“Sono arrivata alla conclusione che proverò a tenere “spenti” i social per un po’.Forse non ce la farò, ma certo ci proverò. Li aprirò giusto il tempo di pubblicare la sera la buonanotte. Mi dispiace, perderò forse cose interessanti, ma vedo troppi giudizi, troppo veleno gratuito, troppa intolleranza che mi fa male e mi consuma troppo”.
Questo è l’incipit di un post che ho scritto qualche giorno fa su Facebook, sull’onda di un fastidio emotivo che portavo dentro da tanti giorni nel leggere tanta cattiveria e intolleranza nei post di tante persone.
Si, è vero, i social network sono diventati per tanti la finestra sul mondo, in questi giorni di “reclusione forzata” nelle nostre case. Ma ci sono alcuni pericoli in cui possiamo incorrere.
Il primo è quello di una bulimia. In questi giorni la nostra vita passa quasi completamente attraverso smartphone e computer, ma proprio per questo rischiamo di rimanerci attaccati continuamente, più di quanto già non facciamo di solito.
Fin dal primo giorno ho incominciato a ricevere nella mia casella email e tramite post sponsorizzati proposte di webinar, corsi gratuiti imperdibili per tutti i gusti e a tutte le ore; aprendo Instagram non si contavano il numero di dirette che dai più disparati canali erano iniziate, su Facebook abbondano dirette delle Messe, rosari, ufficio delle ore … insomma: siamo bombardati di contenuti, più di quanto già non lo fossimo prima, e scegliere diventa davvero difficile.
Il lavoro che continuo a fare da casa non mi permette di avere tutto questo tempo da dedicare a queste proposte, ma sarebbe ugualmente realmente impossibile scegliere cosa fare. Troppa offerta. È vero, nella “reclusione” diventa più difficile, e lo smartphone, i social diventano per tanti quel modo di ritagliarci uno spazio, per certi versi anche fisico, che sia davvero nostro, essendo costretti a condividere (poco) spazio con altri. Ma fin da subito ho avvertito un senso di nausea, in questa proposta così bulimica. Davvero abbiamo bisogno di tutto ciò, per passare il nostro tempo e per sapere cosa fare? Davvero non riusciamo stare più da soli con noi stessi e abbiamo bisogno di riempire ogni attimo con qualcosa? Proposta n 1: prendiamoci dello spazio per il silenzio.
Anche perché l’infrastruttura italiana potrebbe non reggere questo uso massiccio di Internet in contemporanea, ed essere perennemente collegati ad Internet su Netflix, in webinar, in videoconferenza a fare aperitivi digitali a tutte le ore potrebbe togliere “banda” a chi deve lavorare da casa in smart working o agli insegnanti e allievi che continuano a fare scuola anche a distanza.
Il secondo pericolo è quello che, basta fare il giro sulle bacheche di tanti amici e nei gruppi virtuali che frequentiamo, i social sono anche diventati il luogo dove riversare – succedeva già in tempi non sospetti, ma adesso la quarantena forza sta sicuramente acuendo questa dinamica – la frustrazione, l’indignazione, l’ansia, la paura. Tutte emozioni su cui – ma questo richiederebbe un ulteriore approfondimento – è fondato il funzionamento dei social network.
Soprattutto nei primi giorni di questa “reclusione forzata in tantissimi gruppi sui social è stato un pullulare di foto e video di chi era “reo” di uscire di casa, di una gara a chi “denunciava” più “disertori”. Come se i “leoni da tastiera” (così sono conosciute le persone che passano le loro giornate ad insultare sui social) si fossero trasferiti, auto-proclamati sceriffi, a “leoni dal balcone”, contribuendo ad alimentare una acre aria di crescente indignazione che si trasformava presto in intolleranza.
Purtroppo i social, visti da questa prospettiva, stanno facendo emergere in maniera del tutto evidente alcune loro caratteristiche. La prima è quella di stimolare la discussione in maniera binaria contribuendo a creare delle tribù (così sono nati gli schieramenti pro corsetta e quelli decisamente contro, con continua guerra a suon di link di pareri che sostengono la propria idea), polarizzando la discussione senza aiutare a comprendere che ognuno vede un pezzo di verità, anche in base alla situazione “fisica” e ambientale che vive in quel momento.
La seconda è quello di essere libero campo per la diffusione delle più astruse teorie e notizie: dai leoni che sarebbero stati messi in campo in Russia, fino ad arrivare a centinaia di audio e catene incontrollate che girano nelle nostre chat WhatsApp o le foto di file di bare, risalenti ai tempi degli sbarchi a Lampedusa, spacciate come attuali.
È stata molto efficace, nei primi giorni del decreto, un’immagine che rappresentava una fila di fiammiferi: quelli a sinistra con la testa annerita, quelli a destra no, perché un fiammifero centrale si era “sfilato” e aveva così impedito che il fuoco potesse prendere anche questi ultimi. Come per simboleggiare la parte che possiamo fare per evitare il contagio del virus, questa immagine può rappresentare anche il secondo comportamento che possiamo tenere verso i social: sfilarci.
Sfilarci dalle discussioni disfattiste, dove si usano toni troppo arrabbiati, di insulto, di accusa e giudizio gratuito, senza contribuire ad alimentare ulteriormente l’intolleranza verso il prossimo.
Sfilarci dalla condivisione di qualsiasi cosa che ci passi sullo schermo: cerchiamo di approcciarci in maniera critica, verificare prima di inoltrare. E se siamo nel dubbio: non inoltriamo.
In mezzo, vale la pena di dirlo, c’è anche tanto positivo che circola sui social. Le storie di chi è in prima linea, quelle dei gesti quotidiani di bene che continuiamo a fare, la possibilità di conoscere e contribuire a tante raccolte fondi. Tanto bene che aiuta ad alleggerire questo tempo difficile che viviamo.
Per finire, variazioni sul tema prendendo spunto da un decalogo intelligente proposto da Avvenire – validi anche quando l’emergenza finirà:
- Il tempo degli altri (aggiungiamo, anche il tempo del silenzio) è prezioso: non subissiamoli di messaggi, whatsapp, email, catene, video e post
- Prima di postare qualcosa sui social chiedersi: è davvero utile? (aggiungiamo: aiuta a costruire, o aiuta a diffondere il virus dell’intolleranza e del giudizio?)
- Se vedi un contenuto dubbio, prima di condividerlo, cerca di verificarlo e verificarne la fonte. Se non si può fare, non condividerlo.
Se vuoi sapere verificare un testo, prova a scriverne una parte su Google. Se è una “bufala” è facile che troverai come primi risultati della ricerca un sito specializzato che ti spiega il perché si tratta di una cosa non vera.
Anche le immagini possono essere controllate: salva l’immagine, apri il sito TinEye.com – c’è anche una app. Se l’immagine è “vecchia”, il sito ti segnalerà quando è stata veramente pubblicata. - Sforziamoci di non essere aggressivi. In questi giorni siamo tutti più fragili (aggiungiamo: pensiamo che ognuno di noi sta combattendo una battaglia di cui non conosciamo nulla o poco)
- Non tutti sono “online”: non dimentichiamoci di chi non lo è
- Silenziamo chi semina odio e falsità (aggiungiamo: perché quello che leggiamo attraverso uno schermo ci ferisce e ci tocca di più)
Genova, 25.03.2020 , Daniela Baudino
Molto interessante l’ articolo, invito a leggerlo bene.
Purtroppo non possiamo non stare nei Social, ma certo le tue osservazioni e indicazioni sono importanti .
Su whatsap che tutti hanno, i Gruppi che nascono per uno Scopo o Finalità, poi finiscono per diventare un Grilletto Facile e continuo di CONDIVIDI CONDIVIDI CONDIVIDI….e a tutte le ore…
Io nel mio Profilo ho scritto: PRIMA DELLE 8 E DOPO LE 22.30 SOLO COSE URGENTI…ma ..
Su Facebook, ormai troppo usato dai Politici , se leggi i Commenti di un Post ti senti male: insulti , polemiche, minacce …..
Sempre su Facebook, dove per fortuna ho disattivato le Notifiche, entro solo quando mi viene bene o devo mettere qualcosa : ma poi sto tremendo Algoritmo ti fà arrivare di tutto, un Bombardamento: ai tradizionali Post e Foto , ora Storie, Video di tutte le specie: dovresti non avere niente da fare per starci…
Ma guarda , per ora mi fermo qui: Grazie Daniela, un grande saluto, Oscar
Grazie Daniela, mi è piaciuto molto il tuo articolo.
Una cosa che mi ha colpito molto in questi giorni di isolamento è che a un certo punto della giornata sento forte il bisogno di ‘silenzio’, è un po’ assurdo per me che vivo sola, però sento il bisogno di spegnere cellulare, televisione …
A proposito di facebook con il quale ho sempre avuto più odio che amore mi sono un po’ riconciliata. Il nostro parroco utilizza questo mezzo per la messa domenicale , un modo per non perdere i contatti con i parrocchiani
Insieme, avanti nella Divina Avventura
Angela Roncallo
Come Angela anch’io sento bisogno di silenzio: rispondo ai messaggi su watsup perchè capisco che è un modo di vincere la solitudine. Io telefono alle persone anziane e sole, ai miei parenti con cui scambio gli auguri Natale e Pasqua, ad amici persi da tempo. Come passo il tempo tra una telefonata e l’altra? Metto in ordine i documenti e con grande commozione ho ritrovato le lettere dei miei genitori che mi scrivevano quando ero in collegio a Genova e all’Università a Roma. So o gli anni ’60-70, quando c’era il telefono fisso e basta. La loro calligrafia, quella carta ingiallita quelle frasi che traboccano di amore, di tenerezza non possono essere sostituiti da nessun social, nessun computer.. Non demonizzo il progresso, anzi, ne faccio uso, ho gioito quando con il semplice telefono tutto il nucleo si è ritrovato a scambiare notizie, sensazioni, ognuno nella propria casa. Ma la fatica di cercare la carta, la penna, la busta, comprare il francobollo, uscire per andare ad imbucare ha un’altra valenza. Mi sono imposta di chiamare al telefono le persone e mandare messaggi il meno possibile, se non per girare cose importanti o divertenti. Voglio recuperare quel rapporto umano, di carne. Purtroppo solo vocale in questo periodo ma voglio perseguirlo anche dopo “il liberi tutti”
Che bella questa cosa, Maria Vincenza!
Credo che il verbo che descriva bene questo periodo possa essere “SCOPRIRE” … perché davvero possiamo scoprire tante cose belle magari un po’ “sepolte”. Come quei rapporti che possiamo rimettere in moto o le fotografie dentro ad un cassetto 🙂
E concorso su questa cosa del riscoprire il desiderio del rapporto con l’altro .. io ad esempio nel mio piccolo sto riscoprendo, non avendo altri contatti, il piacere di sentire la voce delle persone, attraverso una telefonata o anche solo in un messaggio vocale 🙂
Grazie Angela della tua condivisione … faccio la stessa esperienza, che pur essendo da sola ad un certo punto devo proprio chiudere tutto.
Credo – e spero – che questa esperienza potrà lasciarci in eredità tante buone pratiche, per la nostra vita “digitale” 🙂