SCUOLE DI ITALIANO PER STRANIERI A GENOVA: UNA NUOVA TAPPA

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L’11 novembre, a Genova, nei locali della Don Milani, dieci scuole di italiano per stranieri hanno dato appuntamento a 80 dei loro insegnanti, tutti volontari, per un corso di aggiornamento sul tema dell’Alfabetizzazione.

Nel convegno del marzo scorso alla Biblioteca Berio che ha aperto la fruttuosa collaborazione, Eraldo Affinati aveva portato la sua esperienza di scrittore e insegnante, nonché fondatore delle scuole di italiano Penny Wirton.

La realtà delle scuole genovesi – che raggiungono circa 1000 alunni all’anno – è diversificata, ma molti sono gli aspetti comuni, tutte si riconoscono negli obiettivi proposti da Affinati: creare spazi di relazioni educative di qualità che diano centralità alla relazione, spazi di integrazione con il rigore dell’insegnamento, spazi di interculturalità.

Tra gli insegnanti volontari ampia la presenza di giovani: alcune scuole registrano un’età media di 28 anni. Provengono da esperienze di insegnamento in altri contesti ma più spesso da altre occupazioni, vivono quotidianamente le ricchezze e i limiti di questo impegno. Sono motivati a mettersi in gioco da un’esperienza , anch’essa quotidiana: il passaggio dal “voi e noi” ad un “noi” che vuol dire integrazione “reciproca”, scoperta di vissuti, culture e ricchezze condivisibili. Un antidoto alla crisi umanitaria che attraversiamo.

Gli alunni arrivano da storie diverse, quasi mai paragonabili, sono portatori di valori e cultura. Dal Mali al Pakistan, dalla Nigeria allo Sri Lanka, dal Bangladesh all’Albania, dal Senegal alla Cina, tutti arrivano con la voglia di portare a casa qualcosa che forse permetterà loro di realizzare un sogno: avere una propria casa, un lavoro.

Per questo le domande che sorgono sono di tipo diverso dalle solite: quale italiano insegnare? Quello della sopravvivenza, del lavoro, della lingua dei figli? C’è una scuola da inventare davanti ad ogni ragazzo, adulto, mamma. Molti di loro sono alla prima esperienza scolastica, debbono affrontare il difficile percorso dell’Alfabetizzazione. I lavori di gruppo hanno permesso un’intensa condivisione.

L’intervento della dottoressa Elisabetta Aloisi, autrice del Manuale di alfabetizzazione ATAYA, ha fornito indicazioni operative molto apprezzate. Ha detto fra l’altro: “Che cosa rappresenta la scuola nell’immaginario dei nostri alunni? Gran parte dei profughi accolti è analfabeta o debolmente alfabetizzato. Ma abbiamo davanti persone adulte, che arrivano a conoscere anche 5 o 6 lingue, comprese quelle dei Paesi nei quali hanno soggiornato durante il viaggio di migrazione. Non hanno imparato queste lingue a scuola ma vivendo, lavorando, trovandosi obbligati a comunicare. Dunque, nel loro immaginario e nelle loro esperienze di vita, la formazione linguistica non rappresenta il canale per trovare lavoro, per integrarsi. Anzi, il nostro: ‘se non vieni a scuola non troverai lavoro’, se non spiegato adeguatamente, rischia di apparire come una minaccia ingiusta e falsa.

Questo è il passaggio che, nelle classi standard, gli immigrati hanno già fatto; questo è l’anello mancante nella motivazione dei profughi. Immaginiamo che poco senso può avere sedersi dietro ai banchi per un adulto non consapevole di questo valore: dover stare seduti quando quello che vorrebbero è uscire, cercare, incontrare, comunicare, come sono sempre stati abituati a fare. E sappiamo tutti che senza una vera motivazione personale la scuola, anche se è obbligatoria, non serve. Da questa consapevolezza, e dai tanti errori fatti, come insegnanti, educatori, volontari, e facilitatori, nasce Ataya: con la speranza e il desiderio di trasmettere a queste persone l’importanza della scuola nella quale noi crediamo profondamente, e di costruire una scuola che possa essere utile anche in un futuro incerto”. 

Rosana Cavalli, Presidente del Consorzio Agorà, e Simona Binello, responsabile del settore stranieri, hanno fornito un quadro delle varie forme di accoglienza sul territorio ligure, evidenziando l’insostituibilità del lavoro degli insegnanti volontari.

Il coordinamento delle scuole di italiano per stranieri continuerà il percorso di collaborazione per perseguire gli obiettivi già individuati. Oltre alla formazione permanente degli insegnanti; una collaborazione più sistematica e continuativa con i CPIA (Centri provinciali per l’istruzione degli adulti del ministero della Pubblica istruzione) di Genova; far fronte insieme alla necessità di assicurare un servizio durante i mesi estivi, tempi di arrivi massicci, in cui varie scuole hanno bisogno di trovare soluzioni logistiche per rimanere aperte.

Maria Rita Topini


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2 Risposte a “SCUOLE DI ITALIANO PER STRANIERI A GENOVA: UNA NUOVA TAPPA”

  1. L’articolo e ‘ molto bello e pertinente perche’ sinteticamente tocca le piu’ importanti tematiche che sono emerse nell’incontro degli insegnanti volontari delle diverse scuole di italiano per migranti presenti a Genova. Grazie Maria Rita
    Mi pare, stabilendo un collegamento tra I due eventi, che nel Convegno del 13 Ottobre centrato sul documento dei Vescovi liguri ” Migranti segno di Dio che parla alla Chiesa “, uno degli aspetti che era emerso dall’intervento di mons. Giacomo Martino ( direttore dell’associazione ” Migrantes”) riguardasse proprio l’importanza dell’insegnamento dell’italiano
    Renato Algeri

  2. Grazie, Maria Rita! hai proprio saputo cogliere l’essenza del nostro incontro e ben rappresentare lo spirito che tutti ci anima: un servizio a delle persone, sia un’ottica di solidarietà che di riconoscimento di diritti!

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