FLASH DI VITA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

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Matilde, questo silenzio mi opprime”. E’ Costantino, 95 anni, che chiama la figlia, dal reparto di Immunologia dell’ospedale San Martino di Genova, in quarantena per colpa del virus che gli ha strappato via gli affetti: questa volta non torno a casa, devi venire, voglio che tu mi veda un’ultima volta prima che me ne vada”.

Giannino è un medico del Pronto Soccorso. In un post mi scrive: “….lettiga che avanza, donna anziana aggrappata all’ossigeno, occhi impauriti e spenti fuori dalla maschera, si allontana verso il reparto Covid sola, con dispnea che aumenta, mentre la morte si avvicina. Non un saluto, un abbraccio, un conforto dai suoi cari.

Morire in solitudine è una condanna troppo amara per chiunque. “Che tutto finisca presto!” Gabriele ha visto sfilare sotto casa sua le colonne dei camion militari che portavano via le bare dal Cimitero monumentale di Bergamo per la cremazione dei corpi in altri forni, “perché qui il forno è troppo intasato” e con un groppo in gola e le lacrime agli occhi mi domanda se per favore si può evitare di dire che “andrà tutto bene”.

In queste settimane si rincorrono bollettini di speranza e di morte, di riprese e di ricadute. L’umanità tutta s’è ritrovata impotente, incapace priva di qualsiasi certezza e costretta ad inventarsi, a pensarsi in un altro modo. A ricredersi perché il virus in pochi giorni ha evidenziato tutti i limiti in cui vivevamo, per dimostrarci che siamo tutti uguali.

E la voce della chiesa ancora una volta porta conforto, speranza. “In questi giorni di prova, mentre l’umanità trema per la minaccia della pandemia, vorrei proporre a tutti i cristiani di unire le loro voci verso il Cielo”. Papa Francesco domenica al termine dell’Angelus ha invitato “tutti i Capi delle Chiese e i leader di tutte le Comunità cristiane, insieme a tutti i cristiani delle varie confessioni, a invocare, Dio onnipotente, recitando contemporaneamente la preghiera che Gesù Nostro Signore ci ha insegnato”. E in particolare a farlo parecchie volte al giorno. 

Mentre venerdì 27 marzo, alle ore 18, presiederà un momento di preghiera sul sagrato della Basilica di San Pietro, “con la piazza vuota. “Fin d’ora invito tutti a partecipare spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione. Ascolteremo la Parola di Dio, eleveremo la nostra supplica, adoreremo il Santissimo Sacramento, con il quale al termine darò la Benedizione Urbi et Orbi, a cui sarà annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria”. “Alla pandemia del virus vogliamo rispondere con la universalità della preghiera, della compassione, della tenerezza”, ha spiegato il Papa: “Rimaniamo uniti. Facciamo sentire la nostra vicinanza alle persone più sole e più provate”.

“La nostra vicinanza – ha proseguito Francesco a braccio – ai medici; vicinanza agli operatori sanitari, agli infermieri, alle infermiere, ai volontari; vicinanza alle autorità, che devono prendere misure dure ma per il nostro bene. Vicinanza ai poliziotti, ai soldati che per le strade cercano di mantenere sempre l’ordine, perché si compiano le cose che il Governo chiede di fare per il bene di tutti noi.”

Silvano Gianti

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