OPINIONI: Bombe a grappolo … per la vita

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Di Paolo Venzano

La cultura moderna, col lungo processo di secolarizzazione diffusosi a partire dalla Rivoluzione francese, ha dimenticato le sue radici spirituali e sta sempre più smarrendo anche la forza di salvaguardare la dignità della persona umana. Si spiegano così i ripetuti ed accorati appelli di Papa Francesco – rivolti in particolare all’Europa – sul tramonto di una civiltà ormai scristianizzata. In proposito il card. Matteo Zuppi, neopresidente della CEI, è stato letteralmente categorico: “La Cristianità è finita, ripartiamo dall’essere evangelici”.

Per fornire una risposta di carattere generale alla situazione accennata (una situazione arcinota, che negli anni ha partorito migliaia di pareri e proposte intesi ad uscirne), una grande alternativa si pone tra scelte puramente tecniche, che finiscono per deludere perché domani saranno inadeguate alle domande e ai bisogni, e quelle che possiamo chiamare “scelte di umanità”, e cioè scelte a favore dell’uomo, che danno un senso al dinamismo della tecnica. E’ poi evidente che tali ultime scelte diventerebbero ben più efficaci se animate dal valore della fraternità, che è un valore laico, come efficacemente chiarisce anche l’enciclica “Fratelli tutti” del 3 ottobre 2020.

Ma questo mondo scristianizzato ed anche disumanizzato è anche quello che favorisce il sorgere di conflitti di ogni genere fra gli esseri umani. Ricordiamo le parole ormai storiche pronunciate da Papa Francesco nel dicembre 2020: “Diamo un’occhiata al mondo così com’è. Guerre dovunque. Stiamo vivendo la terza Guerra Mondiale a pezzi”. E’ la considerazione che mi ha suggerito il titolo di questo scritto.

Mentre infatti pensavo che in tante parti del mondo Satana gioisce nell’infliggere sofferenze inaudite, un po’ dovunque le religioni operano per la vita delle persone. Tanto più quando, aderendo anche inconsapevolmente al richiamo dello Spirito Santo, le religioni superano antichi e anche spietati conflitti per stabilire confronti pacifici e relazioni feconde.

Può essere interessante ed anche utile ricordare alcuni fra i più significativi momenti al riguardo, cominciando dall’incontro di preghiera tenutosi ad Assisi il 27 ottobre del 1986 su invito di Giovanni Paolo II. Si è trattato veramente di un momento storico nella dinamica del dialogo e della collaborazione fra le religioni mondiali, una vera “bomba a grappolo” per i suoi effetti a largo raggio. Ad Assisi si è infatti compreso che la salvezza, come riconciliazione con Dio, non esiste senza la riconciliazione con i fratelli, con gli altri uomini, anche nei campi della politica, della vita economica, sociale, culturale, nazionale e internazionale. Ma – come pure è stato osservato – riconciliato con Dio e con i fratelli l’uomo si riconcilia anche con la Natura, ponendo fine allo sfruttamento disordinato delle risorse naturali, insieme al deterioramento costante a cui è sottoposto l’ambiente umano.

A questo punto l’avarizia dello spazio mi costringe a limitare il richiamo alla cosiddetta “Dichiarazione di Abu Dhabi”. Parlo naturalmente del “Documento sulla fraternità umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, di cui non si raccomanderà mai abbastanza la lettura e lo studio, firmato appunto negli Emirati Arabi Uniti il 4 febbraio del 2019 da papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Amhad Al-Tayyib. E’ un’altra pietra miliare, non solo nei rapporti tra Cristianesimo e Islam, che indica come bussola la cultura del dialogo, la collaborazione comune e la conoscenza reciproca, e istituisce adeguati strumenti al riguardo. Ma il Documento è anche un pressante appello per porre fine alle guerre, al terrorismo e alla violenza, specialmente quella rivestita di motivazioni religiose. “La fede – si legge nella Prefazione – porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare”.

Se quanto sopra è vero e valido, all’inizio di questo scritto si diceva pure che i valori cristiani non informano più la vita della società, per cui, per dirla col Card. Zuppi, “occorre ripartire dall’essere evangelici”.

C’è in proposito un’altra bella ed efficace espressione del nostro Papa Francesco (riportata nel volume “Il gregge smarrito”, ed. Rubbettino, 2021): “Nell’ovile abbiamo soltanto una pecora e voi dovete andare fuori a trovare le altre novantanove!”. In effetti, dice ancora la Dichiarazione di Abu Dhabi, dalla fede in Dio il credente è chiamato ad esprimere la fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e le più povere.

Chiediamo dunque la luce e la forza dello Spirito Santo e “andiamo fuori”, in tutti i campi, facendo la nostra parte con gli occhi e l’anima puntati in quel Dio che si è fatto il Male per darci il Bene. Con Lui le bombe della Vita saranno sempre e dovunque più forti di quelle della Morte!

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