….è proprio questo il punto, la negazione dello schema è schema esso stesso! E allora come uscirne se non attraverso un costante dialogo e discernimento di quanto accade e sia utile modificare proprio in quel preciso momento?
In ogni caso bisogna pur iniziare e allora eccoci di nuovo qui, al punto di partenza; rompiamo gli schemi o scontorniamoci come personaggi di vignette o fumetti che, liberi dai contorni obbligati possano camminare e passare liberamente di pagina in pagina o di immagine in immagine, di scena in scena curiosi di cambiare prospettiva e di comprendere cose nuove.
Non ci sono limiti all’amore ed esso stesso è ordinato, dunque è capace in sé di trovare o generare nuove forme che lo rappresentino e lo comunichino.
Ma, c’è un ma. Come rompere gli schemi? Come liberare le energie? Ogni atto cognitivo e creativo ha in se stesso il bisogno del disordine ed il corpo del neonato esplora l’universo familiare attraverso il movimento, dapprima massivo poi sempre più elaborato, tocca, gattona e assapora e tutto il corpo: comprende ed espande emotivamente.
Ecco, rompere gli schemi è esplorare nuove possibilità, è mettersi in movimento, quello fisico intendo, è capire che posso sorprendermi e sorprendere, in altre parole è GIOCARE.
Il gioco libera energie, apre all’imprevisto, regola senza rinchiudere, fa perdere per il benessere dell’altro. Il gioco crea legami senza costringere, senza chiedere nulla in cambio.
Parlando di gioco ci viene spontaneo pensare ai bambini ma il gioco non è dei bambini, il gioco è insito nella natura delle cose e preesiste poiché la relazione tra di esse, tra piante e animali, tra tempo e spazio è libera e giocosa. Tornare bambini non è dunque ammettere un privilegio che questi hanno e che, peraltro ognuno di noi ha già sperimentato, giocare è dunque reimpadronirsi dell’essenza nel rapporto tra le cose e gli esseri viventi, è ri-armonizzare il nostro essere.
Anche il teatro e ancor più la danza, così come la pittura e la musica sono gioco e dal gioco sublimano ciò che di più armonizza, il bello.
C’è dunque relazione tra bellezza e gioco, tra arte e gioco, tra pensiero libero e giocosità.
Fabrizio Giacomazzi