PROGETTO GENUOVA: A CHE PUNTO SIAMO?

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Il progetto era nato alcuni anni fa in un nucleo di volontari dell’Opera di Maria che si erano interrogati su quali categorie rappresentassero gli “ultimi” in Genova, rendendosi conto che, per la specifica situazione in città e nella Regione, questi erano certamente le persone senza lavoro, fonte primaria di una drammatica povertà diffusa (ad oggi ancor più grave per il covid …).

A Genova, come rilevava in allora un Rapporto di “Save the Children”: “A preoccupare sono soprattutto le periferie, i quartieri dormitorio e quella percentuale – troppo alta – che vede il 26,9% di bambini e adolescenti in Liguria vivere in condizioni di povertà relativa”. In base agli ultimi rilevamenti del 17 novembre 2020, in Liguria la povertà relativa dei bambini è ancora al 22,2%. Il Rapporto della Banca d’Italia dell’8/07/2019 indica nell’8% la percentuale delle famiglie in povertà assoluta in Liguria, più del Nord Ovest (6,7%), ma anche della media nazionale (6,9%)”.

Allo stesso tempo, la situazione ambientale della periferia, prevalentemente nel Ponente industriale cittadino, era (ed è tutt’ora) compromessa dalle industrie petrolchimiche, classificate dalla Protezione Civile “a Rischio Rilevante”, perché, potenziale causa di devastanti incendi ed esplosioni che produrrebbero gravissimi ustioni a buona parte dei circa 10.000 cittadini che vivono nelle abitazioni adiacenti, tagliando, nel contempo, ogni via di comunicazione agli ospedali per grandi ustionati, collocati tutti nel levante cittadino.

Il nostro cuore era stato sollecitato dal grido di dolore che proveniva da questa umanità abbandonata ed abbiamo deciso di unire le nostre capacità per produrre una proposta in grado di creare nuovi posti di lavoro duraturi e ambientalmente sostenibili e risolvesse le emergenze ambientali del ponente genovese. Abbiamo tenuto come “bussola” l’Enciclica “Laudato Sì di Papa Francesco e la meditazione Una città non basta di Chiara Lubich.

È nata così un’idea progettuale, con un nuovo porto galleggiante, al largo di Genova, che potrebbe dare lavoro a 40.000 persone. Nella piattaforma portuale, lontano dalle abitazioni, è stata ipotizzata la rilocalizzazione delle industrie petrolchimiche.

Sull’area lasciata da loro libera, è stata proposta una nuova forma di convivialità tra giovani ed anziani, con un quartiere per anziani fatto da residenze e anche alloggi in co-housing e un “campus” sportivo per i giovani, favorendo l’utilizzo comune di strutture, quali campo, palestra, piscina, biblioteca, mensa, centri di fisioterapia. Nell’area liberata dal Porto Petroli è previsto anche un porticciolo turistico, facilmente accessibile dal quartiere.

Per iniziativa dei volontari e delle volontarie costituenti il primo nucleo, è sorta l’Associazione “GeNuova, che ha ricevuto adesioni da parte di professionisti “laici” con nel cuore l’amore per la città, allo scopo di promuovere l’idea presso l’opinione pubblica.

L’idea è stata accolta dalla popolazione della periferia industriale, che vede risorgere quella zona a maggior dignità e, a seguito degli incontri pubblici, si è allargata ad altri professionisti: è stato così sviluppato uno studio di fattibilità, che utilizza, per la costruzione del porto e della diga, le nuove tecnologie galleggianti.

Esempio di diga galleggiante a Montecarlo

Dette tecnologie che si affacciano ora sullo scenario mondiale sono ritenute indispensabili, sia per rispondere ai cambiamenti climatici che scatenano violente mareggiate sui litorali, che all’innalzamento delle acque nel Mediterraneo, che all’entrata in esercizio tra l’Asia e l’UE di navi portacontainers “extra large”, che impongono la realizzazione di porti sempre più in alto mare. Grazie all’aiuto di alcuni di questi professionisti abbiamo brevettato una nuova tecnologia per la costruzione di porti e dighe galleggianti e, su questo brevetto, è stato elaborato un progetto preliminare che è stato depositato e presentato alle Istituzioni.

Il progetto, strutturato con finanziamenti unicamente privati, ha raccolto manifestazioni di interesse da parte di Compagnie di Navigazione, Fondi di Investimento e Istituzioni Finanziarie (che coprono più volte l’investimento dei previsti 3 miliardi di euro), Gruppi di Imprese di Costruzione di rilevanza mondiale, attratti dai minori costi e tempi di realizzazione (la metà degli attuali), ma anche dagli aspetti sociali dell’iniziativa.

Abbiamo recentemente scoperto che la diga, così come è concepita, oltre a difendere la costa dalle mareggiate, dall’erosione marina e dall’innalzamento delle acque, è in grado di recuperare la massima energia trasferita dal mare verso la terraferma, producendo energia elettrica a costi estremamente competitivi (almeno il 50% dei costi attuali).

L’Italia potrebbe, in tal modo, proteggere i suoi 2400 Km di coste (sugli 8.000) già urbanizzate con opere marittime, che necessitano di interventi per riparare i danni dall’erosione e soddisfare i suoi bisogni elettrici e, con la restante parte, coprire almeno 1/3 del fabbisogno dell’intera UE. I posti di lavoro creati dalle energie rinnovabili, in base ad una ricerca di esperti USA e Cina, sono 10 volte in più rispetto a quelle fossili: investire nelle rinnovabili diventa, quindi, una questione fondamentale non solo per l’ambiente ma per l’intera economia.

Il brevetto è stato confrontato con Università e Produttori di Energia elettrica, che ne hanno apprezzato le potenzialità.

Finalmente anche le Istituzioni cittadine e regionali hanno accolto il nostro progetto e ne è scaturito un accordo di cooperazione tra la città e il porto di Tianjin (il porto della capitale Pechino), nel quale Tianjin indica nel nostro progetto la prima iniziativa di attuazione della cooperazione. Con questo atto, la nostra proposta ha una esistenza ufficiale e inizia l’iter della sua approvazione…

Stiamo assistendo con stupore, quotidianamente, alle intuizioni che ci dona lo Spirito Santo, che ci fa gradualmente scoprire la legge della Trinità che governa questi fenomeni e che noi possiamo utilizzare a servizio dell’umanità.

Ogni mattina ringrazio San Giuseppe, che ci sta fornendo tutti gli strumenti per operare nel mondo, da Lui “opportunamente preparati”, come ha fatto con Gesù bambino ed adolescente, certo che dietro tutto c’è la Sua mano.

Tutte le nostre azioni sono condivise in una sorta di “reciprocità all’umana”, frutto degli insegnamenti di Chiara vissuti nel nostro “uscire fuori”, dal meno perfetto in unità, all’ascolto del fratello, al vivere ogni sospensione con serenità, al seguire la volontà di Dio nell’attimo presente, condivisi con pezzi di umanità che apparentemente non ha riferimenti religiosi ma certamente profondi valori umani.

Roberto Zanovello


Guarda il Video che illustra l’ idea Progettuale:

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2 Risposte a “PROGETTO GENUOVA: A CHE PUNTO SIAMO?”

  1. Ho letto commuovendomi, nello stesso tempo, di che cosa può fare l’unità tra noi mettendo a servizio capacità e progettazione per il bene comune. Non c’è che da crederci e continuare a lavorare a testa bassa…

  2. Dario, ti ringrazio perché hai concentrato in una splendida sintesi tutto il messaggio che Gesù vuole trasmetterci attraverso il dono di questa esperienza. Roberto

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