Recentemente ho avuto modo di partecipare a un convegno nel quale, considerata l’attuale “frantumazione” della società, se ne esaminavano le cause e si presentava un’esperienza finalizzata a ricostruire i rapporti (per quanto possibile considerato il contesto culturale, caratterizzato dall’affermazione e dal riconoscimento dei diritti dell’individuo a scapito di quelli della persona e cioè dell’uomo quale “essere sociale”, con tutto quanto ne dovrebbe conseguire).
Occupandomi da molti anni della vita umana e della sua tutela dal suo sorgere al suo tramonto naturale, con questo scritto vorrei condividere con voi il problema della solitudine, che costituisce la conseguenza forse più drammatica della frantumazione sociale di cui dicevo all’inizio.
I dati Istat dell’ultimo censimento del 2011 indicano che oltre il 30% dei nuclei familiari è costituito da persone che vivono sole: single, ma anche vedovi, divorziati e separati senza figli. Ed è probabile che, a causa dell’invecchiamento della popolazione, tale percentuale risulterà aumentata al prossimo censimento del 2021. Non stupisce dunque che nelle società occidentali la solitudine stia diventando un motivo di allarme politico e sociale. Forse non tutti sanno che nello scorso mese di gennaio il governo inglese ha comunicato l’intendimento di costituire un “ministero per la solitudine”. Ed è forse più noto, perché ne ha parlato più volte la stampa, che in Giappone – il Paese più vecchio del mondo – la solitudine sta spingendo molti anziani indigenti a commettere furti per assicurarsi un posto in galera! Certamente queste persone cercano un letto ed un pezzo di pane, ma soprattutto sono spinte, come esse stesse asseriscono, a barattare la libertà con la possibilità di una vita in compagnia… Non stupisce neppure che in Olanda, in Belgio ed in Canada qualcuno cominci a chiedere (e riesca ad ottenere) l’eutanasia e il suicidio assistito perché la sua sofferenza morale è diventata insopportabile proprio a causa della solitudine…
E che dire infine delle giovani donne che arrivano alla decisione di porre fine alla vita che portano in grembo? Si tratta della solitudine di quelle che non possono neanche dire di aspettare un bambino, di quelle “scaricate” nel comunicare la loro gravidanza a chi dovrebbe sostenerle, di quelle costrette a farlo per la paura di essere licenziate dal lavoro. Ed ancora: solitudine nelle scelte, soprattutto oggi che l’IVG e cioè l’Interruzione Volontaria della Gravidanza sta tornando in quel silenzio dal quale la famosa legge 194 del 1978 (sull’ “aborto legale”) avrebbe voluto sottrarle. E ciò, com’è ben noto, grazie al “moderno aborto fai da te” realizzato con i succedanei della pillola RU486 acquistati “online” o con la cosidetta “contraccezione di emergenza” che impedendo l’annidamento dell’embrione nell’utero consente un’abortività precocissima e spesso inconsapevole.
Che fare allora in una situazione del genere? E’ evidente che per prevenire eutanasia ed aborto non basteranno certo più efficaci politiche di “welfare” da parte dello Stato o degli enti locali. Occorre anzitutto ridare valore e significato alla vita. Occorre ridare dignità ad ogni vita. Vuol dire anche, come ci sollecita a fare il presidente della CEI Card. Bassetti, “rannodare il tessuto sociale così sfilacciato, ricucire la trama di rapporti e di relazioni che lo tiene”.
Il mondo ha bisogno (lo dico in primo luogo a me stesso!) che noi ci facciamo prossimo, prossimità, comunità, compagni di viaggio per chi è nella solitudine e nella disperazione. E che chiediamo col cuore, ogni giorno, quanto CHIARA LUBICH implorava dal Padre in un momento in cui la solitudine non era forse la piaga che oggi affligge l’umanità:
DAMMI TUTTI I SOLI
Signore, dammi tutti i soli…Ho sentito nel mio cuore la passione che invade il tuo per tutto l’abbandono in cui nuota il mondo intero. Amo ogni essere ammalato e solo. Chi consola il loro pianto? Chi compiange la loro morte lenta? E chi stringe al proprio cuore il cuore disperato? Dammi, mio Dio, d’essere nel mondo il sacramento tangibile del tuo amore: d’essere le braccia tue, che stringono a sé e consumano in amore tutta la solitudine del mondo.
Amen, alleluia!! Paolo Venzano
Centratissimo articolo su un problema molto grave dell’oggi. Si vive più a lungo ma vecchi e spesso soli. I giovani non hanno tempo le famiglie devono vivere la loro privacy ..gli anziani non sono contemplati. Solo il Papa sembra sentire questo problema.Nel mio caseggiato ci sono sei vedove su tredici nuclei familiari! La preghiera di Chiara è anche la mia.
daccordissimo mi sembra che il governo inglese abbia istituito un ministero x il problema della solitudine io sono marco di piacenza ero a falcade 2017 sono 1 simpatizzante xchè in realta’ sto facendo l’esperienza del cammino neocatecumenale. mi sono sempre sentito bene accolto negli ambienti vostri. anche da kiko arguello è stato segnalato il problema solitudine spesso degli anziani abbandonati dai figli. quando poi il vecchio è malato o peggio ricoverato specie se non autosufficiente si invoca eutanasia da parte degli stessi parenti stretti oberati dalla fatica dell’assistenza.grazie x avermi dato questo spazio. a falcade 2018.
Grazie Marco !! anche da Piacenza….che bello !! Oscar