TURISTI DELLO SPAZIO

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Fra i vari libri che al solito mi arrivano per la festa del Natale, l’anno scorso ho ricevuto il corposo “Diario di un’apprendista astronauta” di Samantha Cristoforetti e la più stuzzicante “Guida turistica per esploratori dello spazio” di Antonio Ereditato (docente di fisica delle particelle elementari e, tra l’altro, ricercatore al CERN di Ginevra). Chiuso come ognuno di noi fra le pareti domestiche , ho preso in mano e ho letto quest’ultimo libro.

Diciamo subito che, nonostante il titolo accattivante, si tratta in buona parte di un testo di divulgazione scientifica. Vorrei comunque condividere con voi alcune (delle moltissime) notizie di particolare interesse e auspicabilmente di piacevole lettura che il libro ci offre.  Con qualche considerazione di carattere personale su talune opinioni dell’Autore.

 Questi anzitutto si chiede se i limiti attuali alla volontà dell’uomo di approfondire la conoscenza dell’universo siano davvero tali, ovvero siano “bypassabili” con i mezzi a disposizione o con altri di prossima prevedibile realizzazione. E descrive quindi “un ipotetico viaggio allucinante, incredibile ma non impossibile, che sogniamo di poter realizzare un giorno, quando le limitazioni tecniche potranno essere superate”.

E’ un viaggio lungo, quello descritto. Un viaggio molto lungo. Per la precisione, di 47 anni e 10 mesi (più qualche giorno). Ma tale tempo è un niente al confronto del tempo trascorso per gli abitanti della Terra. Quest’ultimo tempo è infatti di (udite bene…) 20 mila secoli e cioè di due milioni di anni! Un piccolo scherzo (ma un dato reale) della teoria della Relatività di Einstein, secondo cui lo spazio e il tempo variano a seconda della velocità a cui viaggiamo. Per cui più un viaggiatore si avvicina alla velocità della luce (che, ricordo, è di 300 mila chilometri al secondo nel vuoto, per cui un “anno luce” corrisponde a quasi 9 miliardi e mezzo di chilometri) e più lo spazio che dovrà percorrere si restringerà , mentre il suo tempo si dilaterà rispetto a quello che trascorre sulla Terra.

Prima di accendere i “nuovi” motori della navicella, su cui salirà un giovane ma attrezzatissimo equipaggio di uomini e donne coadiuvato dalla più sofisticata intelligenza artificiale, l’Autore si dilunga nell’ esporre le conoscenze attuali sulla struttura della materia e della cosiddetta “antimateria”, che di gran lunga prevale nel cosmo rispetto alla materia. Un minuscolo quantitativo di antimateria è già stato realizzato al CERN di Ginevra.

E veniamo alla rampa di lancio. Se consideriamo, a titolo d’esempio, che con i sistemi di propulsione che oggi mandano in orbita i nostri razzi la sonda Galileo ha impiegato 6 anni per raggiungere il pianeta Giove e 7 anni per arrivare nei pressi di Saturno, il sistema per avvicinarsi alla velocità della luce è stato risolto con un motore ad antimateria e con un altro che attiva reazioni di fusione termonucleare, raccogliendo l’idrogeno abbondantemente presente nello spazio.

Siamo ormai in volo, in un cosmo che – è ormai acquisito – ha avuto inizio col famoso “Big Bang” di 13 miliardi e 800 milioni di anni fa. E poi si è espanso e continua ad espandersi alla velocità della luce.

Ecco subito la nostra Luna, già “visitata” nel 1969 e successivamente, ad appena 385 mila chilometri da noi.

Ecco i vari pianeti del Sistema solare: Mercurio, Venere…Marte (le cui temperature, da meno 150 gradi a più venti rendono ipotizzabile la realizzazione di stabili colonie terrestri). Ecco ancora Giove, il pianeta più grande. Giove è davvero bello, un vero spettacolo per l’equipaggio della caravella, rapito dalla struttura a fasce e cinture multicolori della sua superficie. La sua caratteristica più eclatante sono i suoi famosi anelli, formati da miliardi di corpi spaziali essenzialmente costituiti da acqua ghiacciata e roccia, le cui dimensioni vanno da quelle di un granellino di sabbia a una montagna terrestre…

Oltrepassati i confini del Sistema solare si attraversa la zona detta della Nube di Oort dove è “parcheggiato”, si calcola, un migliaio di miliardi di comete, intervallate da spazi di milioni di chilometri.

La navicella prosegue sino al punto in cui si ammira dall’ esterno la nostra galassia, col suo grande “buco nero ” (caratteristico di ogni galassia), denominato Sagittario A. Da lì si scorge anche Andromeda, la galassia “sorella maggiore” della Via Lattea che in una notte terrestre limpida e senza luna si osserva pure a occhio nudo. Si tratta però di una “sorella”, osservo io, che è destinata a scontrarsi e a “fondersi” con la Via Lattea, distando da essa “solo” due milioni di anni luce (per cui potete dormire sonni tranquilli per alcuni miliardi di anni…).

E poi stelle, stelle … distanti fra loro milioni o miliardi di anni luce. Una stima afferma che nell’ universo ne esistano, una più una meno, qualcosa come ventimila miliardi di miliardi, “contenute” in un altrettanto grande  numero di galassie di forma diversa (a spirale, ellittiche o irregolari). A questo punto – scusatemi – ma non si può proseguire senza intonare un canto che risuona forte nell’anima: sì, i Cieli narrano davvero la Gloria di Dio e il firmamento annuncia l’opera Sua: alleluia, alleluia, alleluia!

Ma si capisce che a Ereditato, l’autore del libro, interessano in particolare gli esopianeti (o exopianeti), e cioè i pianeti “esterni” al Sistema solare e anche alla nostra galassia. Perché si pone l’avvincente interrogativo se nell’ universo esista o meno una vita analoga a quella terrestre. E la risposta è per lui affermativa. Senza ombra di dubbio. E ciò sulla base della considerazione che una fondata valutazione porta a prevedere l’esistenza di moltissimi pianeti simili alla Terra nella sola Via Lattea e ovviamente di molti di più nel cosmo. Ora se sull’ analogo pianeta Terra, partendo da forme  primordiali si è sviluppata la vita sino all’Homo sapiens, e quindi all’umanità attuale, perché questo non potrebbe avvenire – si chiede Ereditato – anche in altri dei detti pianeti? Fa quindi la storia dell’evoluzione della specie umana asserendo che a un dato momento, “incidentalmente” (!), è spuntata anche l’intelligenza. Ma l’uomo ha pure una coscienza, dico io, di cui l’Autore del testo non parla minimamente. Allora qui mi inserisco ancora per esporre le mie convinzioni, di matrice cristiana (mentre Ereditato non esprime alcuna simpatia per il Cristianesimo, anzi…).

Partiamo dall’intelligenza, o meglio dal “pensiero” (che è anche qualcosa di più). E in proposito io mi rifaccio a Teilhard de Chardin (come a dire al celebre gesuita e paleontologo francese, morto nel 1955, per il quale l’evoluzionismo universale era la legge delle leggi). Egli sostiene che anche nel corso dell’evoluzione il “passaggio” dalla Vita fisica al Pensiero (o, come si esprime lui, dalla Biosfera alla Noosfera) era stato un vero “cambiamento di stato”, che aveva quindi richiesto un “intervento speciale” (e cioè dall’Alto).

E, per quanto concerne la coscienza, faccio mie le espressioni che traggo dall’ enciclica Veritatis splendor del 6 agosto 1993, di Giovanni Paolo II: “Nell’intimo della coscienza, scrive il Concilio Vaticano II, l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male; quando occorre, chiaramente dice alle orecchie del cuore: fà questo, fuggi quest’altro. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro il suo cuore: obbedire ad essa è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato” (n. 54).

 Ciò premesso una vita intelligente e cosciente, analoga o diversa dalla nostra, potrebbe certo esistere nell’universo, perché nulla è impossibile a Dio. Ma potrebbe anche non esistere. Quel Dio che è nato da una giovane Donna di un paese sconosciuto, ha vissuto in un piccolo angolo della Terra e ha redento l’uomo potrebbe anche aver riservato a lui solo il godimento e la fruizione dell’universo. La Statistica è una scienza umana…

Approssimandosi la fine del viaggio, ormai di ritorno, l’equipaggio è consapevole che in due milioni di anni la piccola Terra e l’Umanità sono completamente cambiate. Sempre che gli uomini esistano ancora, perché fra le molte possibili cause di estinzione una devastante pandemia di virus o di batteri (strana previsione: il libro è del settembre 2019) potrebbe anche averli totalmente eliminati. In questo caso la navicella diventerebbe una sorta di Arca di Noè che avrebbe messo in sicurezza un campione di umanità al quale affidare il compito di rigenerare la specie umana…Ma la “storia” si ferma qui.

Per concludere, la “guida turistica” di Antonio Ereditato è una descrizione scientificamente fondata e spesso avvincente di ciò che l’uomo può già vedere o potrebbe farlo in un futuro non lontano nel nostro immenso universo. Ma non accenna, né intende farlo, al ruolo che l’Umanità intende svolgervi. Non resta allora che chiederlo al “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” (cap. X). Eccolo in estrema sintesi.

All’ uomo e alla donna, voluti da Dio a Sua immagine, Dio affida la responsabilità di tutto il Creato e il compito di tutelarne l’armonia e lo sviluppo. Certo, tale tutela costituisce una sfida per l’Umanità intera. Ma all’uomo Dio assicura il dono finale di un mondo radicalmente rinnovato: “Io creo nuovi cieli e nuova terra” (Is. 65,17).

Anche in questo mese di aprile 2020 è stata ricordata (e Papa Francesco l’ha sottolineato da par suo) la Giornata mondiale della Terra. La mia proposta, rivolta all’ ONU, è allora quella di istituire una “Giornata mondiale dell’Universo”.

Regina dell’Universo, pensaci Tu!

                                                                                                   Paolo Venzano

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