“Per un dialogo religioso a 360 gradi”: 2a parte
Nel presente articolo vorrei ritornare sull’argomento del dialogo fra le religioni, oggetto di un mio precedente scritto, quale strumento per l’avvicinamento e la fraternità fra gli uomini. E, come in tale scritto, cogliere alcuni aspetti salienti dell’Islam, dell’Ebraismo e del rispettivo rapporto col Cristianesimo.
Prima di tutto vorrei però rilevare che quanto si dice e si scrive nel campo dottrinale è tutt’al più destinato ad arricchire le nozioni già in possesso di pochi, mentre quello che manca ed è estremamente necessario è approfondire la mutua e concreta conoscenza fra gli aderenti alle diverse religioni, conoscenza che sola permetterebbe la nascita e la crescita di una effettiva comunione di vita.
In questo senso ho salutato con gioia l’augurio di un felice ed efficace Ramadan (e cioè del mese in cui gli Islamici praticano il digiuno per commemorare la prima rivelazione del Corano a Maometto), iniziato martedì 13 aprile, da parte di alcuni vescovi italiani, quali quelli di Bologna, di Venezia e di Padova. Tali vescovi hanno infatti “amato per primi”, mettendo in pratica l’accoglienza e l’integrazione, parole chiave usate spesso da Papa Francesco quando parla del fenomeno migratorio.
Veniamo dunque, in modo necessariamente sommario, al rapporto fra il Cristianesimo e l’Islam. C’è un bellissimo libro di Michele Zanzucchi ( “L’Islam che non fa paura”, ed. San Paolo), edito nel 2006 ma in gran parte attualissimo, nel quale sostanzialmente si afferma che la lettura del testo scaccerà il timore dell’Islam, perché consentirà di comprendere che, dietro a simboli e a categorie diverse, stanno uomini che desiderano per sé e per i loro figli le medesime cose di ogni altro essere umano: pace, lavoro, giustizia e rispetto.
Zanzucchi finalizza il contenuto del suo libro proprio al dialogo interreligioso e asserisce che è la fratellanza universale il sogno o il progetto di tutta o quasi la sessantina di persone aderenti all’Islam da lui interpellata in tutto il mondo (pag. 306). Sui principi di un sano dialogo l’Autore riferisce tra l’altro il pensiero di Fuad Elghahuagi, ingegnere musulmano di origine libica secondo cui “Corano,Torah e Vangeli sono diversi capitoli dello stesso libro”. Dobbiamo studiarli, dice, per capire come non ci siano grosse contraddizioni tra di essi. Il dialogo deve concentrarsi sulle cose che abbiamo in comune e portare a veri e propri patti tra le religioni di Abramo (pag, 283). Così Michele Zanzucchi.
Ma noi sappiamo che un notevolissimo passo in avanti sulla strada del dialogo con i fratelli Musulmani è poi venuto dalla visita di Papa Francesco al massimo esponente dei Musulmani “sunniti” (la maggioranza degli islamici nel mondo), Ahmed Al-Tayyeb, ad Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019. Nella circostanza è stato siglato quel “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, nel quale tra l’altro si auspica che il documento medesimo (veramente bellissimo e di cui raccomando la lettura) favorisca la riconciliazione e la fratellanza tra tutti i credenti, tra credenti e non credenti e tra tutte le persone di buona volontà.
Sul rapporto tra Cristiani ed Ebrei segnalo anzitutto il volume “Ebrei e Cristiani: duemila anni di storia-La sfida del dialogo”, a cura di Pietro Stefani (ed. Paoline, 2009). Il libro è strutturato in tre parti, di cui la terza (dopo le parti in cui si parla dello sviluppo del Giudaismo e della nascita del Cristianesimo) espone argomenti legati al superamento dell’antica avversione cristiana nei confronti degli Ebrei e presenta le attese ebraiche contemporanee nei confronti del mondo cristiano. Nel testo si afferma anche (a pag. 160) che il Cristianesimo non sembra ancora capace di pensare teologicamente se stesso in modo tale da includere il pieno riconoscimento di ciò che da duemila anni è il Giudaismo. Ma un anno dopo questa affermazione (il libro, come ricordato, è del 2009) avrebbe avuto luogo quella storica visita di Joseph Ratzinger alla Sinagoga romana durante la quale il Papa avrebbe solennemente riaffermato le radici ebraiche del Cristianesimo e la relazione unica che esiste tra le fede cristiana e l’Ebraismo. Ora resta a tutti noi l’impegno a percorrere un cammino reciproco di dialogo, di amicizia e di fedeltà.
C’è infine una recente pubblicazione che suggerisce la possibilità di un dialogo congiunto fra il Cristianesimo, l’Ebraismo e l’Islam attraverso il discorso sugli angeli, diversamente accolti ma presenti in tutte e tre le religioni.
Si tratta de ”L’insostenibile divinità degli angeli”, di David Hamidovic (ed. Queriniana, 2021).
Chissà che qualche forma di dialogo e di intesa reciproca non voli anche sulle ali degli angeli!
di Paolo Venzano
Ciao Paolo.
Ho apprezzato questo tuo articolo che ripropone l’ attenzione sul tema del dialogo interreligioso e sulla sua attialita’, richiamando anche lo storico “Documento sulla fratellanza umana”, siglato nel febbraio 2019 ad Abu Dahbi da papa Francesco con il Grande Imam di Al- Azhar.
Voglio segnalarti in proposito l’ imminente pubblicazio di un libro sul dialogo ( in primo luogo interreligioso, ma anche con i non credenti e con la cultura) cui ho lavorato tra il 2020 e 2021 insieme con Roberto Catalano del Centro dell’ opera, che e’ stato co-responsabile per il dialogo interrelifioso con L’Asia del Movimento fino al febbraio scorso ( all’ Assembleaa generale) ed ora si occupera’ di un’attivuta’ di docenza all’Istituto Sophia di Loppiano, e padre Andrea Mandonico.
Qust’ultimo fa parte delli SMA ( Societa’ missionaria per l’Africa), ed e’ vice- postulatore della causa di canonizzazione di Charles de Foucauld, sul quale ha tra l’altro realizzato un’ ampia biografia.
Spero entro settembre di poter fare diverse presentazioni, sia in Liguria che al di fuori, del volume che uscira’ con i caratteri dell’ editore Armando Siciliano di Messina.
Un caro saluto
Renato