Profilo di Raffaele Cattivera – Volontario di Dio

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Profilo di Raffaele Cattivera Volontario di Dio

08 Ottobre 1942 – 12 Dicembre 2024

Nato in una famiglia di origine abruzzese, Raffaele è stato portato a Genova da piccolo, crescendo nel quartiere di Sestri Ponente e frequentando regolarmente la scuola. Quando arrivò alle superiori, ebbe notevoli problemi con una insegnante, tanto che decise di abbandonare la scuola ed andare a lavorare col papà nel settore dell’edilizia, riuscendo contemporaneamente a frequentare un corso serale per il conseguimento di un diploma.

Come racconta l’amico Roberto, in seguito all’assunzione di una bevanda ghiacciata,  all’età di circa ventidue anni ebbe un malore per il quale fu ricoverato in ospedale.

Sottoposto agli esami per accertare la natura del malessere, i sanitari  scoprirono una neoplasia al cervello, per cui, dopo vari consulti tra medici a causa dell’alto rischio dell’operazione, uno specialista neurochirurgo decise di intervenire asportando il tumore. Purtroppo all’epoca dei fatti, la fisioterapia non era ancora in auge, per cui la sopravvenuta paralisi di un braccio e di una gamba limitò parecchio la sua vita. Fortunatamente il carattere di Raf era tenace e volitivo, per cui, malgrado il suo handicap, cercava di darsi da fare per essere il più autonomo possibile.

Dopo un primo periodo di comprensibile ribellione, qualcuno lo aveva convinto a recarsi a Lourdes con l’Unitalsi: uscito dall’immersione nella vasca e vedendo tante altre persone in condizioni simili o peggiori della sua, per grazia della Madonna Raf  riacquistò una certa serenità, accettando più di buon grado la sua infermità.

Comunque da allora in poi, la sua vita è stata un autentico calvario, con periodi difficili, soprattutto con l’avanzare dell’età, per il ripetersi di piccoli ictus, di grossi problemi intestinali e  urologici, con diversi ricoveri e la necessità di farsi aiutare nelle faccende di casa e nei suoi bisogni fisiologici, cosa che accettava con una certa comprensibile ritrosia.

Per tanti anni è stato seguito dalla mamma e, quando lei è mancata, dalla costante presenza delle sorelle, con ammirevola dedizione, fino a che si è reso necessario il ricovero in una residenza protetta, dove era garantita l’assistenza medica e infermieristica.

In seguito ad una complicazione per un blocco intestinale, la situazione è precipitata, fino all’arresto delle sue funzioni vitali.

Al funerale, celebrato nella basilica di N.S. Assunta di Sestri Ponente, le sue sorelle hanno voluto rivolgergli un ultimo saluto, che riportiamo di seguito:

“(…) Tutti noi qui presenti abbiamo bene in mente e nel cuore chi era Raffaele. Ogni parola che ascoltiamo o che diciamo su di lui, ci rafforza nella convinzione che Raffaele era speciale per ognuno.

Figlio amatissimo, fratello amoroso, amico generoso: nelle parole, nei gesti, nei fatti. Uomo di grande fede, mite e paziente, ha speso la sua vita familiare, lavorativa e sociale trasmettendo attorno a sé, con il suo comportamento, i valori della solidarietà, della generosità e della gentilezza verso il prossimo.

Per noi sorelle è stato riferimento saldo e imprescindibile di tutta la nostra vita, sempre presente nei nostri pensieri, nelle nostre azioni, nelle nostre giornate.

(…) Ci consola il pensiero che ora la sofferenza che sempre hai dovuto affrontare nella tua vita non sarà più la tua compagna e che finalmente potrai godere della pace che meriti pienamente insieme alla Mamma e al Papà.

Caro, carissimo Lele, nei nostri cuori e nelle nostre menti sarai sempre vivo e presente con il tuo amorevole sorriso.


Riguardo il suo inserimento nel Movimento dei Focolari e nella branca dei Volontari di Dio, ci avvaliamo di quanto ci raccontano alcuni suoi amici: 

Pino Bottaro: “Ho conosciuto Raffaele nel lontano1966, appena entrato in contatto col Movimento dei Focolari, nei cantieri navali di Sestri Ponente, tramite Oreste Saccarello e Antioco Seu, due Volontari.

A quel tempo era consuetudine, dopo accordi e relativa autorizzazione di un parroco,  andare a bussare alle porte delle abitazioni per proporre la rivista “Città Nuova”,  stabilire un contatto con le persone e proporre l’abbonamento al giornale.

Mi venne chiesto da qualcuno di dare una mano e pur non sapendo bene cosa si doveva fare, con una certa incoscienza accettai. Fu così che incontrai Raf e, insieme a lui, andai a suonare il campanello di alcune abitazioni.

A dire il vero non concludemmo un granchè, ma mi rimase impresso questo giovanotto per la sua calma e la sua serenità; in seguito ci  incontrammo spesso e mi ricordo in particolare la nostra partecipazione alle Mariapoli di Bergamo e di Albenga.

Poi, quando dopo un po’ di tempo entrai a far parte della famiglia dei Volontari di Dio, siamo stati più volte nello stesso nucleo.

Devo dire che ho sempre apprezzato il  modo schietto di esporre le sue idee, sempre chiaro, sincero, anche se “asciutto” e a volte un po’ tagliente: con lui comunque ci si capiva subito!

Alla morte della madre, che lo ha sempre amorosamente guidato ed aiutato, ha attraversato un periodo difficile a causa della sua infermità, (emiparesi di una parte del corpo in seguito ad un intervento), ma ha sempre cercato di non pesare sugli altri.

Aiutato dalle sue sorelle, ha cercato di vivere nella sua casa fino all’inevitabile ricovero in una struttura protetta avvenuto alcuni anni fa.

Nel periodo in cui era a casa, quando si sentiva un po’ meglio, andavamo a fare l’incontro di nucleo da lui, mentre quando ci accorgevamo che era a disagio per la sua menomazione o per qualche altro disturbo fisico, lo lasciavamo libero.

Mi ha sempre colpito la gioia che provava nel vederci: si interessava sempre di tutti ed era contento dei nostri aggiornamenti.

Da quando è stato ricoverato, non l’ho più visto personalmente: le notizie le avevo per telefono, quando Claudio, suo e nostro responsabile di nucleo, lo sentiva al telefono o attraverso una sorella. Percepivamo comunque sempre la sua presenza.

E’ partito per il cielo prima di noi che abbiamo qualche anno in più: mi piace ora pensarlo a passeggio fra gli angeli, con la sua andatura claudicante, con una mano che tiene l’altro braccio e…con il suo sorriso.

D’altronde, ritornando al primo incontro, a chi mi chiedeva come fosse andata, mi ricordo ancora bene che dissi, forse ispirato da quegli slanci di spirito tipici dei “primi tempi”: “ho incontrato un angelo, san Raffaele”.

Ringrazio il Signore per la sua presenza”.

Roberto Zanovello ricorda così Raffaele:

“Giovane Presidente dell’Azione Cattolica, avevo conosciuto il Movimento dei Focolari da pochissimo tempo, quando il mio parroco, molto freddo nei confronti del Movimento, mi sollecitò a vivere concretamente l’amore per il prossimo con i fatti e non con le parole.

Un giorno mi mise al corrente del grande dolore di un mio coetaneo, di circa 22 anni, che lavorava nell’edilizia, il quale a causa di una birra ghiacciata bevuta in un momento in cui era accaldato, era rimasto paralizzato nella parte sinistra del corpo (braccio e gamba).

Il sacerdote mi disse anche che questo giovane si stava rinchiudendo in se stesso ed aveva bisogno di trovare  qualcuno della sua età che gli potesse fare compagnia.

Quando vidi Raffaele, mi sentii un verme: nonostante il gravissimo handicap, grazie ad una grande forza di volontà, riusciva a muoversi, usando l’altra metà del corpo a servizio di quella immobilizzata: aveva anche una protesi alla gamba, che gli forniva aiuto nei movimenti.

Il braccio, invece, correva libero sul fianco sinistro e lui riusciva a piegarlo, aiutandosi con l’altro, portandolo all’altezza dello stomaco, facendolo rimanere in quella posizione.

Ricordo che andavo a trovare Raffaele sistematicamente, finché si convinse ad uscire per incontrare altri amici del Movimento: ci vedevamo tutti i giorni in Parrocchia alla Messa delle 18,30 e al termine della Celebrazione Eucaristica stavamo per un po’ tutti assieme, raccontandoci le cose più disparate, come facevano, e fanno tuttora, tutti i giovani.

Raffaele partecipava poi con assiduità ai primi incontri del Movimento in Genova, finchè si sentì chiamato alla vocazione di Volontario.

Il percorso con lui è stato lungo e l’Eterno Padre lo stava pian piano preparando per potersi donare completamente a Lui.

Raf, come ormai lo chiamavamo affettuosamente, diventò ben presto una delle colonne portanti dei Volontari a Genova, sostenendo con la sua tenacia i primi vagiti dell’Ideale, inserito anche per un periodo nel centretto, adesso chiamato nucleo di servizio.

Ad un incontro tra di noi più intimi, ci comunicò che sentiva che l’intervento che avevano fatto al suo cervello asportandone una piccola parte, aveva “fatto spazio” all’Amore di Dio.

Ai vari incontri di nucleo ci stupiva per la sua sapienza, la sua determinazione e le intuizioni che lo Spirito Santo gli donava.

Raffaele è stato tra i firmatari di una consacrazione a Gesù Abbandonato, con la sua firma nel retro di un quadro che lo rappresentava e che Turnea, a quei tempi responsabile mondiale dei Volontari, ci invitò a sottoscrivere.

Raf trovò lavoro al Comune di Genova, sgravando di un peso la famiglia, ma l’incontro con il mondo gli fece prendere una posizione critica, una contestazione che sfiorava l’anarchia, probabilmente a causa di un momento di rifiuto della sua infermità.

Erano anni difficili, nei quali continuammo ad avere un rapporto con lui, ma la sua durezza di carattere (lo definivamo “il lupo d’Abruzzo”, poiché la sua famiglia era originaria di Terranera, in Abruzzo) lo faceva sembrare ancora più lontano.

Inaspettatamente, dopo qualche anno, chiese di tornare con noi. Non sapemmo nulla delle ragioni del suo allontanamento e del suo ritorno, ma lo accogliemmo con grande gioia e lui tornò ad essere per noi, Volontari di Genova, uno dei punti di forza.

Le riunioni di Nucleo si tenevano a casa sua e la vita di unità fra di noi, con Gesù in mezzo, gli permise di riannodare il rapporto con Gesù Abbandonato, in fondo da Lui sempre amato.

Anche Paolo Venzano ricorda il nostro Raffaele:

Se non ricordo male ho conosciuto Raffaele all’inizio del 1971 quando, come molte persone, ogni tanto passeggiavo per via Sestri (allora via Garibaldi) nel tardo pomeriggio, prima di cena. Era la nostra lunga “vasca”. E lui, ovviamente, lo notavano tutti per il suo modo di camminare. Quando mi fu presentato, mi raccontò subito della sua “disavventura”, ossia quella di un ragazzo normale a suo avviso rovinato da un maldestro intervento chirurgico al cervello, intervento  che doveva avere un esito ben diverso.  In via Sestri, con lui e con altri si parlava di tutto.  E lui era sempre informato e cercava di ragionare e far ragionare,  con un perenne sorriso sulle labbra. Lungo il percorso era obbligatoria la sosta in un negozio di articoli per bambini, la cui proprietaria “non era indifferente” per lui, anche se non era ricambiato. Raffaele non si è sposato.

Ma, in relazione al suo comportamento, si può presumibilmente ritenere che anche per questo abbia convintamente abbracciato Gesù Abbandonato.

Nella vita di Raffaele c’è un “disegno” che riguarda anche me. Il penultimo giorno di luglio del 1971 Raffaele mi telefona e mi invita a un breve soggiorno a Bergamo, “una bella vacanza”, dice, “con qualche riflessione di carattere spirituale” (peraltro non obbligatoria). Rispondo che il giorno dopo ci sarebbe stato il funerale di mio nonno materno. E lui: “Ma la vacanza comincia il giorno successivo!”. Fatto sta che due giorni dopo mi ritrovo sul pulman per Bergamo… La Mariapoli del 1971 era stata per me un periodo di luci e di ombre (o, meglio, prima di ombre e poi di luci). Non mi aveva cioè detto inizialmente nulla, ma mi aveva successivamente parlato al cuore, specie per le esperienze ascoltate. Mesi dopo (forse ad ottobre), e dopo un “esame di ammissione” evidentemente superato in un ristorante alla Madonna della Guardia (fra gli esaminatori ricordo Agostino Rivarola …), eccomi nel nucleo di Raffaele Cattivera, a Sestri Ponente. Se ben ricordo Raffaele, responsabile del nucleo, leggeva qualche breve scritto di Chiara Lubich ovvero qualche parte del Regolamento dei volontari. E poi venivano la comunione d’anima e le esperienze, con frequenti e ”dure” interruzioni “correttive” da parte dello stesso Raffaele (che però, alla fine dell’incontro, salutava tutti con un bacio sulla fronte). Io in particolare, quando non dovevo accompagnare a casa Franco Robotti con la mia macchina, mi fermavo spesso a mangiare una pizza o qualcos’altro con Raffaele…

In definitiva io non so, o non ricordo, il tempo e il modo in cui Raffaele aveva conosciuto l’Ideale dell’unità. Ma ritengo che in ogni ambito della vita si stesse allora impegnando con tutte le sue forze per viverlo nel modo più coerente. E questo aveva sicuramente contribuito ad aiutare, non solo spiritualmente,  chi aveva avuto la grazia di frequentarlo !

A cura di Agostino Rivarola e i Volontari

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Una risposta a “Profilo di Raffaele Cattivera – Volontario di Dio”

  1. Ho avuto modo di entrare in contatto con Raffaele perché, pur non lavorando nella stessa sede , avevamo lo stesso capo e alcuni colleghi in comune.
    Posso testimoniare la stima di chi lavorava al suo fianco, fra cui anche molte persone di convinzioni diverse.
    La sua onestà, disponibilità e coerenza lo ha avvicinato a molti, che sono rimasti in contatto con lui, anche dopo la pensione.

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