PER UNA LETTURA “TEOLOGICA” DELLA STORIA EUROPEA
Non serviva certo il dono della preveggenza per ritenere che, in occasione del 25 marzo 2017, sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, saremmo stati subissati di trasmissioni, di articoli e anche di libri sull’Europa, e cioè sulla storia e sulle prospettive dell’Unione Europea.
Un giudizio sommario consente però di affermare che tanta “agitazione” è ampiamente giustificata da un evento di natura eccezionale.
Nel 1957 è infatti avvenuto che, dopo oltre mille anni di contrasti e di lotte per l’egemonia in Europa, la Francia e la Germania hanno deciso di sintonizzare le loro politiche. E pensare che le due Nazioni avevano in comune i medesimi ascendenti, quei Franchi il cui re Carlo Magno fu incoronato imperatore a Roma da Leone III il giorno di Natale dell’800, data che segna la restaurazione dell’idea imperiale in Occidente e la nascita del Sacro Romano Impero. Lo leggiamo su tutti i libri di storia. Per i curiosi aggiungo che anche il Papa emerito Benedetto XVI ha scritto che l’Europa è nata nel momento della ricostituzione dell’impero romano “rinnovato e trasformato dalla fede cristiana”. E appartenere allo stesso impero, essere sotto la medesima autorità, significava chiaramente essere in qualche modo uniti.
Ma Colui che divide è sempre all’opera. E sappiamo che già nell’843 i Franchi, occidentali e orientali (divenuti poi rispettivamente Francesi e Tedeschi) entrarono in lotta per il possesso di quella “terra di mezzo” che separava i loro regni. E’ poi ben noto che nei secoli successivi il contrasto continuò, con alterne e sanguinose vicende, sino alla vittoria della Francia sulla Germania nella seconda guerra mondiale.
A questo punto una considerazione. Se è vero che sotto le vicende umane c’è Chi divide e istiga gli uomini a darsi la morte, è altrettanto vero che dietro tali vicende c’è pure Chi unisce o riunisce gli uomini, fra loro fratelli, e li invita a donarsi l’amore e la vita. E’ quindi vero, per il credente, che la storia degli uomini, oltre che sotto l’aspetto politico, economico, culturale, sociale, ecc. ecc., dev’essere letta anche dal punto di vista teologico.
Se nel 1950 il ministro degli Esteri francese Robert Schuman propose ai governanti di Francia, Germania Ovest, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo di creare un mercato unico nel settore carbo-siderurgico (cosa formalizzata l’anno dopo con la costituzione della Ceca o Comunità europea del carbone e dell’acciaio), è perché soprattutto intendeva, mediante gli scambi economici, favorire l’avvento di un’epoca di pace fra la Francia e la Germania (ma non solo). Era infatti un credente, un uomo di pace. E fu in questo affiancato da altri “uomini di pace” quali furono, in particolare, il tedesco Konrad Adenauer e l’italiano Alcide De Gasperi.
I Trattati firmati a Roma il 25 marzo 1957 dai Paesi prima ricordati (trattati istitutivi dell’Euratom per gestire l’integrazione in campo nucleare e della Cee o Comunità economica europea) si inseriscono in tale nuovo percorso di pacifica cooperazione.
Non è naturalmente il caso di dilungarci – anche perché in questo periodo lo fanno televisione e giornali – nel rammentare le tappe che, partendo da quei trattati, hanno infine portato all’integrazione europea. Basti ricordare che nel 2002 l’euro è diventato la moneta comune di 12 Stati (poi diventati 19) e che, fra il 2004 e il 2007, ha aderito gran parte degli Stati dell’ex blocco sovietico. Si è infine giunti, nel 2009, alla sottoscrizione del Trattato di Lisbona, istitutivo dell’UE o Unione Europea.
Salto ogni successiva vicenda per dire che l’incontro di Roma del 25 marzo 2017 si è svolto in un momento in cui l’instabilità finanziaria, il terrorismo e l’afflusso dei migranti stanno mettendo a nudo l’impotenza delle istituzioni europee. Sull’esempio inglese, si avvertono anche spinte verso la rinazionalizzazione.
Ma dai sondaggi più seri emerge fortunatamente che la maggioranza dei cittadini europei non appare euroscettica, bensì eurocritica nel senso che, pur volendola, è stufa di un’Europa che pensa solo ai mercati e al rigore di bilancio. Vuole più sicurezza, cerca più lavoro.
Dal vertice di Versailles del 6 marzo scorso sono poi emersi segnali importanti. I leader dei quattro Paesi più grandi hanno delineato la prospettiva di un’Europa più integrata sul piano della difesa e più attenta agli obiettivi sociali. E a Roma si è ora parlato di “nuova fase costituente” e si è firmato un documento al riguardo. A sua volta Papa Francesco ha affermato con forza che l’Europa si trova davanti “all’urgenza di seminare il bene, di sostenere l’integrazione. Creando ponti e non muri!”. Insomma da più parti – le parti che contano, politicamente e moralmente – si invoca il rilancio dell’UE nella direzione giusta e c’è ovviamente da sperare che questo avvenga.
Certo le ombre non mancano. Ma io sono convinto che nella fase storica che attraversiamo Colui che unisce sta realizzando un Disegno che, nel rispetto della libertà dei singoli e dei popoli, li spinge amorevolmente all’unità. L’Unione Europea è forse un momento di questo Disegno…
Sì, io credo che gli uomini vadano verso l’unità. Come in particolare comprovano i rapporti sempre più intensi, amichevoli e fraterni fra i giovani di tutto il mondo. E, questo, nonostante gli orrori che giornalmente si commettono e nonostante la “terza guerra mondiale a pezzi” in atto sul Pianeta. Non sarà forse ascoltata la preghiera di Chi ha chiesto al Padre “che tutti siano uno”!?.
Paolo Venzano
Grazie, caro Paolo, della chiarezza delle tue riflessioni. Io che non ho mai avuto la capacità – e forse nanche la voglia e la “passione”- di studiare la storia, ho apprezzato quanto ci hai illustrato e anche la fiducia che nutri nel graduale cammino verso l’unità, malgrado le tante difficoltà che sono sotto gli occhi di tutti. Una “spintarella” potrebbe forse darla ciascuno di noi, ognuno concretamente nel proprio ambito, e magari rivolgendo un breve e quotidiano appello “Lassù in Alto”?
Agostino