La storia insegna che, dietro ogni realizzazione sociale destinata all’effettivo progresso dell’umanità, c’è sempre un progetto di carattere spirituale. Non sfugge alla regola la nascita dell’Europa, intesa come progressivo cammino verso l’unità degli Stati europei. Scrivo questo, ne sono ben consapevole, in un momento in cui l’egoismo nazionale trionfa e la vita dell’Unione Europea è letteralmente in pericolo di spegnersi. Ma lo scrivo proprio per questo!
Torno a quanto dicevo all’inizio. Quando, nel 1950, il francese Jean Monnet suggerì al connazionale Robert Schuman di proporre un piano che prevedesse l’istituzione di un’unica autorità franco-tedesca per la produzione e il commercio del carbone e dell’acciaio, aveva ben presente che la collaborazione fra i due Paesi avrebbe anche allontanato lo spettro di una nuova guerra e favorito la pace. L’anno seguente nacque così la CECA, e cioè la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio.
Da quel momento, pur fra alti e bassi di ogni genere, il cammino verso una sempre maggiore aggregazione fra gli Stati europei e quindi verso una più profonda unità (con l’obiettivo di uno Stato federale) non si sarebbe più arrestato. Ciò anche grazie allo straordinario e lungimirante impegno, in quegli anni, di grandi figure politiche di ispirazione cristiana quali furono quelle di Alcide De Gasperi, del tedesco Konrad Adenauer e dell’anzidetto Robert Schuman, che giustamente sono considerati i Padri fondatori dell’Europa.
Sappiamo che i decenni che seguono registrano un percorso, travagliato ma punteggiato di accordi e di trattati (da quello di Maastricht che costituisce l’Unione Europea a partire dal dicembre 1993 a quello di Lisbona del dicembre 2009, che è poi quello attualmente in vigore). Nel frattempo (gennaio 2002) sarebbe arrivato l’euro, quella moneta unica che, in quanto tale, è destinata a favorire l’integrazione e la progressiva unità fra gli Stati.
Due parole in più sul Trattato di Lisbona. Esso ripartisce le competenze fra gli Stati dell’Unione, l’Unione stessa e le sue istituzioni (di cui le principali sono, com’è noto, il Parlamento, la Commissione, il Consiglio, la Banca Centrale Europea e la Corte di Giustizia).
Nel 2012 l’Unione Europea ha raggiunto un traguardo importante (un traguardo che ha fatto sicuramente esultare le anime di Schuman, Adenauer e De Gasperi). Infatti il 10 dicembre di quell’anno all’U.E. è stato conferito il Premio Nobel per la Pace (assicurata in Europa per oltre un sessantennio, pur con la tristissima parentesi della guerra dei Balcani).
E’ qui il caso di osservare – perché è frequente l’errore – che con l’Unione Europea non va confuso il Consiglio d’Europa , organizzazione di 47 Stati costituita a Londra nel 1949 per favorire il rispetto dei diritti umani e la democrazia in Europa. A tale Consiglio si deve la Convenzione europea dei diritti dell’uomo , le cui eventuali violazioni da parte degli Stati aderenti, tra cui l’Italia, sono sanzionate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.
In Europa esistono gravi problemi da affrontare. Ricordo solo quelli del lavoro (con 25 milioni di disoccupati nel 2015), della sicurezza (strage di Nizza del luglio scorso e ora strage di Berlino), dell’immigrazione (accordo con la Turchia del marzo 2016, prorogato al 2017 e da molti definito “vergognoso”: l’Europa si interessa poco degli immigrati…).
In una situazione come quella descritta (e in un clima di diffuso relativismo morale, frutto della secolarizzazione) la voce della Chiesa non ha mancato di farsi sentire.
Ricordiamo tutti quanto Giovanni Paolo II avesse l’Europa nel cuore. Ha fatto più di mille interventi, ha visitato e incoraggiato le istituzioni europee, ha promulgato la bellissima Esortazione apostolica “Ecclesia in Europa” del 28 giugno 2003. Qualcuno ha affermato che a giusto titolo può ritenersi il quarto Padre fondatore dell’Europa. E, mentre Benedetto XVI ha assunto questo nome in memoria di S. Benedetto da Norcia, al quale si deve l’evangelizzazione dell’Occidente, Papa Francesco nello scorso mese di maggio è stato insignito dalla Commissione europea del “Premio Carlomagno”, istituito ad Aquisgrana in Germania nel 1949 quale riconoscimento da attribuirsi a personalità che avessero contribuito in modo eccezionale alla solidarietà e alla pace in Europa. Papa Francesco (che nel 2004 aveva già sollecitato il Parlamento europeo a intervenire affinchè il Mediterraneo cessasse di “essere un cimitero”) ha risposto con un messaggio nel quale, tra l’altro, afferma che l’Europa deve recuperare la sua capacità di integrare (i popoli, compresi i nuovi arrivati), dialogare (sempre, acquisendone la capacità anche a scuola!) e generare (cultura, ma anche solidarietà e lavoro).
Ma noi crediamo che, prima e ben meglio degli uomini, c’è Qualcuno che opera per la concordia e l’unità fra i suoi figli e per questo ha donato in questo secolo straordinari carismi.
E noi cosa possiamo fare? Certamente invocare il Bambino che ancora viene a trovarci perché il cammino dell’Europa sia davvero conforme alla sua volontà. E poi rivolgerci alla Madre della Speranza, come conclude l’ “Ecclesia in Europa”: Aurora di un mondo nuovo / mostrati Madre della Speranza e veglia su di noi! / Veglia sulla Chiesa in Europa: sia essa trasparente al Vangelo / sia autentico luogo di comunione… / Veglia sui giovani, speranza del futuro / Veglia sui responsabili delle nazioni : / si impegnino a costruire una casa comune…/ Con Te diciamo: Vieni, Signore Gesù!”.
Allora: Buon Anno, Europa!Paolo Venzano
Finalmente sono riuscito a leggerlo per bene.
Molto istruttivo e attuale, grazie Paolo per il tuo prezioso contributo.
Oscar