A Genova un gruppo di associazioni (Arena Petri, Centro Italiano Femminile, Circolo Culturale Aldo Moro, Liberi/e Forti, Movimento Politico per l’Unità) sta facendo un percorso comune di riflessione, condivisione, sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile e attiva; di questo cammino si è svolta, venerdì 3 maggio, la terza tappa (dopo il primo incontro a gennaio sul centenario dell’Appello ai Liberi e ai Forti, e a marzo sull’Europa) incentrata sulla Laudato sì e con ospite il professor Mauro Magatti, nella splendida cornice del Palazzo Lercari-Parodi (oggi sede genovese dell’Università Telematica Pegaso). La serata, che ha visto la partecipazione di quasi circa 100 persone, ha voluto rimettere al centro del dibattito l’enciclica di papa Francesco, avvertita come testo fondamentale per affrontare le sfide di oggi.
Magatti è partito da una breve analisi del contesto di oggi; dopo il ventennio 1989-2008, segnato dall’apparente trionfo del neoliberismo, dalla cieca fiducia nella fine della storia, da una prepotente convinzione nella capacità del mercato, svincolato da ogni controllo sociale, di garantire una felicità assoluta, in una parola dal dominio di quello che il papa chiama il paradigma tecnocratico, oggi facciamo i conti con le conseguenze di tale atteggiamento. Come già aveva sottolineato Benedetto XVI nella Caritas in Veritate, questo modello ha, infatti, grandi problemi di sostenibilità sia dal punto di vista economico, sia da quelli sociale e ambientale. Da questa grave crisi epocale si può tentare di uscire ripartendo da un’ecologia integrale che accolga il dato fondamentale la relazionalità del tutto. Tutto è connesso nella nostra casa comune, ripete spesso il papa; il che significa che niente è sciolto, svincolato, separato, ab-solutus. La relazione è il dato fondamentale e originario della natura, specie di quell’essere vivente di cui Dio si compiace a tal punto di definirlo cosa molto buona, l’uomo. La follia che ci ha accompagnato negli ultimi 30 anni, ovvero la pretesa di essere individui autosufficienti grazie al consumo elevato a idolo, ci sradica dalla nostra verità fondamentale, il nostro essere essenzialmente relazione.
La Laudato sì ci invita a riflettere su questo, assumendone le conseguenze in ordine alla sostenibilità da tre importanti punti di vista: a) la sostenibilità ambientale; b) la sostenibilità sociale; c) la sostenibilità umana. Magatti si è soffermato, in particolare, su quest’ultimo aspetto. Il grido d’allarme non parte solo dal papa, ma anche dal World Economic Forum, che, nell’ultimo rapporto sui rischi globali, pone il problema dell’erosione del tessuto sociale, in un contesto dove a Manhattan il 90% delle famiglie è costituito da una persona, a Stoccolma il 60 %, a Parigi il 50% e a Milano il 40%. L’uomo da solo, pensato e plasmato come individuo, si snatura, non è sostenibile. Occorre, quindi, ripartire dai legami, dalle relazioni, e riconoscere, pertanto, la benedizione del limite, dell’inefficienza, dei ritmi rallentati.
Come Benedetto XVI ha posto con estrema lucidità il problema culturale del rischio dell’ipertrofia di una ragione tecnico-strumentale che riduce l’uomo a individuo e, dunque, ne distrugge l’intima natura, così papa Francesco ci esorta, per allagare la ragione, a recuperare il dato fondamentale della relazione in cui si è liberi veramente. Una libertà che non può più essere pensata come semplice autodeterminazione; perché, come ci racconta la Genesi in cui l’atto creatore massimo è la vita dell’altro, la libertà, per non contraddire se stessa, deve avere come direzione la libertà dell’altro.
La sfida è complessa, ardua, tocca le fibre più profonde di noi stessi e dell’immagine di noi stessi che abbiamo create; ma se da un lato la situazione attuale del mondo provoca un senso di precarietà e di insicurezza1 dall’altro ci lasciamo toccare dall’appello accorato di papa Francesco, secondo cui non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi, al di là di qualsiasi condizionamento psicologico e sociale che venga loro imposto. Sono capaci di guardare a sé stessi con onestà, di far emergere il proprio disgusto e di intraprendere nuove strade verso la vera libertà. Non esistono sistemi che annullino completamente l’apertura al bene, alla verità e alla bellezza, né la capacità di reagire, che Dio continua ad incoraggiare dal profondo dei nostri cuori. Ad ogni persona di questo mondo chiedo di non dimenticare questa sua dignità che nessuno ha diritto di toglierle2.
Davide Penna
1Papa Francesco, Laudato sì, 204.
Mi ha particolarmente colpito il concetto di libertà spiegato da Magatti: lo scopo finale della libertà è “liberare altri”, essere “generativi”, dare inizio a qualcosa che non c’era al mondo prima di noi…. sfuggire ad una certa logica che ci vorrebbe “macchine programmate” incapaci di cambiare le cose. Essere liberi vuol dire avere la capacità di vedere il mondo sempre in modo nuovo, avere la speranza che le cose possono cambiare se io faccio la mia parte. L’atto creativo più grande di Dio è stato creare l’uomo libero, cioè dargli la possibilità di sfuggire al suo controllo. E questo è il modello più alto della nostra libertà.
Marisa