Forse qualcuno ha letto che un gruppo di studenti di un istituto professionale di Chieti, coordinati da due insegnanti, ha recentemente superato una selezione ministeriale fra progetti scolastici sul tema: “Proposte per migliorare la vita degli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale” (che, com’è noto, è attualmente in volo a 400 km dalla Terra).
Gli studenti hanno proposto che gli astronauti vengano forniti di un “dado dei valori condivisi”, valori anche umani che essi hanno elencato, da lanciare ogni giorno proprio come il noto “dado dell’amore” di Chiara Lubich. Chissà che, in una futura missione, non venga attuato quanto proposto dagli studenti di Chieti.
In mezzo a tanta tecnologia sarebbe un modo, scrivono gli insegnanti, di riflettere su chi è veramente l’uomo e qual’ è la sua missione in questo immenso universo.
Se leggiamo le risposte date a Papa Francesco allorchè, il 25 ottobre scorso, si è collegato con gli astronauti per circa mezz’ora, ebbene comprendiamo la fondatezza di quanto affermato dagli insegnanti. Questo è il mio giudizio, naturalmente.
Dalle risposte è sostanzialmente emerso che chi, almeno attualmente, viaggia a bordo della navicella spaziale (e cioè tre statunitensi, due russi e l’italiano Paolo Nespoli), oltreché di fede è anche assai carente di convinzioni e di idee sul significato dell’esistenza umana nel cosmo. L’astronauta è generalmente un ingegnere che ha approfondito molto la tecnica afferente il volo ma che, qualora gli si chieda qualcosa di più profondo rispetto alle acquisizioni scientifiche e tecniche, lascia molto a desiderare…
Facciamo qualche esempio, tratto dalla conversazione di cui sopra. Premesso che il Papa ha sempre cercato di “cogliere il positivo” da ogni risposta, alla domanda sul senso che ha il chiamare “amore” la forza che muove l’universo un astronauta russo, riferendosi al fatto che il “Piccolo principe” di Saint-Exupery (che egli stava leggendo) darebbe la vita per salvare le piante e gli animali della Terra, risponde che l’amore è quella forza che ti permette di dare la vita per qualcun altro…E alla domanda su che cosa “dia gioia” agli astronauti un americano risponde: l’indescrivibile bellezza di questo pianeta. All’italiano Nespoli Papa Francesco chiede infine quale sia il suo pensiero sul posto dell’uomo nell’universo. Ma l’astronauta asserisce di essere solo un tecnico, un ingegnere, e auspica che in futuro possano andare nello spazio persone come il Papa, e poi teologi, filosofi, poeti, scrittori…
Guardando la trasmissione, pensavo che era stato ben più coinvolgente, quanto meno emotivamente, l’analogo collegamento di Papa Benedetto XVI nell’anno 2011. Allora il Papa, saputo che durante il volo era morta la madre di Paolo Nespoli (anche in quel periodo presente nella navicella spaziale), gli aveva assicurato la sua vicinanza spirituale e la sua preghiera, commuovendo ovviamente l’astronauta. E non solo…
Tornando al recente collegamento è stata bellissima e come sempre costruttiva la conclusione di Papa Francesco, che, ringraziati gli astronauti per il loro eccezionale impegno a favore dell’Umanità, ha paragonato la piccola comunità dell’astronave al Palazzo di Vetro, ossia all’ONU, dove si realizza quell’incontro fra le Nazioni che, auspicabilmente, è foriero di pace e di armonia fra gli uomini.
Paolo Venzano