GENERARE SPERANZA, UN NUOVO SOGNO DI AMICIZIA SOCIALE CHE NON SI LIMITA ALLE PAROLE

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Se nella Laudato Si la riflessione era incentrata sulla casa comune, il testo della nuova enciclica Tutti Fratelli si concentra sugli abitanti di questa casa. Abitanti che, inaspettatamente e repentinamente, si sono trovati in questo fatidico anno 2020 a vivere una emergenza sanitaria di portata mondiale con conseguenze inimmaginabili che ci tengono tuttora con il fiato sospeso.

L’attuale situazione nella quale vive e soffre gran parte dell’umanità anche a causa del coronavirus è espressa con lucidità e completezza nella Fratelli Tutti la quale ci invita a “reagire ai diversi modi attuali di eliminare o ignorare gli altri con un sogno di fraternità e amicizia sociale che non si limiti a parole. Il papa nella nuova enciclica sociale evidenzia che, nonostante tutte le ombre, i soprusi, l’aumento dell’aggressività, dell’individualismo, siamo tutti chiamati ad avere speranza, a cercare altri percorsi costruttivi, a ricominciare ogni giorno, a scoprire gli immigrati come dono, a promuovere una buona politica, e soprattutto a fare ciascuno la propria parte attraverso piccoli grandi gesti quotidiani perché davvero “fratelli tutti siamo”.

Dopo questi lunghi mesi, un po’ più stanchi e forse più fragili, non possiamo non vedere anche il bene che sta emergendo in questo tempo apparentemente senza storia. Abbiamo imparato che la stella che sorge al mattino dopo la notte non è solo una speranza, è una realtà. E nuovamente abbiamo assaporato un modo eccellente per mantenerci “accesi”: il servizio, il farsi carico dei bisogni di tanti fratelli e sorelle che sono in difficoltà.

E se da una parte le istituzioni hanno fatto e stanno cercando, come possono, di attuare nuovi ed efficaci percorsi per fronteggiare questa terribile pandemia, va riconosciuto che non pochi singoli cittadini, famiglie, associazioni, spontaneamente si sono fatte carico e continuano con responsabilità e concretezza a fare la propria parte nel prendersi cura della sorte degli altri, in particolare di coloro che soffrono, e non sono pochi. Siamo testimoni di una nuova corrente di bontà, di compassione, che ci ha coinvolti e ci coinvolge portandoci a sentire lo sconosciuto, il diverso da me, più vicino, più prossimo.

L’ho sperimentato ogni volta che mi sono imbattuta nel gruppo di volontari del Comitato Umanità Nuova che da diversi anni opera nel centro storico di Genova e che ora anch’io frequento. Ex insegnanti e presidi, medici, psicologi, nonni e nonne, giovani, pensionati che con costanza, entusiasmo, creatività, carichi di umanità e prospettive, continuano a mettere a disposizione tempo e competenze per sostenere, anche in tempo di covid, persone che vivono situazioni di disagio per motivi economici, di salute, di solitudine, di lingua, o altro. Questi volontari, soprattutto in questo tempo di emergenza sanitaria, non si sono tirati indietro nel continuare il loro operato. Ognuno si è preso a cuore un fratello in difficoltà e si è calato nelle ferite degli amici in affanno offrendo quella mano che serviva. La pandemia ha colpito tanti e in molti hanno perso qualcosa: un affetto, il lavoro, la scuola. Le carenze sanitarie di sopravvivenza quotidiana sono state pesanti. Alle necessità dettate dall’urgenza i volontari hanno pianificato una proposta di aiuti per dare concretamente speranza. Lo sappiamo, la speranza è generatrice di ottimismo e restituisce alle persone più vulnerabili un obbiettivo in cui credere. Diverse famiglie provenienti da Albania, Sri Lanka, Costa d’avorio, Marocco, Nigeria, Ucraina e altri Paesi da anni seguite dall’associazione, conosciute con la scusa di imparare l’italiano, si sono trovate senza lavoro e senza soldi per pagare affitto, utenze e poter fare la spesa. Ci siamo trovati di fronte a tante povertà ma ci sono state anche tante mani tese. Con un notevole aiuto economico provvidenziale arrivato da vari donatori si è potuto dare a queste famiglie quel supporto che serviva.

Da quando è iniziato il periodo della pandemia, pure la scuola di alfabetizzazione per stranieri – una delle attività del Comitato – è spesso riuscita, in svariate maniere, a far sì che nessuno rimanesse solo. Nonostante la scuola e gli alunni non fossero dotati di adeguate risorse per la didattica a distanza, ogni insegnante è rimasto in contatto con i propri studenti, con quelli che potevano e lo desideravano, attraverso il cellulare. Con whatsapp si sono scambiati compiti, si sono fatte lunghe telefonate per migliorare l’italiano, si sono festeggiati compleanni, anniversari e si sono condivise tante esperienze. Così ci racconta una insegnante: Quando durante il lockdown ci sono stati i due momenti di preghiera, il 27 marzo con il papa e il 14 maggio la preghiera universale per debellare il coronavirus, ho mandato l’invito a tanti studenti che essendo stranieri aderiscono a diverse confessioni religiose. Contenti, in tanti hanno partecipato e in seguito mi hanno anche ringraziato dell’opportunità avuta. Ho sperimentato ancora una volta come tutte le religioni aiutano a ritrovarsi, a creare l’unità dei popoli. Così mi diceva un musulmano: Pregare insieme si può e si deve. E una signora del Bangladesh anch’essa musulmana, praticante, dopo la preghiera con il Papa mi ha scritto: la piazza era vuota ma c’eravamo tutti.”   

Anche l’ ambulatorio medico, situato in Vico del Duca, ha continuato la sua consolidata attività. Sorto per contribuire, a fianco ad altre strutture del territorio, a colmare un gap nell’assistenza a immigrati e italiani in difficoltà, già nella prima fase del lockdown ha continuato a seguire le persone nelle loro molteplici necessità: consulenze mediche telefoniche, richieste di ricette per visite specialistiche o farmaci, richieste le più varie dovute allo stato di necessità. L’ambulatorio infatti, anche in tempi normali, funge non solo da presidio medico ma anche da presidio sociale e spesso chi arriva viene non solo per essere curato ma anche per ricevere conforto, informazioni, condividere le proprie difficoltà. E per ognuno si cerca di fare il possibile, e l’impossibile, per aiutarlo.

Un’esperienza per tutte. “Di recente è arrivato un ragazzo straniero con seri problemi di salute, ma quasi subito ci siamo accorti che il suo problema principale era legato ad altri fattori piuttosto complicati da risolvere. La dottoressa presente si è attivata contattando l’ufficio della ASL competente e altri professionisti che già seguivano il caso. Ma le speranze erano quasi a zero. L’angoscia profonda del ragazzo ci ha molto toccate e abbiamo deciso di tentare l’impossibile dopo aver chiesto a Gesù di fare quanto noi non riuscivamo. E dopo poco, quasi miracolosamente, la situazione è cambiata: l’avvocato ha deciso che sì, si poteva fare qualcosa tentando una strada alla quale prima non aveva pensato. Ora il ragazzo è più sereno e non finisce di ringraziarci per il nostro aiuto.”  

In questa fase di “zona arancione” i medici dell’ambulatorio sono stati concordi nel decidere di continuare il loro servizio ad oltranza, anche rischiando di persona, sia per assicurare l’assistenza alle persone che hanno bisogno di cure, sia per evitare che le stesse intasino il Pronto Soccorso in questo momento già difficile, oppure non si curino. 

E conclude Maria Teresa Genovesi, coordinatrice del Comitato: “In questi mesi stare accanto a studenti stranieri, a malati che ci hanno raggiunto nell’ambulatorio, a quanti hanno continuato a cercarci, ha significato farci carico dei loro bisogni materiali, di amicizia e vicinanza. Tutto è diventato una priorità. La pandemia non è una parentesi. Ridà slancio, consapevolezza e vigore al nostro contribuire a comporre, concretamente e non a parole, una fratellanza senza confini: verso tutto il creato e verso ogni persona che va riconosciuta, valorizzata, amata al di là della sua razza, religione, nazionalità, privilegiando gli abbandonati, i malati, gli scartati, gli ultimi.”

Cristina Tomelleri



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3 Risposte a “GENERARE SPERANZA, UN NUOVO SOGNO DI AMICIZIA SOCIALE CHE NON SI LIMITA ALLE PAROLE”

  1. L’ enciclica Fratelli Tutti ci invita a “reagire ai diversi modi attuali di eliminare o ignorare gli altri con un sogno di fraternità e amicizia sociale che non si limiti a parole”.
    Direi che questa bella Testimonianza è una risposta concreta alle proposte del Papa,
    per cui Grazie a Cristina, Marisa, Maria Teresa e tutti del Comitato che rendete questo prezioso servizio,
    e al quale con qualche piccola goccia cerco di contribuire anche io,
    un grande grazie e incoraggiamento, Oscar

  2. Bellissimo articolo appropriato, efficace che ben delinea la realta’ del COMITATO UMANITA’ NUOVA .

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