausiliario e con i vicini di camera, tanto da rendere la degenza più leggera e talvolta quasi allegra.

            E poi le “visite a distanza” (cioè dal terrazzino prospiciente il parcheggio) di amici e familiari, con colloqui attraverso il cellulare per capirsi meglio e con alcune simpatiche sorprese anche… alle sette del mattino! Per non dire dei tanti messaggi e telefonate da parte di fratelli dell’Opera e di amici. E queste non sono da considerarsi altrettante “carezze” di Dio?

            Non essendoci la possibilità di SS. Messe a causa del Covid, ho potuto ugualmente diverse volte al giorno sostare qualche minuto da Gesù Eucarestia nella cappellina della clinica; inoltre alle 19, col benevolo consenso del mio compagno di camera, ho potuto seguire, assieme a lui, la S. Messa su TV 2000.

            Come non essere grati al Signore e alla Madonna per così tante “carezze”?

Settembre 2021 Agostino      

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