STEFANO MORETTI: un Angelo che ha Spiccato il Volo ..

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STEFANO MORETTI: un Angelo che “ha Spiccato il Volo”

27 ottobre 1971 – 12 settembre 2024

Questi pochi versi a seguire, scritti da una focolarina, ben descrivono, seppur in sintesi, ma molto efficacemente, la figura del nostro caro Stefano:

Si, l’ho visto!

Nel tuo sorriso terso, accogliente.

Amore concreto, delicato,

perdono in atto.

Nei tuoi occhi azzurri, luminosi

della vita di lassù,

carità vissuta, virtù.

Gioia, semplicità,

assenza di giudizio.

Stefano fratello, amico

Un Angelo? No!

In te ho visto Gesù!!!

   Stefano era nato a Pontedera, in provincia di Pisa, il 27 ottobre 1971, secondogenito di una bella famiglia composta dai genitori, papà Lapo e mamma Maria Luisa, entrambi infermieri e due sorelle, Stefania e Vania.

Fin da piccolo ha respirato in casa l’Ideale vissuto dai genitori impegnati in Famiglie Nuove. È stato un gen 4, un gen 3, un gen 2, e da adulto si è inserito nella branca dei Volontari di Dio.

Riportiamo di seguito alcuni dei tanti messaggi, arrivati dopo la sua morte. Molto diversi tra loro, ma con una costante: Stefano viene descritto come un “Angelo”, “Amico di tutti”. Un’amicizia  che nasceva da un Amore speciale. L’incontro con lui, anche se breve, lasciava un segno.

Da Mario Sturlese, compagno di Nucleo: personalmente ho conosciuto Stefano in occasione del suo matrimonio con Daniela Danca. Sono stato invitato a far parte del gruppo del coro che doveva animare i canti per la liturgia. La preparazione era stata accurata, con alcune prove di canto. Eravamo un folto gruppo di amici composto dalle comunità dei focolari di La Spezia e di Massa Carrara. La festa di nozze è riuscita molto bene, ed è rimasta particolarmente nella mia memoria, perché avevo assistito ad un matrimonio in cui era palpabile la presenza di Gesù in mezzo a noi, frutto dei rapporti costruiti fra tutti e con gli sposi. In seguito, quando occasionalmente incontravo Stefano gli rammentavo sempre che il suo era stato il più bel matrimonio a cui avevo assistito e lui mi sorrideva e mi ringraziava. Successivamente ho avuto modo di conoscerlo meglio, quando si è inserito nel nucleo dei volontari di La Spezia. La sua parlata di oriundo toscano lo rendeva subito simpatico, soprattutto ad un tipo poco loquace quale sono io. Ci ha sempre donato la sua anima e le difficoltà alla ricerca di un lavoro stabile, ma continuamente sostenuto dal pensiero positivo e dall’affidarsi alla Provvidenza. Fu sua l’idea di organizzare uno zoom con i volontari del nucleo di Massa Carrara in cui era inserito in precedenza: un’occasione simpatica per rivedere volti di amici che conoscevamo fin da gen negli anni 70/80.

Durante il periodo della malattia ho pregato molto per la sua guarigione, recandomi anche ai santuari Mariani. Glielo avevo scritto e lui mi ringraziava. Nell’ultimo messaggio dell’ 1 settembre, che mi ha disorientato per tanta sua consapevolezza, mi scriveva: “Grazie Mario per tutto! Un abbraccione forte forte, a presto! Domani ci dovrebbero dire di che morte mi toccherà morire. A presto! 1”

Messaggio di Margareth Karram, Presidente del Movimento dei Focolari:

“Carissima Daniela, Mi dici che Stefano “ha spiccato il volo”…

Si, così lo dobbiamo pensare, accolto al volo in Paradiso. La scia di luce che lascia non muore, anzi testimonia un esempio  e un amore che farà moltiplicare la fraternità. Ti sono vicinissima con l’affetto e la preghiera. Contaci!”

Messaggio del Vescovo della Diocesi di La Spezia, Luigi Ernesto Palletti:

“Reverendo  Don Roberto, non potendo essere oggi  presente fisicamente alla Santa Messa esequiale per il caro Stefano Moretti, desidero però manifestare attraverso di lei, al quale affido queste mie brevi righe, la vicinanza alla moglie Daniela e a tutti I suoi cari.

In questi anni ho avuto l’occasione di incontrare più volte Stefano e Daniela, soprattutto nel contesto delle annuali domeniche dedicate alla pastorale familiare.  Di Stefano ho un ricordo significativo proprio per la sua mitezza e la capacità di essere presente con rispetto e semplicità.

Ultimamente avevo ancora avuto l’occasione di poterlo incontrare, proprio a motivo del momento particolare che stava vivendo a causa della sua malattia.  Il modo di affrontarla è stata una testimonianza per tutti: mai una parola di ribellione, né di tensione, uno sguardo sempre aperto alla speranza della guarigione, ma anche disponibile a vivere delle vie non tracciate da noi nella volontà di Dio.

La preghiera è stata la sua forza e la vicinanza di Daniela la sua certezza.  Oggi ci ha preceduti tutti nella pienezza del Regno dei Cieli.  Se da una parte è doveroso ricordarlo ancora con una preghiera di suffragio, dall’altra viene spontaneo pensare che sia lui in questo momento a pregare per noi.

Ritengo sia stato un dono grande, non solo per la moglie, ma per tutta la comunità Cristiana, pertanto mi stringo con tutti voi in preghiera al Signore, nel ricordo all’altare e nel cammino che ancora, noi qui in terra, dobbiamo compiere. Affidiamo questo momento di dolore, ma anche di certezza nella fede della Resurrezione e nella vita eterna, nelle mani della Vergine Maria. Sia la stessa parola di Gesù a confortare tutti nel profondo del cuore: “Io sono la Risurrezione e la Vita, chi crede in me anche se muore vivrà. E chi vive e crede in me non morirà in eterno“.

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Messaggio per Stefano e Daniela da parte degli Amici delle Suore della Provvidenza di San Paolo del Togo:

“Stefano era accoglienza, gioia e sorriso, ascolto e aiuto concreto, umiltà e semplicità, mitezza e purezza. “Se non ritornerete come bambini…” diceva Gesù. Stefano era uno di questi bambini.

Noi, gruppo degli Amici delle suore PSP, di cui anche Stefano e Daniela fanno parte, affidiamo il nostro Stefano a Maria, perché lo accompagni al cospetto del Volto glorioso di Gesù Risorto. Allo stesso tempo, affidiamo Daniela alla Divina Provvidenza, che ha manifestato il suo mistero nella malattia e nella partenza di Stefano per il Cielo.  Amen”

Ecco un articolo più completo pubblicato sul sito dell’Istituto-Qui 

Pensiero letto al funerale da un amico: “Carissimo Stefano,

Siamo cresciuti insieme, siamo stati insieme in modo spensierato, abbiamo fatto le nostre piccole-grandi avventure, spesso per i monti. Scoprivamo insieme il mondo e soprattutto la bellezza della natura, dell’essenziale, dello  stare insieme, in modo così semplice, ingenuo, diretto, concreto. Abbiamo imparato a volerci bene, costruito, senza neanche ben accorgersene, qualcosa di profondo che ci ha segnati e ci è rimasto dentro.

Poi la vita ci ha allontanati, ognuno a confronto con un suo percorso, una sua strada, spesso assai difficile e solitaria. Quando ci siamo rivisti, hai sempre riportato prima di tutto il tuo ottimismo, la tua fiducia immensa per il Bene e per la vita, per il futuro. E lo hai fatto anche quando ci hai comunicato della tua terribile malattia. Hai sempre visto il bicchiere mezzo pieno, fino in fondo, quando ormai ne rimaneva ben poco…E attorno al tuo calvario ci hai riuniti, ma sempre con gioia e spensieratezza. E ci hai insegnato che alla fine è il più semplice che vince; chi ha il cuore grande e generoso, chi crede e procede sulla strada senza paura, pensando sempre prima agli altri che a sé.

La tua partenza è ancora una terribile lezione. Ci dice di non perdere più tempo, di non tentennare più. Facciamolo subito, noi che siamo ancora qui. Che aspettiamo? Troviamoci, riprendendo le scarpe e partiamo, come ci hai proposto, Stefano, lo scorso anno quando ci siamo ritrovati per una gita ancora insieme, dopo tanto tempo. Dovremmo continuare ancora a farlo, almeno una volta all’anno, in tuo nome – come patto, una promessa, un impegno che ci leghi e ci guidi. Anche con Daniela, che il buon Dio ti ha messo accanto come angelo custode terreno. Per non dimenticare che la vita è preziosa, è sempre un dono e sta a noi viverla qui e ora, momento per momento, con gratitudine e amore per quello che ci è stato dato e per chi ci siamo trovati vicino. Grazie Stefano, ti salutiamo col nostro cuore infranto e pieni di rinnovata forza e fiducia. Dacci il tuo coraggio dall’ alto….”

(Il gruppo, dopo la partenza di Stefano, come da promessa fatta, ha ripreso nuova vita, continuando a trovarsi per le escursioni e ripubblicando il loro giornalino).


Da un cugino di Daniela: “L’uomo dall’ umiltà imbarazzante: questo è il concetto coniato per il modo di essere di Stefano: e lo ritengo calzante su misura come un vestito intagliato da un sarto provetto.

Il suo modo di fare e di parlare non necessitava di esperienze scolastiche pregresse, come se queste già gli appartenessero come dono naturale, riuscendo a coinvolgerti emotivamente col suo saggio ed umile eloquio. La sua forza era quella che non era lui a salire sulla tua scena colta e vissuta, ma “ obbligava” dolcemente e serenamente a farti scendere al suo livello dialettico, molto umano e comprensivo. Per me non era difficile farlo, perché mi ci specchiavo caratterialmente, ma ritengo che per molti fosse un esempio da seguire e di cui compiacersi. Queste poche parole per dipingere, anche se non so disegnare, la figura di una persona interamente per bene.”

………………

Da un’amica volontaria: “Ho conosciuto Stefano sugli scogli di Bocca di Magra, mentre ero in vacanza al monastero Santacroce. Da molti anni, dal 2003, trascorrevo lì le mie vacanze estive, ma ci siamo incontrati solo nel 2016. Ci è voluta la dolcezza, insieme con la determinazione e la stravagante idea di una bimba di sei anni – la più piccola dei miei tre figli – di costruire una nuova scala fatta di pietre, per scendere dallo scoglio più grande fino in acqua. Per mia figlia la scala che i padri carmelitani avevano costruito lungo il muro, ormai in parte erosa dall’infrangersi delle onde e dal soffiare del vento, non andava più bene. E così aveva iniziato, da sola, a spostare i sassi.

Io ero in acqua e la osservavo. A un certo punto le si avvicina un uomo dal fare gentile con un paio di pinne sotto braccio. Iniziano una conversazione: lei, seria, spiegava il suo progetto, lui con un sorriso buono, aperto e amorevole, la ascoltava. Lui era Stefano. A un certo punto ha appoggiato le pinne sullo scoglio più alto e la bambina, da manovale, è diventata d’un colpo la direttrice dei lavori di un cantiere con un gioioso operaio ai suoi ordini!

Mi sono avvicinata silenziosamente, ho ascoltato ancora un po’ il loro dialogo: si confrontavano su come era meglio procedere, su quali pietre scegliere, su come fare a fermare le onde che sistematicamente facevano crollare la scala in costruzione. Alla fine, con tutta la gentilezza e sensibilità di cui era capace, Stefano ha spiegato a mia figlia che non avrebbero potuto portare a termine quel lavoro da soli, ma che si poteva suggerire ai padri carmelitani di farlo per la successiva estate. A quel punto mi sono presentata, sono arrivati gli altri miei due figli e mio marito e in quel momento è nata la nostra amicizia. Da quel giorno, ogni giorno lo aspettavamo: la piccola aveva sempre una nuova idea per coinvolgerlo in qualche gioco in acqua e i due figli grandi, che amavano le immersioni, ascoltavano i suoi consigli, dati sempre con semplicità, umiltà e amore, un amore che era speciale. Stefano non si sottraeva mai, ma dedicava loro tutto il tempo che gli chiedevano.

Successivamente abbiamo conosciuto anche Daniela e, frequentandoci quasi quotidianamente e conversando insieme, abbiamo scoperto che ci univa la medesima esperienza di vita: Gesù in mezzo e l’ Ideale. Negli ultimi anni da quando, per motivi di lavoro, mio marito non poteva più venire con noi, prendevamo il treno e Stefano ci veniva a prendere alla stazione: il suo sorriso, i suoi gioiosi occhi azzurri, la sua mano che si agitava per salutarci e il suo abbraccio quando ci raggiungeva segnavano l’inizio della nostra vacanza.

I momenti che trascorrevano insieme erano fatti di cose semplici: contemplazione del mare e della natura che ci circondavano, racconti di vita, condivisioni. Tutto era avvolto da una grande serenità, la cui fonte era soprattutto in lui. Un mese prima della sua partenza per il Paradiso, la nostra famiglia insieme con un’altra coppia di amici ha avuto la grazia di trascorrere insieme con Stefano e Daniela alcuni giorni di vacanza nella nostra casa di campagna: una vera e propria grazia che ci ha fatto partecipi di uno scorcio di Paradiso.

Stefano era la fonte di una luce nuova, di una serenità, di una gioia che si poteva toccare con mano. Si interessava a tutti e a tutto: gli piaceva lavorare nell’orto con mio marito, mi guardava dipingere e mi poneva domande a proposito delle tecniche che usavo, animava le serate con racconti spiritosi e si univa alle canzoni che cantavamo a squarciagola. Non parlava mai dei suoi malesseri e, se qualcuno gliene chiedeva, minimizzata pronunciando con il suo splendido sorriso un detto toscano: <<Di quel che c’è, non manca nulla>>.

Era consapevole di quello che lo attendeva ma, invece di chiudersi in se stesso o preoccuparsi per il futuro, viveva con tutta l’intensità di cui era capace l’attimo presente. È stato così in quei giorni ma, ripensando alla nostra amicizia, lui è stato così sempre.” 


Molti sono i messaggi ricevuti da Daniela per esprimerle la vicinanza in questo momento, ne riportiamo alcuni:

 “Vi ho sempre nelle mie preghiere ogni giorno. La dolcezza di Stefano non mi sorprende, la sua vita è quella, il suo cuore batte per donarlo agli altri a mani piene senza misurarsi e continua a farlo. Non ho dubbi che la Madonna sarà più che orgogliosa di questo suo figlio e gli starà accanto.”

 “Umanamente restiamo smarriti e disorientati. Ma conviene fare il passo di volontà, con la mente che poi aiuta l’anima, a credere all’amore di Dio. Stefano di questo è stato maestro, e adesso lascia a noi un’analoga proposta e responsabilità. Custodisco nella mia mente l’impronta della sua anima.”

 “Ieri sera la preghiera unanime da tutta Italia e parte dell’Europa, ci ha fatto sperimentare la bellezza di essere uniti su quel filo d’oro che unisce Cielo e Terra.”

 “Venerdì scorso quando sono venuta a salutare Stefano in ospedale, ho fatto un po’ di difficoltà a trovare il reparto e soprattutto la stanza. Allora ho chiesto a delle infermiere/ dottoresse che erano nel loro stanzino. Mi hanno chiesto: “ come si chiama il paziente?”. Quando gli ho detto che si chiamava Stefano, una di loro si è proprio illuminata…e mi è venuto spontaneo pensare a chissà quanto amore Stefano ha seminato in quei giorni anche in quel reparto, fino all’ultimo.”

Il 16 settembre giorno del funerale tutta la comunità si è stretta attorno a Daniela, ai genitori e ai familiari, per accompagnare Stefano alla Mariapoli Celeste.

 La celebrazione, resa solenne dai canti di molti dell’Opera, si è svolta in un’atmosfera di profondo raccoglimento. Otto i sacerdoti concelebranti e, oltre ai partecipanti, anche una settantina di persone hanno potuto seguire da remoto con un collegamento zoom.

   A cura di Mario Sturlese – Compagno di Nucleo


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