LA  DOTTRINA  SOCIALE  CRISTIANA : DALL’ ENCICLICA “CARITAS IN VERITATE” ALLA  “FRATELLI  TUTTI”

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Come ha rilevato la Redazione di questo Sito, la mia sintesi della Dottrina sociale pubblicata su questo Sito porta la data del 2013 (è disponibile qui), per cui non recepisce il contenuto di alcuni successivi documenti in materia. Ma, di fatto, trascura anche un documento precedente, ossia l’enciclica “Caritas in Veritate”, che è del 2009 (salvo per un paio di richiami alla stessa).

Nelle righe seguenti riporterò dunque considerazioni e proposte del Magistero per quanto attiene la vita politica, economica e sociale, estrapolandole dalla ”Caritas in Veritate” e successivamente dalle encicliche “Laudato sì” (del 2015) e “Fratelli tutti” (del 2020) . Si tratterrà necessariamente di cenni, auspicabilmente significativi.

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2009 – L’ ENCICLICA “CARITAS  IN  VERITATE”  di Benedetto XVI

La “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI rappresenta il punto conclusivo di un ideale “trittico” dello stesso pontefice, apertosi con la “Deus caritas est”  del 2005 e continuato con la “Spe salvi” del 2007. Si tratta quindi della continuazione di un discorso organico tutto incentrato sulla categoria di amore-carità. Il medesimo amore per l’uomo che caratterizza la prima enciclica e attraversa per intero la seconda ritorna nella terza enciclica attraverso una specifica attenzione alle problematiche sociali. Ma attenzione, dice il Papa: “Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta. La verità è luce che dà senso e valore alla carità” ( n. 3). Lo scopo dell’enciclica è indicato nelle espressioni che seguono: “ La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende minimamente di intromettersi nella politica degli Stati. Ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione” (n. 9). Con tale premessa, si intrecciano nell’ambito del testo riflessioni propriamente teologiche, analisi economiche, implicazioni di ordine politico (tanto di politica nazionale quanto, e soprattutto, di politica internazionale), né mancano cenni a una serie di questioni scottanti, dalla salvaguardia e promozione della pace alla presa di coscienza della questione ambientale.

Va notato che, nonostante la stessa premessa, l’enciclica non si situa soltanto al livello delle affermazioni di principio, ma indica anche una serie di possibili interventi in ambito politico ed economico grazie ai quali potrà essere possibile invertire un corso delle cose che oggi appare, sotto molti aspetti, problematico se non inquietante.

Ma vediamo sinteticamente il contenuto dell’enciclica (che si compone di una Introduzione, di sei capitoli   e di una Conclusione).

Nell’Introduzione il Papa ricorda che “la carità è la via maestra della Dottrina sociale della Chiesa”. Ma avverte che “un Cristianesimo di carità senza verità può venire facilmente scambiato per una riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma marginali.

Capitolo primo – Il messaggio della “Populorum Progressio”

Con l’enciclica di Paolo VI, Papa Benedetto XVI ribadisce “l’imprescindibile importanza del Vangelo per la costruzione della società secondo libertà e giustizia”. Infatti, chiarisce, le cause del sottosviluppo stanno soprattutto nella non osservanza del Vangelo e quindi nella mancanza di fraternità fra gli uomini e i popoli.

Capitolo secondo – Lo sviluppo umano nel nostro tempo

Cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, dice il Papa, ma aumentano anche le disparità e nascono nuove povertà. Ciò è dovuto all’esclusivo obiettivo del profitto senza il bene comune come fine ultimo. Da rimarcare in particolare che un vero sviluppo è legato al rispetto della vita umana. “Quando una società s’avvia verso la negazione e la soppressione della vita finisce per non trovare più motivazioni ed energie per adoperarsi a servizio del vero bene dell’uomo”. Altra condizione per permettere lo sviluppo umano è la libertà religiosa, che è il contrario del fondamentalismo e della violenza, cui purtroppo frequentemente assistiamo nella vita sociale.

Capitolo terzo – Fraternità, sviluppo economico e società civile

Lo sviluppo economico, sociale e politico ha bisogno, se vuole essere autenticamente umano, di fare spazio al principio di gratuità come espressione di fraternità” (n. 34). Il Papa sottolinea con forza questa “novità” nel campo economico, novità che vale in particolare per il “mercato” (e cioè, ricordiamo, per il complesso degli scambi di un dato prodotto). “La logica mercantile va finalizzata al perseguimento del bene comune di cui deve farsi carico anche e soprattutto la comunità politica…La grande sfida che abbiamo davanti a noi, fatta emergere dalle problematiche dello sviluppo in questo tempo di globalizzazione e resa ancor più esigente dalla crisi economico-finanziaria (ancora in atto) è di mostrare, a livello sia di pensiero e sia di comportamenti, che non solo i tradizionali principi dell’etica sociale, quali la trasparenza, l’onestà, e la responsabilità non possono venire trascurati o attenuati, ma anche che nei rapporti mercantili la logica del dono come espressione della fraternità possono e devono trovare posto entro la normale attività economica (n. 36). E’ questo, osserviamo,  un discorso che è solo all’inizio e che dovrà essere continuato e sviluppato per una “nuova” economia, e cioè per un’economia a servizio dell’uomo (e non del profitto), un’economia formalmente e sostanzialmente “civile”.

Capitolo quarto – Sviluppo dei popoli, diritti e doveri, ambiente

L’economia – s’è detto – ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento. E non di un’etica qualsiasi, bensì di un’etica “amica della persona” (n.45). La centralità della persona dev’essere anche il principio-guida degli interventi nella cooperazione internazionale (n.47). Il Papa ricorda però che il tema dello sviluppo è fortemente collegato alla qualità dei rapporti dell’uomo con l’ambiente naturale (n.48). L’enciclica ritorna infine ad affermare con forza il valore della vita e il suo armonioso inserimento nell’ambiente, prefigurando quel (completo) approfondimento che sarà poi operato dall’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco. Afferma infatti: Il problema decisivo è la complessiva tenuta morale della società. Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell’uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale. E’ una contraddizione chiedere alle nuove generazioni il rispetto dell’ambiente naturale quando l’educazione e le leggi non le aiutano a rispettare se stesse”.  “Il libro della natura è uno ed indivisibile, sul versante dell’ambiente come sul versante della vita, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dello sviluppo umano integrale” (n.51).

Capitolo quinto – La collaborazione della famiglia umana

Il “cuore” di questo capitolo è ricapitolato nel titolo. Benedetto XVI evidenzia che “lo sviluppo dei popoli dipende soprattutto dal riconoscimento di essere una sola famiglia, che collabora in vera comunione ed è costituita da soggetti che non vivono puramente e semplicemente l’uno accanto all’altro” (n.53). E poi aggiunge che “l’esclusione della religione dall’ambito pubblico come, per altro verso, il fondamentalismo religioso impediscono l’incontro tra le persone e la loro collaborazione per il progresso dell’umanità. Nel laicismo e nel fondamentalismo si perde la possibilità di un dialogo fecondo e di una proficua collaborazione tra la ragione umana e la fede religiosa. La ragione ha sempre bisogno di essere pacificata dalla fede, e questo vale anche per la ragione politica, che non deve credersi onnipotente. A sua volta, la religione ha sempre bisogno di venire purificata dalla ragione per mostrare il suo autentico volto umano. La rottura di questo dialogo comporta un costo molto gravoso per lo sviluppo dell’umanità (n.56). Nell’ambito della necessaria ed auspicata “collaborazione” della famiglia umana, Papa Benedetto esorta quindi gli Stati ricchi a “destinare maggiori quote” del Prodotto Interno Lordo per un vero sviluppo, anche nel rispetto degli impegni soventemente sottoscritti (n. 60). Il Papa affronta successivamente il “fenomeno epocale” delle migrazioni. “Ogni migrante è una persona umana, dice, che possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione” (n. 62). Il Pontefice mette infine in evidenza il nesso tra disoccupazione e povertà e rilancia l’appello di Giovanni Paolo II in favore della qualità del lavoro (sia degli uomini che delle donne).

Capitolo sesto – Lo sviluppo dei popoli e la tecnica

Nello sviluppo dei popoli, osserva il Pontefice, “la tecnica ha un volto ambiguo”. Nata dalla creatività umana,  attrae fortemente l’uomo perché lo sottrae alle limitazioni fisiche e ne allarga l’orizzonte. Ma la libertà umana deve sempre rispondere all’attrattiva della tecnica con decisioni che siano frutto di responsabilità morale (n. 70). In particolare il Papa ricorda che “campo primario e cruciale della lotta culturale tra l’assolutismo della tecnica e la responsabilità morale dell’uomo è oggi quello della bioetica” (manipolazioni genetiche, ricerca sugli embrioni e via dicendo) e afferma che anche in questo campo ragione e fede debbono aiutarsi a vicenda. “Solo assieme salveranno l’uomo”, conclude Benedetto (n.74).

La conclusione è un efficace “riassunto” dell’ enciclica: “Solo se pensiamo di essere chiamati in quanto singoli e in quanto comunità a far parte della famiglia di Dio come suoi figli, saremo capaci di produrre un nuovo pensiero e di esprimere nuove energie a servizio di un vero umanesimo integrale… La maggiore forza a servizio dello sviluppo è quindi un umanesimo cristiano, che ravvivi la carità e si faccia guidare dalla verità, accogliendo l’una e l’altra come dono permanente di Dio. La disponibilità verso Dio apre alla disponibilità verso i fratelli e verso una vita intesa come compito solidale e gioioso” (n. 78).

2015 – L’ENCICLICA  “LAUDATO  SI’” di Papa Francesco

Erano trascorsi solo sei anni, ma anche un cambio di pontificato quando, il 24 maggio del 2015, solennità di Pentecoste, veniva promulgata l’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco.

In 192 pagine del documento ufficiale, sei capitoli e una articolazione di 246 paragrafi, Papa Francesco vi parla di ecologia come studio dell’ “oikos”, in greco la “casa di tutti” o “casa comune”. Quasi superfluo rilevare che l’enciclica prende il nome dalla nota espressione di S. Francesco d’Assisi, che nel “Cantico delle creature” loda Dio per “sora Terra”, che come una madre “ne sustenta”.

Una prima considerazione di carattere generale è che il Documento è molto più di una lettera pastorale sull’ambiente. E’ un grandioso affresco sul mondo nel quale la scienza, l’economia, i problemi sociali, l’agire umano e la politica non sono più a sé stanti o singolarmente predominanti, ma “convivono” in quella “casa” che è appunto oggetto dell’ “ecologia”.

Ai fini sostanzialmente informativi che questo scritto persegue la cosa più semplice ed utile sembra ancora quella di riportare, anche se brevemente e in modo incompleto, il contenuto dei singoli capitoli.

Capitolo primo – Quello che sta accadendo alla nostra casa

Il punto di inizio dell’enciclica è un “ascolto” della situazione, a partire dalle migliori acquisizioni scientifiche in materia ambientale oggi disponibili. Si parte da alcuni aspetti della crisi ecologica maggiormente urgenti e preoccupanti: i mutamenti climatici, definiti “una delle principali sfide attuali per l’umanità” (il cui impatto, tanto per cambiare, ricade sui più poveri…),  la questione dell’acqua (un diritto umano essenziale,  condizione per l’esercizio degli altri diritti umani), la tutela della biodiversità. Per questi problemi mancano purtroppo nel mondo una cultura adeguata e la disponibilità a cambiare stili di vita, di produzione e di consumo (n.59).

Capitolo secondo – Il Vangelo della creazione

In questo secondo capitolo il Papa affronta i temi ambientali ed ecologici a partire dai testi scritturistici della tradizione ebraico-cristiana, ossia dalla Bibbia. Benchè l’enciclica si rivolga a tutti, dunque anche a coloro che ritengono la fede irrilevante o irrazionale, oppure una “sottocultura” che dev’essere semplicemente tollerata, per il Papa “la scienza e la religione, che forniscono approcci diversi alla realtà, possono entrare in dialogo intenso e produttivo per entrambe”. I semplici “titoli” delle sezioni di cui il capitolo si compone possono dare almeno un’idea degli ulteriori argomenti affrontati, oltre che favorire l’eventuale diretta consultazione: 1. La luce che la fede offre. 2. La sapienza dei racconti biblici. 3. Il mistero dell’universo. 4. Il messaggio di ogni creatura nell’armonia di tutto il creato. 5. Una comunione universale. 6. La destinazione comune dei beni. 7. Lo sguardo di Gesù.

Capitolo terzo – la radice umana della crisi ecologica

Papa Francesco affronta le cause profonde della crisi ecologica e ambientale del nostro tempo alla luce del “paradigma tecnocratico dominante”, ossia la tendenza “a credere che ogni acquisto di potenza sia semplicemente progresso, accrescimento di sicurezza, di utilità, di benessere, di forza vitale, di pienezza di valori”, come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia. Il capitolo si compone di tre sezioni: 1. La tecnologia: creatività e potere. 2. La globalizzazione del paradigma tecnocratico. 3. Crisi e conseguenze dell’antropocentrismo moderno.

Capitolo quarto – Un’ecologia integrale

Dopo la disamina sulla situazione attuale e sulle cause della crisi ecologica e ambientale, Papa Francesco affronta la parte propositiva dell’enciclica alla luce di una ecologia integrale, di una ecologia cioè che parta dal convincimento che l’uomo è parte integrante della natura e dell’ambiente in cui vive. Quando parliamo di ambiente, afferma l’enciclica, facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una pura cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. Per questo motivo, un’ecologia che sia veramente “integrale” deve comprendere chiaramente le dimensioni umane e sociali considerate non separatamente, ma nelle loro interazioni. Il capitolo comprende le seguenti sezioni: 1. Ecologia ambientale, economica e sociale. 2. Ecologia culturale. 3. Ecologia della vita quotidiana. 4. Il principio del bene comune. 5. La giustizia tra le generazioni.

Capitolo quinto – Alcune linee di orientamento e di azione

Papa Francesco non si limita a enucleare dei principi, ma suggerisce anche alcune linee di orientamento e di azione, intese come “grandi percorsi di dialogo che ci aiutino ad uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando”. Sono cinque i percorsi indicati dal Pontefice: 1. Il dialogo sull’ambiente nella politica internazionale. 2. Il dialogo verso nuove politiche nazionali e locali. 3. Dialogo e trasparenza nei processi decisionali. 4. Politica ed economia in dialogo per la pienezza umana. 5. Le religioni nel dialogo con le scienze.

Capitolo sesto – Educazione e spiritualità ecologica

Nell’ultimo capitolo, Papa Francesco suggerisce alcune riflessioni per “riorientare la propria rotta”, per cambiare quell’umanità a cui manca la coscienza di un’origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti. Per questo motivo è necessaria un’educazione ed una “spiritualità ecologica”, per lo sviluppo di nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti e stili di vita. Il capitolo si compone di nove sezioni: 1. Puntare su un altro stile di vita. 2. Educare all’alleanza tra l’umanità e l’ambiente. 3. La conversione ecologica. 4. Gioia e pace. 5. Amore civile e politico. 6. I segni sacramentali e il riposo celebrativo. 7. La Trinità e la relazione tra le creature. 8.  La Regina di tutto il creato. 9. Al di là del sole.

Conclusione

Papa Francesco conclude la sua enciclica con due preghiere, “una che possiamo condividere tutti quanti crediamo in un Dio creatore onnipotente”, e un’altra “affinchè noi cristiani sappiamo assumere gli impegni verso il creato che il Vangelo di Gesù ci propone”.

2020 – L’ ENCICLICA  “FRATELLI  TUTTI” di Papa Francesco

Dopo la “Laudato sì”, l’altra grande enciclica di carattere sociale di Papa Francesco è la “Fratelli tutti”, “data ad Assisi, scrive il Pontefice, presso la tomba di San Francesco, il 3 ottobre, vigilia della Festa del Poverello, dell’anno 2020”. Per la cronaca si può notare che è forse la prima volta nella storia che, grazie al mezzo televisivo, molte persone hanno potuto assistere “in diretta” alla firma di un’enciclica.

Come anche osservato per la “Laudato si”, è molto difficile sintetizzare in poche righe quest’altro lungo, articolato, analitico Documento. Negli otto capitoli di cui il testo si compone – suddiviso in 287 paragrafi – c’è come un affresco degli abissi in cui è attualmente immersa l’umanità: divisioni, fame, soprusi, tratta, umiliazioni, razzismo, migrazioni, ingiustizie, emarginazioni, terrorismo… Ma, chiarisce il Pontefice, “pur avendola scritta a partire dalle mie convinzioni cristiane, che mi animano e mi nutrono, ho cercato di farlo in modo che la riflessione si apra al dialogo con tutte le persone di buona volontà” (n.6).

La finalità del Documento è dunque quella di “spingere” tutti gli uomini a una vera fraternità universale, che superi anche il “vuoto” di tanti slogan umanitari. Vediamo allora, sinteticamente, anche il contenuto di questa enciclica.

Un “perno” attorno al quale ruota il forte richiamo alla fraternità (e alla responsabilità) è la parabola evangelica del Buon Samaritano, svolta nel secondo capitolo. In essa un uomo si prende cura di un debole di diversa religione, perde tempo con lui, paga di persona, include altri che lo aiutano (l’albergatore). Per il Papa questo è il modello a cui ispirarsi a qualunque religione o posizione politica si appartenga.

Quello che il Pontefice chiede non è uno slancio sentimentale e generoso, ma una vera conversione alla verità, una parola che va di pari passo con la carità (n.184). E questa richiesta è fatta non tanto – o non solo – ai membri delle religioni che, avendo un’origine divina comune, accolgono più facilmente la fraternità, ma al mondo dell’economia, che vive della dittatura del mercato senza etica (n.109), della politica, che annega nel “nominalismo declamatorio” (n. 188) e ai “Paesi forti”, che dissanguano le culture dei Paesi poveri (n.51). Nel testo c’è la condanna del “populismo”, tanto di moda oggi, ma anche del “relativismo”, tanto amato dal politicamente corretto (n.206).

Papa Francesco esprime con urgenza questa richiesta perché “ la terza guerra mondiale a pezzi”, di cui Lui ha spesso parlato, si sta diffondendo sempre di più, coinvolgendo nuovi Paesi. “Nel nostro mondo – ricorda – ormai non ci sono solo “pezzi” di guerra in un Paese o nell’altro, ma si vive una guerra mondiale “a pezzi”, perché le sorti dei Paesi sono tra loro fortemente connesse nello scenario mondiale (n. 259).

Un altro elemento che spinge all’urgenza è che le ideologie – e chi le gestisce – hanno abbandonato “ogni pudore”, scatenando oppressioni, invasioni, sequestri, violazioni dei diritti umani in modo sfacciato.

Papa Francesco ha quindi un “sogno”, un sogno che lo porta a suggerire che i diritti umani siano davvero universali e che ogni uomo possa vivere in un mondo senza frontiere. Vi è anche la richiesta per una riforma dell’ONU, in cui anche le nazioni più povere contino effettivamente alla pari delle altre (n. 173). E vi sono: un condono del debito estero dei Paesi più miseri ( n.126), un potenziamento della destinazione universale della proprietà privata ( n, 123), la fine del commercio delle armi, soprattutto nucleari (n. 262). Tutto questo si basa certo su un impegno della comunità internazionale, ma è “preparato” da una cultura dell’incontro. “Armiamo i nostri figli con le armi del dialogo! Insegniamo loro la buona battaglia dell’incontro!” (n.217).

Anche questa enciclica, come la “Laudato sì”, si chiude con due invocazioni a Dio, e cioè con una “Preghiera al Creatore” e una “Preghiera cristiana ecumenica”. Ma le preghiere sono preceduta da un Appello che – dopo aver gioiosamente ricordato il Documento sulla fratellanza universale di Abu Dhabi – prosegue così: “In questo spazio di riflessione sulla fratellanza universale, mi sono sentito motivato specialmente da San Francesco d’Assisi, e anche da altri fratelli che non sono cattolici: Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e molti altri. Ma voglio concludere ricordando un’altra persona di profonda fede la quale, a partire dalla sua intensa esperienza di Dio, ha compiuto un cammino di trasformazione fino a sentirsi fratello di tutti. Mi riferisco al Beato Charles de Foucauld… (Egli) voleva essere, in definitiva, “il fratello universale”. Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò a essere fratello di tutti.  “Che Dio ispiri questo ideale in ognuno di noi. Amen”.

Di Paolo Venzano

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