ALBERI….DELLA VITA

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La pubblicazione, lo scorso 2 febbraio, della bellissima (e a tratti anche commovente) “Esortazione apostolica postsinodale Querida Amazonia” di Papa Francesco mi ha suggerito di ritornare sul tema dell’inquinamento atmosferico. E di ritornarvi, sull’onda del forte incoraggiamento papale riferito all’Amazzonia, estendendo il discorso all’intero Pianeta e riferendo sui concreti e possibili rimedi. Chissà che qualcuno dei miei dodici lettori non decida di impegnare in tale campo, oltre che il tempo libero, le sue energie lavorative…unendole beninteso a quelle delle migliaia di persone che hanno già fatto una simile benefica scelta in tutto il mondo.

Premesso che l’inquinamento atmosferico – e il conseguente aumento della temperatura terrestre – può essere contrastato con la prevenzione delle emissioni di anidride carbonica ovvero – ovviamente – col potenziamento dei meccanismi per neutralizzarlo, e cioè “a posteriori”, la pratica ha confermato che è molto più semplice intervenire sulle emissioni. Ma le idee non mancano in entrambe le modalità di contrasto. Alcune anche piuttosto “ardite”, come quella di chi ha progettato di catturare direttamente l’anidride carbonica attraverso giganteschi “aspirapolvere” per poi filtrare l’aria e sequestrare il gas nocivo.

Prima di proseguire ricordo che se vogliamo impedire alla temperatura terrestre di salire oltre il grado e mezzo dobbiamo dimezzare le emissioni in eccesso entro il 2030 e azzerarle entro il 2050. Ce lo vanno dicendo dal 2011, ma fino ad oggi i risultati non sono certo incoraggianti. Per fortuna Greta & C. non demordono…

Ma anche la Natura ci aiuta

Perché la Natura è già organizzata per assorbire anidride carbonica e, piuttosto che inerpicarsi su sentieri avventurosi, converrebbe consolidare i processi naturali. Uno di questi – come sappiamo e come stanno magari imparando tanti giovani studenti, nostri figli e nipoti, ora forzatamente “a casa” per l’emergenza “coronavirus” – è la fotosintesi clorofilliana, il meccanismo attraverso il quale le piante catturano l’anidride carbonica per il proprio accrescimento.

Le piante sono assorbenti naturali e se per vari decenni abbiamo potuto emettere anidride carbonica senza subire contraccolpi sul piano climatico è stato proprio grazie a loro.

Dunque una “strada maestra” che dovremmo battere per fermare i cambiamenti climatici è il potenziamento delle foreste, cominciando a mettere uno stop alla loro distruzione. Secondo il National Geographic le foreste coprono il 30% della terra, ma stanno scomparendo a ritmo allarmante. Fra il 1996 e il 2016 il mondo ha perso 1,3 milioni di chilometri quadrati di foreste, un’aria più grande dell’intero Sudafrica. In particolare, negli ultimi 50 anni circa il 17% della foresta amazzonica è stata distrutta, con una accelerazione preoccupante nei tempi recenti. “Ma – afferma il Papa nella citata Esortazione – l’interesse di poche potenti imprese non dovrebbe essere messo al di sopra del bene dell’Amazzonia e dell’intera umanità” (n.48). “L’interesse” di cui parla Papa Francesco è dovuto all’espansione delle attività agricole (e in particolare delle monoculture, specie della soia), a nuovi estesi allevamenti, all’estrazione di minerali e alla trivellazione di pozzi petroliferi. Ma anche al taglio di legname, agli incendi selvaggi (tuttora in corso in Amazzonia, come sappiamo) e in piccola parte anc le attività di cui sopra merita una considerazione il paradosso degli allevamenti. Dal 1990 (anno del primo rapporto sui cambiamenti climatici) ad oggi la produzione mondiale di carne, latte e uova è quasi raddoppiata. In compenso, gli affamati nel mondo sono passati dai circa 790 milioni agli odierni…820 milioni (sì, avete letto bene!). E poi, come accennato, anche gli allevamenti contribuiscono all’aumento dei gas serra, i noti “corresponsabili” dell’inquinamento atmosferico. E in ragione del 14% della produzione mondiale di tali gas.

La soluzione verde

A questo punto, considerato che la situazione sopra descritta è praticamente irreversibile, quanto meno nei tempi utili, l’unica soluzione praticabile per contrastare l’inquinamento atmosferico appare quella di reperire sulla superficie terrestre tutte le “terre marginali”, non ancora utilizzate in alcun modo, e riconvertirle a foresta. Al riguardo gli specialisti hanno individuato una superficie complessiva di quasi un miliardo di ettari, che potrebbero ospitare mille miliardi di alberi. E’ evidente che una riforestazione siffatta sarebbe in grado di immagazzinare una grande percentuale dell’anidride carbonica emessa con la combustione dei materiali fossili. E’ questo lo scopo e l’impegno (per fare l’esempio più significativo) della “Bonn Challenge”, che ha sede in Germania ed ha il più ristretto ma importante obiettivo di recuperare 150 milioni di ettari di terre degradate o disboscate entro l’anno corrente e di almeno 350 milioni di ettari di simili terre entro l’anno 2030. Ma programmi di riforestazione sono anche presenti ed attivi in altri 40 Paesi del mondo.

Visto che si tratta di finalità di interesse comune per l’intera umanità e che la posta in gioco è letteralmente di vitale importanza c’è da auspicare vivamente che un’autorità a carattere sovranazionale, munita dei poteri e dei mezzi necessari, si faccia finalmente e concretamente carico dell’intera questione.

A mio parere sarebbe anche utile e quindi auspicabile che un numero ancora maggiore di esperti e di studiosi di scienze forestali indirizzi la sua attività professionale nella medesima direzione.

Innalzando le braccia ed il cuore, vorrei infine concludere estendendo al mondo intero quanto il nostro Papa Francesco chiede a Maria per l’ “amata” Amazzonia:  “Mostrati come madre di tutte le creature, nella bellezza dei fiori, dei fiumi, del grande fiume che l’attraversa e di tutto ciò che freme nelle sue foreste. Proteggi col tuo affetto questa esplosione di bellezza!”.

 

Paolo Venzano

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