GIORNATA DEI POVERI: BOCCADASSE C’E’…

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Al lunedì, nella chiesa di Sant’Antonio a Boccadasse alla messa delle nove del mattino, la navata di destra è popolata da clochard del borgo. Arrivano e si siedono nei banchi. Alcuni sono sporchi lerci, altri dignitosi e persin profumano di dopo barba dell’altra generazione. Alcune signore vestono colori strani, e comunque tutti, come ogni barbone che si rispetti, portano con se quel malloppo di borse di plastica della spesa che li contraddistingue. Vuote per di più, stropicciate l’una dentro l’altra. Tra di loro c’è chi si conosce e chi arriva da chissà dove e ha saputo che al lunedì i frati, dopo messa, danno qualcosa, e allora eccoli. Poi c’è la Franca con grembiule nero con su una grossa scritta pubblicitaria e cane al guinzaglio, Antonio con la testa rasata e un’età pressappoco intorno ai cinquanta, maglione giallo e pantaloni verdi. S’avvicina anche Livio, new entri: lui dipinge e cerca di vendere quadri accanto all’ingresso principale della chiesa. Ma la leader per tutti è Gina. Simpaticamente trasandata, sporca al punto giusto, ma con smalto sulle unghie, rossetto sulle labbra e scarpe con tacco a spillo. Aspettano che termini la celebrazione e poi tutti s’avviano verso la sacrestia per ricevere “qualcosa per tirare avanti”, mi dice Richy, uno dei tanti Lazzari che s’affacciano a questa chiesa ospedale da campo, secondo un’espressione che piace tanto a papa Francesco.

Nel fine settimana di san Martino 2016 Bergoglio aveva celebrato il giubileo delle persone socialmente escluse e alla fine della celebrazione propose “la giornata dei poveri” da celebrarsi ogni anno. Giornata che la chiesa in tutto il mondo celebra domenica 19 novembre. Per un giorno almeno questa giornata vuole ricordarci che Dio guarda Lazzaro e vuole che anche noi impariamo a guardare i Lazzari della storia, che impariamo a comprendere il senso della storia e degli ultimi tempi. Dio si incarna in Lazzaro, guarda a Lazzaro e nello sguardo di Dio abita il nostro sguardo di discepoli verso Lazzaro, «perché non si può stare tranquilli in casa, mentre Lazzaro giace alla porta; non c’è pace in casa di chi sta bene, quando manca la giustizia nella casa di tutti». E’ la chiesa dei poveri, che «apre gli occhi al prossimo, soprattutto al fratello dimenticato ed escluso, al Lazzaro che giace davanti alla nostra porta.  Lì punta la lente di ingrandimento della chiesa».

La chiesa povera, che da Lazzaro ha imparato la povertà di Gesù. Paolo VI nel discorso di apertura della seconda sessione del Concilio, ebbe a dire che i poveri e gli esclusi appartengono alla chiesa «per diritto, ma anche per dovere evangelico, perché è nostro compito prenderci cura della vera ricchezza che sono i poveri». Persone che incontriamo ogni giorno per strada, volti che consegnano a chi li guarda la profondità di un dolore, di una prova, di una esclusione, di un fallimento.

La prima Giornata Mondiale dei Poveri vuole farci comprendere che c’è un diritto evangelico dei poveri nella chiesa e che c’è un dovere evangelico della chiesa verso i poveri e gli esclusi. “In questa domenica, scrive il papa nel suo messaggio per questa giornata, se nel nostro quartiere vivono dei poveri che cercano protezione e aiuto, avviciniamoci a loro: sarà un momento propizio per incontrare il Dio che cerchiamo. Accogliamoli come ospiti privilegiati alla nostra mensa; potranno essere dei maestri che ci aiutano a vivere la fede in maniera più coerente. Con la loro fiducia e disponibilità ad accettare aiuto, ci mostrano in modo sobrio, e spesso gioioso, quanto sia decisivo vivere dell’essenziale e abbandonarci alla provvidenza del Padre”. “I poveri – dice ancora il papa – non sono un problema: sono una risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l’essenza del Vangelo”.

 

Silvano Gianti


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