Pubblichiamo questo scritto di Paolo Venzano, responsabile del Centro di Aiuto alla Vita (CAV) di Chiavari e Sestri Levante. Ci sembra un’occasione per essere informati su un tema di grande importanza e attualità…oltre che un’occasione di preghiera per ciascuno di noi.
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Nella preghiera che conclude la bellissima enciclica Evangelium vitae di Giovanni Paolo II (di cui, tra l’altro, ricorre quest’anno il ventesimo di promulgazione) si chiede tra l’altro a Maria “madre dei viventi” di “guardare al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere”. Si fa cioè riferimento all’aborto volontario, richiesto dalla donna e praticato in Italia sulla base della legge 194 del 1978. E’ una preghiera, questa a Maria, che purtroppo non rientra nelle consuetudini dei credenti, ma solo di chi si occupa della tutela della vita umana per ragioni di carattere etico o religioso. Eppure dovrebbe rientrare, eccome, fra le preghiere dei praticanti!
C’è poi una questione che richiama ancor meno l’attenzione dei cristiani, sicuramente perché poco conosciuta. E’ quella degli embrioni umani (e cioè degli esseri umani nella primissima fase della vita) soprannumerari, ossia degli embrioni creati (in provetta) in numero eccedente le esigenze della fecondazione medicalmente assistita. Dagli ultimi dati resi noti dal Ministero della salute e riferiti all’anno 2013 risulta che in Italia tali embrioni sono oltre 22 mila. Ricordo in proposito che, mentre la legge che ha regolato in Italia la fecondazione medicalmente assistita (per gli interessati: legge 40 del 2004) consentiva la creazione di soli tre embrioni, da impiantare, successive sentenze della Corte costituzionale hanno di fatto permesso per ragioni diverse la creazione di un numero maggiore di embrioni, dei quali una parte può poi risultare eccedente. Che fare allora di questi embrioni?
Salto ogni passaggio successivo per dire che una recente sentenza della stessa Corte ha deciso che l’embrione umano non può mai essere “soppresso”, anche se fosse malato. Per evitarne la morte, al momento non si è trovata altra soluzione che quella di congelarlo e crioconservarlo (e cioè conservarlo nell’azoto liquido a circa 200 gradi sottozero). Ciò anche per eventuali successivi tentativi di impiantarlo nell’utero della donna. Ma, a questo punto, sorge una grave questione morale, una questione che mi induce a pregare anche per questi minuscoli e indifesi esseri umani ogni volta che, al mattino, recito la preghiera a Maria che dicevo all’inizio.
E la questione è questa: vi sembra lecito, vi sembra umano congelare e crioconservare l’embrione? Nel congelamento e successiva crioconservazione si esercita un’enorme violenza sul concepito, che non è meno barbara e ingiustificata per il fatto che non scorre sangue e che tutto appare asettico e igienico. La violenza risiede ovviamente nel fatto che l’adulto si attribuisce il potere, che non gli compete da alcun punto di vista, di bloccare il naturale processo di crescita dell’embrione. Il congelamento appare un atto peggiore della mutilazione: questa priva l’organismo di un organo, quello sottrae la possibilità stessa di sviluppo.
C’è infine una terza ragione per cui pregare. Nel marzo dell’anno prossimo (esattamente: il 22 marzo) presso la Corte costituzionale si discuterà pubblicamente sulla possibilità di destinare gli embrioni soprannumerari alla ricerca scientifica (e quindi, scusate la brutalità, al macello!).
Chiediamo al Dio della vita, al Dio che è vita, di intervenire anche contro questa infausta evenienza!
Paolo Venzano