Venerdì 29 marzo teatro Tempietto di Sampierdarena: una ottantina di persone si ritrovano per riflettere insieme sull’Europa, anche in vista delle prossime elezioni europee. Paolo Giusta, funzionario dell’Unione Europea, è l’ospite di eccezione, arrivato per l’occasione dal Lussemburgo. Con lui, come facilitatori e stimolatori del dialogo, Davide Penna e Luigi Picena.
La serata, promossa da Mppu, Umanità Nuova, Associazione Arena Petri, CIF e Associazione Liberi e Forti, non si sviluppa secondo i soliti cliché, ma è una esperienza di dialogo a tutto campo: i temi di cui parlare, ad esempio, sono scelti dal pubblico e non a priori dagli organizzatori.
L’approfondimento inizia quindi da quelli più gettonati: Elementi fondativi dell’Unione Europea e Accoglienza e Immigrazione, oltre a Elezioni Europee, proposto dai moderatori e accolto per acclamazione dai partecipanti. Ogni tema è trattato con la stessa modalità: breve intervento del/dei relatori e dialogo fra tutti.
I temi che non trovano spazio nella serata saranno approfonditi via via su questo sito con la collaborazione di Paolo Giusta, che si offre di continuare il costruttivo dialogo se pure con una modalità diversa.
Ecco qualche spunto sui temi toccati.
Elementi fondativi dell’Unione Europea: Perché stiamo insieme? Conviene ancora l’Europa?
Paolo traccia la storia dell’UE a partire dalla fine della seconda guerra mondiale: inizialmente un progetto, frutto della lungimiranza dei padri fondatori, che ha trasformato le risorse per cui si erano combattute guerre fratricide, il carbone e l’acciaio, in strumenti di pace, dando vita ad un esperimento di messa in comune di elementi di sovranità tra Stati sinora unico al mondo. In seguito un progetto di integrazione economica con il mercato interno e, poi, l’Unione Economica e Monetaria. Con l’adesione prima di Grecia, Spagna e Portogallo e poi dei Paesi dell’ex blocco sovietico (tutti reduci da lunghe dittature o da regimi totalitari), si è propagato in Europa lo Stato di Diritto, uno dei cardini dell’integrazione europea e, grazie alla visione di Jacques Delors, si è fatta strada l’idea di una coesione tra i vari Paesi che mirasse ad una certa solidarietà tra quelli più ricchi e quelli più poveri.
Luigi sottolinea che tra le altre motivazioni ha pesato l’idea che “insieme si sta meglio”: innanzitutto per garantire la pace e in secondo luogo per la cooperazione economica, sia all’interno dell’UE, sia per avere, insieme, il peso necessario sulla scena internazionale. Il problema nasce con le regole: quelle che erano efficaci nella fase iniziale ora sembrano non essere sufficienti. Se all’inizio occorreva definire “come” stare insieme, nella fase attuale occorre chiedersi “perché” stare insieme.
Qualcuno dalla sala propone il tema dell’identità: ci sentiamo italiani o europei? Paolo prova a dare qualche spunto: ogni persona ha identità molteplici: a noi scegliere di dare rilievo all’identità che ci unisce agli altri, permettendoci di riconoscere nell’altro, pur diverso, qualcosa di me. E Davide ricorda che non sono le nazioni che fanno i nazionalismi ma che, storicamente, sono stati i nazionalismi (ideologia nata nell’800) a creare le Nazioni.
Basta l’economia ad evitare i conflitti o c’è bisogno di motivazioni più profonde? Oggi si osservano tensioni disgregative, all’interno dell’UE, che non ci sono mai state nel passato. Per superarle occorre, da un lato, riconoscere gli interessi, anche divergenti, dei vari Stati, e a volte le paure dei popoli europei; dall’altro, rendersi conto che spesso perseguire l’interesse comune (per esempio, parlare con un’unica voce come UE di fronte a giganti come USA e Cina) è il miglior modo per promuovere l’interesse anche dei singoli Stati e che, se non si è capaci di contemperare i singoli interessi nell’ambito di un disegno comune, l’UE non riuscirà a mai a promuovere politiche comuni (per esempio, una politica d’immigrazione) che affrontino efficacemente le cause di queste paure.
Roberto fa notare che, dal suo osservatorio professionale, si può notare una spinta verso l’unità: i vari corridoi logistici, oltre ad un progetto economico, possono avere la valenza di unire i popoli, come ha sottolineato uno statista a proposito del corridoio russo.
Raffaele suggerisce che è importante partire dalla comunione e dalla relazione tra persone e tra associazioni per arrivare a quella tra gli Stati. Cita l’esperienza di Taizé e dell’Erasmus, oltre ad altre emblematiche in questo senso. Anche il tentativo dei gruppi che hanno promosso la serata va in questa direzione.
Paolo, rispondendo alla provocazione – ci sono spazi di comunione in una entità così vasta come l’UE? – rileva che la comunione si vive innanzitutto a livello personale, com’è successo tra Schuman, Adenauer e De Gasperi. L’incontro tra persone però non è sufficiente. Una delle chiavi della comunione è quella di riuscire, sul piano istituzionale, a rispondere ai bisogni legittimi dei cittadini (per esempio, maggiore sicurezza di fronte alla precarietà). Altrimenti i bisogni non soddisfatti generano paura, la paura genera chiusura e addio comunione!
Qualcuno fa notare che oltre agli elementi fondativi – e viste le spinte dissolutive – occorrerebbero oggi elementi rifondativi, che dicano entusiasmo, novità.
In risposta a Maria Rosa, che ritiene che l’Europa sia nata intorno ad una grande utopia e sia però stata incapace di dare concretezza ad una grande costituzione europea, e a Oscar, che cita il grande problema del sovranismo che ha trovato dei leader carismatici, Paolo osserva che due grandi opportunità si presentano oggi: in primo luogo, l’integrazione europea è nata e si è a lungo sviluppata su iniziativa di élite ristrette, senza una reale partecipazione dei popoli; oggi, invece, i cittadini europei parlano di Europa, si interessano all’UE, magari per criticarla; la costruzione europea può diventare un progetto di cittadini. L’Europa può diventare un movimento di cittadini, ma dipende da che cittadini siamo (aperti o chiusi nelle paure?). In secondo luogo, i movimenti populisti esprimono, pur in modo spesso disordinato, richieste legittime dei cittadini europei: una loro presenza più forte nel Parlamento europeo può aiutare a dar voce a queste richieste, e aiutare anche i partiti di governo tradizionali – che avranno la maggioranza nella prossima legislatura – a promuovere politiche più attente ai bisogni reali dei cittadini.
Accoglienza e immigrazione
Paolo: le competenze dell’Unione Europa in questa materia sono piuttosto limitate. Nell’ambito della realizzazione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia – il primo degli obiettivi dell’UE secondo il Trattato di Lisbona – l’UE promuove politiche relative ai controlli alle frontiere, all’asilo e all’immigrazione. Si è però ancora ad uno stadio piuttosto embrionale di queste politiche, per esempio la determinazione dello Stato membro responsabile per il trattamento delle domande di protezione internazionale Regolamento di Dublino) o la ricollocazione di emergenza di 120.000 rifugiati da Grecia e Italia verso altri paesi nel 2015, largamente disapplicata. I nazionalismi incrociati bloccano in questo momento ulteriori sviluppi significativi di queste politiche.
Pier Paolo suggerisce: se l’UE pensasse: essere Insieme per… Insieme per l’Africa… questa potrebbe essere la chiave per trovare risposte.
Luigi: Le prossime elezioni saranno poco sull’Europa e molto sui problemi interni ad ogni Paese. Occorre distinguere tra accoglienza (che non si mette in dubbio) e migrazione. Occorre spingere perché l’Europa abbia una politica comune sulle migrazioni, sulla gestione dei flussi.
Paolo: su questo punto sarebbe anche importante sostenere le realtà vive: non solo le organizzazioni della società civile impegnate nell’accoglienza, ma anche promuovere progetti di grande portata in Africa, magari insieme Europa e Cina, in vista di uno sviluppo effettivo di questo continente, che figurava già come obiettivo della prima comunità europea nella dichiarazione Schuman del 1950.
E alla domanda: A cosa serve stare oggi nell’UE? Quali sono i vantaggi? Paolo risponde: oggi ogni Stato membro dell’UE dà voce, più che in passato, ai propri interessi. In realtà nessuno Stato europeo, da solo, è in grado di difendere efficacemente i propri interessi nazionali, se non con un’azione coesa a livello continentale. È solo insieme che siamo riusciti, ad esempio, a proteggerci dal dumping dei grandi produttori asiatici, o a convincere il presidente Trump a desistere dall’intento di aumentare fortemente i dazi alle importazioni di prodotti europei.
Elezioni Europee
Luigi: in Italia si voterà con il sistema proporzionale con una soglia di sbarramento del 4%. Si possono dare tre preferenze e per l’Italia ci saranno cinque grandi collegi elettorali. Il nostro collegio comprende Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e un pezzo di Lombardia.
Paolo: cosa succede dentro il Parlamento Europeo? E’ importante sapere che se gli eletti di un partito nazionale non si coalizzano per far parte di un gruppo, non hanno nessuna influenza sulle decisioni. Il Parlamento Europeo è co-legislatore, insieme al Consiglio. I gruppi più importanti sono:
– tra quelli favorevoli all’integrazione europea, il Partito Popolare Europeo (che è attualmente il più numeroso; ne fa parte Forza Italia) e avrà come candidato alla presidenza della prossima Commissione europea Manfred Weber; il Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici (che è il secondo più numeroso; ne fa parte il Partito Democratico): avrà come candidato Frans Timmermans, attuale primo vicepresidente della Commissione, molto esperto ed attento alla tutela dello Stato di Diritto in Europa; e il gruppo dei Liberali (non rappresentati in Italia).
– tra i gruppi “alter-europei”, che promuovo cioè un modello diverso, più sostenibile e inclusivo, di integrazione europea, il Gruppo Verde (al momento senza eletti italiani) e il Gruppo della Sinistra (due eletti italiani nella lista Tsipras).
– tra gli euroscettici, il gruppo dei Conservatori e Riformisti (di cui potrebbe far parte Fratelli d’Italia) e Europa delle Nazioni e della Libertà (con la Lega).
Discorso a parte merita il Movimento 5 Stelle, attualmente membro di un gruppo euroscettico, Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, che dovrebbe sparire nel prossimo parlamento. Il M5S potrebbe approdare in un gruppo alter-europeo piuttosto che euroscettico…
Probabilmente nelle prossime elezioni sarà confermata la maggioranza relativa dei Popolari, seguiti dai Socialisti e dai Liberali: quindi una conferma, in sostanza, della situazione attuale. Cresceranno, pur senza sfondare, i partiti euroscettici e populisti. Il populismo, tuttavia, ribolle in parecchi stati dell’UE e potrebbe conquistare il governo (e influenzare quindi, non tanto il PE, ma l’altro ramo del potere legislativo, il Consiglio) in alcuni stati dell’UE.
Alla luce di tutto questo alle prossime elezioni europee saremo chiamati ad esprimere, attraverso i candidati e i partiti che voteremo, il modello di Europa che vogliamo. Una responsabilità da non sottovalutare.
Davide chiude la serata con l’invito ad alcune iniziative organizzate dai promotori di questo evento e conclude con un pensiero di Papa Francesco, espresso in occasione della sua visita al Parlamento europeo nel 2014: “Il motto dell’Unione Europea è Unità nella diversità, ma l’unità non significa uniformità politica, economica, culturale, o di pensiero. In realtà ogni autentica unità vive della ricchezza delle diversità che la compongono: come una famiglia, che è tanto più unita quanto più ciascuno dei suoi componenti può essere fino in fondo sé stesso senza timore. In tal senso, ritengo che l’Europa sia una famiglia di popoli, i quali potranno sentire vicine le istituzioni dell’Unione se esse sapranno sapientemente coniugare l’ideale dell’unità cui si anela alla diversità propria di ciascuno, valorizzando le singole tradizioni; prendendo coscienza della sua storia e delle sue radici; liberandosi dalle tante manipolazioni e dalle tante fobie. Mettere al centro la persona umana significa anzitutto lasciare che essa esprima liberamente il proprio volto e la propria creatività, sia a livello di singolo che di popolo”.
Per un’idea generale del funzionamento dell’Unione Europea, vi invitiamo a consultare le slide preparate da Paolo Giusta in vista della serata del 29 marzo.
Marisa Anselmo, con la collaborazione di Paolo Giusta
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E’ possibile continuare il dialogo iniziato nella serata scrivendo un commento qui sotto o anche ponendo ulteriori domande.
Bel resoconto. Grazie come sempre per gli aggiornamenti.