Elogio alla Madre: quella vera
«Preferisco la Madonna Madre che non la madonna capo di ufficio telegrafico». Sull’aereo che lo porta da Lisbona a Roma come di consueto, al termine di ogni viaggio Papa Francesco ritorna su Medjugorje. «Circa le presunte apparizioni attuali, il rapporto della commissione Vaticana ha i suoi dubbi. Io personalmente sono più “cattivo”: io preferisco la Madonna madre, nostra madre, e non la Madonna capo-ufficio telegrafico che tutti i giorni invia un messaggio a tale ora… questa non è la mamma di Gesù. E queste presunte apparizioni non hanno tanto valore. E questo lo dico come opinione personale.
Ma chi pensa che la Madonna dica: “Venite che domani alla tale ora dirò un messaggio a quel veggente”; no». Poi Francesco accenna al fatto spirituale, «al fatto pastorale, gente che va lì e si converte, gente che incontra Dio, che cambia vita… Per questo non c’è una bacchetta magica, e questo fatto spirituale-pastorale non si può negare. Adesso, per vedere le cose con tutti questi dati, con le risposte che mi hanno inviato i teologi, si è nominato questo Vescovo – bravo, bravo perché ha esperienza – per vedere la parte pastorale come va. E alla fine, si dirà qualche parola».
A Fatima ha appena concluso il pellegrinaggio mariano. Una due giorni tutti dedicati alla Madre vera di Cristo. «Carissimi pellegrini, abbiamo una Madre! Aggrappati a Lei come dei figli, viviamo della speranza che poggia su Gesù…. Quando Gesù è salito al cielo, ha portato accanto al Padre celeste l’umanità – la nostra umanità – che aveva assunto nel grembo della Vergine Madre, e mai più la lascerà. Come un’ancora, fissiamo la nostra speranza in quella umanità collocata nel Cielo. Questa speranza sia la leva della vita di tutti noi! Una speranza che ci sostiene sempre, fino all’ultimo respiro». Così papa Francesco a Fatima, quasi a cancellare la figura di una madre inquinata da una pioggia di pseudo-apparizioni con messaggi a seguire che ci presentano una madonna-giramondo, che affida misteri e segreti a persone d’ogni genere. Bergoglio a Fatima ci ha restituito con decisione la figura di Maria nella sua reale essenza: non più ridotta a un’icona solo da venerare, ma una persona con cui camminare insieme.
E ci ha fatto nuovamente riscoprire la figura della giovane di Nazaret per amarla, fino all’imitazione delle sue virtù. Maria nostra sorella nella fede, secondo la bellissima definizione di Paolo VI. Sorella perché ce la ritroviamo accanto nel ripercorrere l’identico percorso di fede che, traducendosi in amore, ci porta alla piena comunione con Dio. Itinerario d’amore e non di guerra. Donna che non combatte nessuna guerra, nessuna crociata. Ma con suo Figlio ci chiede di essere «luce del mondo». «Profezia dell’Amore misericordioso del Padre, – la prega così Bergoglio nella Cova da Iria – Maestra dell’Annuncio della Buona Novella del Figlio, Segno del Fuoco ardente dello Spirito Santo, insegnaci, in questa valle di gioie e dolori, le eterne verità che il Padre rivela ai piccoli. Mostraci la forza del tuo manto protettore. Nel tuo Cuore Immacolato, sii il rifugio dei peccatori e la via che conduce fino a Dio».
«Non potevo non venire qui per venerare la Vergine Madre e affidarLe i suoi figli e figlie. Sotto il suo manto non si perdono; dalle sue braccia verrà la speranza e la pace di cui hanno bisogno e che io supplico per tutti i miei fratelli nel Battesimo e in umanità, in particolare per i malati e le persone con disabilità, i detenuti e i disoccupati, i poveri e gli abbandonati. Carissimi fratelli, preghiamo Dio con la speranza che ci ascoltino gli uomini; e rivolgiamoci agli uomini con la certezza che ci soccorre Dio».
Silvano Gianti