Profilo di Graziano Caramatti – Volontario di Dio

Condividi o Stampantina (Crea PDF dinamico) :

Profilo di Graziano Caramatti Volontario di Dio

18 Settembre 1937 – 27 ottobre 2023

Graziano Caramatti nasce il 18 settembre del 1937 a Bedonia, in provincia di Parma. Per tanti anni ha vissuto a Milano, dove viveva da solo, insegnava in un istituto professionale della città ed era molto apprezzato per la sua vasta cultura. La vita, da solo a Milano, non era facile; però spesso, come ricorda Mario Borsa, ha aperto la sua casa per gli incontri di nucleo.

Non si hanno notizie precise di come abbia incontrato il Movimento, ma Graziano, una volta inserito e abbracciato l’Ideale, ha sempre partecipato volentieri agli appuntamenti importanti del Movimento, come gli incontri a Roma e alle Mariapoli.

Negli ultimi tempi della sua permanenza a Milano, era purtroppo caduto nell’alcolismo. Con la sua volontà, e grazie al sostegno dei volontari, si era collegato all’Associazione “Alcolisti Anonimi”, la quale lo aveva aiutato ad uscirne, sempre seguito ed incoraggiato da un paio di volontari. Per la sua genuina generosità, e forse con un po’ di faciloneria, aveva accettato di ospitare in casa sua alcune persone che necessitavano di alloggio e che, in compenso, si prestavano a svolgere lavori di manutenzione ordinaria nell’appartamento. Giunto al momento della pensione, era venuta l’occasione di vendere l’appartamento alle persone che aveva ospitato e ritornare al paese di origine, ma aveva incontrato notevoli difficoltà nel farsi pagare la cifra pattuita; per fortuna aveva affidato il recupero dei crediti ad un volontario che operava nel settore legale, il quale era riuscito a risolvere il contenzioso. Un episodio di truffa lo aveva subito anche quando si era trasferito a San Terenzo di Lerici, in Liguria…

A suo tempo a Bedonia, suo paese d’origine in provincia di Parma, per carenza di sacerdoti gli era stato proposto di fare apostolato nei paesini sulle vicine colline: tale servizio consisteva nel portare la Parola di Dio e distribuire l’Eucarestia le domeniche nelle quali non era presente il sacerdote. Naturalmente tale richiesta Graziano l’aveva accolta subito con gioia ed entusiasmo. In quel periodo inviava al nucleo di Milano relazione di questa attività, comunicando gioie e dolori che incontrava nella sua “missione”. I rapporti col nucleo di Milano non si interruppero neppure dopo il suo trasferimento in Liguria, dove aveva scelto di trascorrere la sua vita di pensionato. Mario Borsa ricorda l’ultima telefonata con Graziano pochi mesi prima della sua morte, durante la quale, come avveniva spesso, Graziano aveva chiesto notizie di tutti gli amici di Milano. Personalmente io ho conosciuto Graziano mentre mi occupavo del nucleo come responsabile, recandomi nella sua nuova casa, un bilocale nel paesino di San Terenzo di Lerici; la prima impressione era stata di tristezza nei suoi confronti per il suo evidente stato di difficoltà: infatti nel piccolo appartamento regnava parecchio disordine. Capivo che Graziano era una persona un po’ particolare e che soprattutto non era in grado di gestirsi a causa della sua, quantomeno residua, dipendenza dall’alcool. In seguito si era inserito in uno dei nuclei di La Spezia, formatisi negli anni. I volontari del nucleo lo avevano sempre seguito e sostenuto amorevolmente, anche dopo il suo trasferimento nella casa di riposo “5 Terre” a Borghetto Vara, resosi necessario per le sue condizioni di salute. Diversi incontri di nucleo si erano svolti presso la struttura che lo ospitava e Graziano era sempre molto contento di accogliere i fratelli di nucleo: il condividere con loro il momento dell’incontro rappresentava per lui la possibilità di respirare GiM e trarre nuovo slancio e linfa per continuare nel santo viaggio. 

Mario Raggi, anche lui in Paradiso da oltre due anni, lo aveva seguito con grande amore, andandolo a trovare spesso: diverse volte, per dargli un po’ di gioia e di soddisfazione, lo aveva accompagnato con la sua macchina al paese natale a cui Graziano era molto legato. Durante le poche ore che trascorreva a Bedonia, era contento di salutare i suoi compaesani di un tempo, avendo anche la possibilità e la gioia di comunicare con loro nel dialetto locale. Graziano era sempre molto contento di ricevere gli aggiornamenti sulla vita dell’Opera.

    E’ tornato al Padre il 27 ottobre 2023 all’ospedale di La Spezia. Durante il funerale, celebrato nella cripta di Cristo Re, il sacerdote celebrante, pur non avendo conosciuto personalmente Graziano, ha potuto tracciare un ritratto significativo e reale attingendo dalle notizie avute da Bruno Costa, il quale lo ha sempre seguito amorevolmente e che è stato suo amministratore di sostegno per almeno un anno, oltrechè il suo responsabile di nucleo.

  Mario Sturlese e i fratelli del nucleo di La Spezia, Febbraio 2024

(NDR: chi avesse qualche foto di Graziano se potesse inviarle ad Oscar, grazie !)


Ed ora lasciamo che sia Graziano a Donarci qualche Riflessione ed alcune piccole Esperienze:

Casa di riposo: Croci ed amore vissuto

Ricordo che un giorno il confessore disse a Chiara Lubich che per la sua scelta sarebbe rimasta sola e sarebbe potuta finire in un ricovero… La sapiente risposta di Chiara era stata: “Anche se mi ritroverò in un ricovero, Dio sarà anche là!” Ora sono io stesso a trovarmi nella casa di riposo “le 5 terre” di Borghetto Vara.

Al primo impatto, gli ospiti della struttura mi stordivano: mi trovavo attorniato da persone generalmente più anziane di me, silenziose. Più avanti avevo incontrato altre persone che, per le loro menomazioni, erano incapaci di reggersi in piedi e camminare senza l’ausilio di appositi carrelli. Mi commuoveva il volto sofferente di chi reprimeva dolori fisici correlati all’età o dovuti alla scomparsa di famigliari. Altri si sentivano trascurati dai figli, che talvolta si erano dimostrati ingrati verso di loro. Ben presto mi ero accorto che, avvicinare una delle persone anziane e abbandonate e donare loro una carezza o un sorriso, valeva più di mille parole: si riceveva in cambio l’illuminazione di un volto pieno di gratitudine. Ho ricordato un consiglio spesso ripetuto: “dove non vedi amore, metti amore e troverai amore”. Spesso vedevo queste persone anziane che non sapevano più dare una risposta alle domande di senso più profonde. Una volta escluso Dio, non resta che il nulla: io invece mi sforzavo di far loro comprendere che c’è una risposta: la fede in Lui. In qualche modo avevo cercato di coltivare questi anziani e avevo constatato che, soprattutto le donne, si ricordavano di esperienze vissute con amore. Non di rado mi rendevo conto che cercavano il sacerdote per la Santa Messa e la confessione e si accostavano all’Eucarestia con la spontaneità con cui un bambino si accosta al seno materno. Essendo le stanze della struttura a due letti, il primo a condividere con me la camera fu un certo Ido. Persona sfortunata: aveva patito il carcere nei campi nazisti e tornato in patria, era stato prelevato dalle milizie nere e torturato nelle carceri di Marassi a Genova.

Mi disse che nei campi nazisti un prete lo aveva confessato, invitandolo a comunicarsi il più presto possibile; invano lo esortai a confessarsi e a comunicarsi nuovamente: il Signore della vita lo chiamò prima. Allora mi sono ricordato delle parole di Paolo “…Dio passa attraverso le ferite”: Ido di ferite ne poteva contare diverse, quindi ora lo vedevo nella luce. In seguito il suo letto venne occupato da Aldo, persona altrettanto sfortunata. Nato in Sicilia, vide i suoi due figli diventare tossicodipendenti e finire le loro giovani vite in carcere e la moglie morire poi di crepacuore. Per sfuggire alla disperazione, Aldo aveva lasciato la Sicilia per rifugiarsi in questa struttura per anziani. Condividere il suo dolore ed esortarlo alla speranza non fu facile. La domenica mi recavo alla Santa Messa celebrata nella chiesa parrocchiale di Borghetto e lui mi seguiva, sedendosi umilmente nell’ultimo banco.  Effettivamente mentre assisteva alla Messa, il suo volto appariva sereno, ma anche la vita di Aldo non durò molto: l’età, gli affanni, il ricordo delle situazioni tragiche vissute ebbero il sopravvento. L’operatrice n° 2, forzuta e sempre allegra, ci aveva poi presentato Romolo, un italo scozzese più sfortunato degli altri due. Gli fu assegnato il letto lasciato libero da Aldo ed il Personale mi aveva chiesto di fare il possibile  per rasserenarlo. In un anno aveva perso la figlia maggiore, la moglie, il suocero, per non parlare del cane al quale era molto affezionato. Il dolore aveva deformato il suo volto, rendendolo immagine della depressione. Quando vedeva passare una signora, la inseguiva perchè nel suo immaginario gli sembrava la moglie, salvo poi vederlo in una smorfia di dolore per la delusione. L’unica figlia rimasta, Stefania, lo aveva condotto in Italia e, passando per la natia Brugnato, lo aveva portato nella nostra casa di riposo. Faceva le acrobazie per bere e dimenticare i dispiaceri; senonché dopo  un po di tempo i dispiaceri imparavano a nuotare e tornavano sempre a galla… Mi ricordo Lucio, un anziano sordomuto che stava sempre seduto sulla sua sedia a rotelle. Tutti quelli che gli passavano accanto lo ignoravano. Quando passavo io, lo guardavo negli occhi, gli facevo un cenno o un applauso che ripetevo con fare allegro;. mi era tornato alla mente l’ECCE HOMO: ecco chi è l’uomo, la creatura umana. Mi avvicinavo a Lucio afferrandolo per i polsi, fingendo una lotta olimpica a cui lui partecipava con una certa simpatica foga. Lo vedevo sciogliersi in un ampio sorriso, per cui i suoi occhi si illuminavano d’immenso, come Ungaretti  declama nei suoi versi poetici ed io ero partecipe della sua gioia.

La potenza di Gesù, Signore della vita

Ricordo mio papà Camillo quando spargeva la semente del grano ad ampie bracciate sul terreno ricoperto da rifiuti di animali. Finita la semina, scavava un solco nel terreno per favorire lo scorrimento delle acque piovane, poi piantava una croce ricavata con due rami e vi infilava una foglia di ulivo benedetto.

Amare le croci sono condizioni per seguire Gesù, sono potature con le quali la vita dell’anima si irrobustisce. Il papà benediceva il campo seminato in attesa che le piogge facessero crescere il grano, vero prodotto biologico, quando il termine “biologico” non si usava ancora.

Ecco la buona novella, ecco l’immettere l’amore divino nel campo concimato. Se sperimentiamo l’unione con Dio, è come se il cielo si spalancasse: tutto è redento e sfocia nel Risorto.

La potenza di Maria, Regina dell’amore

Concordo con quanto ha scritto Aurora Nicosia: la bellezza di Maria è tutta interiore ed Ella riassume in Sé tutte le virtù.  Un giorno ho capito che la massima espressione di Maria è stata ai piedi della croce nella sua desolazione. Lei ha saputo spegnersi per amore ai piedi della croce ed è diventata un faro di luce divina. Occorre guardare Maria, Madre del Creatore: Lei fece solo la volontà di Dio, amò Gesù ed assistette gli Apostoli. E’ porta del cielo, assunta nella dimora di Dio per accogliere i figli nella casa del Padre.

Allenarci per la grande Prova

Nelle malattie uno per tutti, tutti per uno. Per Gesù la morte non è solo un passaggio da una vita all’altra: la Mariapoli Celeste è la ricchezza più grande. Pensare al trionfo del Cuore Immacolato di Maria dà entusiasmo e  conforto.

  Genova, 3 febbraio 2024, a cura di Agostino Rivarola 

Condividi o Stampantina (Crea PDF dinamico) :

Una risposta a “Profilo di Graziano Caramatti – Volontario di Dio”

  1. Non conoscevo questa straordinaria persona. Umile, saggia e profondamente cristiana e “focolarina”.
    Non aggiungerei altre parole, parla tutta la sua testimonianza d’amore vero.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *