GUARDATI CON I MIEI OCCHI PERCHE’ IO TI POSSA VEDERE CON I TUOI. Dentro il Venerdì Santo

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Il Venerdì Santo ha sempre un sapore molto intenso. Un’intensità che nelle parrocchie si respira e si incontra nella fede semplice delle persone e negli straordinari cenacoli allestiti, segni dell’amore, della creatività e della multiforme esperienza di fede che lo Spirito Santo sa suscitare. Accanto a questa scena della fede, si ascolta un silenzio che attira, che convoca alla presenza del Dio-eucarestia, un Dio-rendimento di grazie, capace di farsi immobile e trafitto pezzo di pane, plasmato in profondità nella natura divina. In questo silenzio immobile ma fecondo di Cristo Eucarestia siamo come sedotti e convocati alla contemplazione, alla adorazione, alla sosta nelle nostre caotiche giornate senza riposo. Gesù ti seduce e ti ama nel silenzio. Soprattutto durante il Venerdì. Perché è in questo silenzio che anche Lui è stato amato dal Padre nel momento in cui ha vissuto la massima esperienza di Figlio, ovvero la Croce. Gesù non è mai stato Figlio del Padre come nella Croce. Tutto quello che ha fatto e detto si spiega lì, non prima. Si può dire che il culmine del Vangelo stia proprio qui: vedere nel Venerdì e nella crocifissione fuori dalle mura della città santa, che nell’antichità, in particolare per i giudei, rappresentava la massima lontananza da Dio, il luogo della rivelazione definitiva di Dio. No, il Venerdì non è, semplicemente, un tragico incidente nel cammino della Pasqua; l’esodo definitivo di Dio ha i segni dei chiodi e delle ferite del Golgota; non per un culto del dolore fine a se stesso, ma perché l’amore dirompente che Dio è, è segnato da una logica di annullamento, di negazione di sé, di kenosi, che è lo stesso spazio della nostra vita. Il crocifisso, la morte di Cristo, è già il risorto, perché la morte di sé è la vita di Dio. Il silenzio del Venerdì, se ascoltato e accolto fino in fondo, è già l’annuncio della gioia indicibile e incontenibile che sta in fondo al Sabato, l’ultimo giorno. C’è un giorno oltre l’ultimo, c’è un inizio oltre la fine, c’è un alfa oltre l’omega che risplende nell’oscura notte.

È davvero una scuola di vita contemplare il Crocifisso e l’Eucarestia. Vedere l’immobilità e il silenzio di Dio che sono, in profondità, la sua vita e il suo amore, tocca la vita, il cuore e l’anima. Quando scorgi questo mistero, ti accorgi della Grazia che sta lavorando in te; ti accorgi che, ancora una volta, ogni tuo passo nella direzione della vita è frutto di un amore, quello di Dio, che sempre pre-viene le tue decisioni autentiche. Ti accorgi, in fondo, che Dio ti ama nel tuo amare. Ogni gesto d’amore è il luogo profondo del corteggiamento di Dio; questo riempie la tua anima, la libera, la fa leggera, capace di vincere i pregiudizi, di non giudicare, di aprirsi gratuitamente e misteriosamente all’altro. Ci sono tante voci potenti da zittire per fare esperienza della seduzione di Dio; ma, spesso, basta un piccolo da parte nostra. Basta accettare un invito, fare una carezza, sostare, senza tanto pensare, davanti all’Eucarestia. E quando ti senti duro come la pietra e indifferente, incapace di amare, o ancora di più, con rancore e invidia? Metti tutto nelle sue mani. Inchioda tutto questo in quel Crocifisso. Fai del Crocifisso la tua vita, la tua esperienza, i tuoi sentimenti. È troppo difficile? Ma non vedi che è la tua vita? Daglieli a Cristo, perché Lui ti aspetta, ti vuole, ti ama. Chiedigli, semplicemente, di accoglierti come sei, nelle tue fragilità e nei tuoi limiti, mendica la sua misericordia e abbi il coraggio di sospirare il cambiamento. Chiedigli di avere occhi nuovi, i Suoi. Allora i Suoi occhi, saranno i tuoi. L’esperienza del cambiamento e della conversione, parte da una preghiera: Signore, guardati con i miei occhi, e lascia che io ti possa vedere con i tuoi.

Davide Penna

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