SOFFERENZA E SANTITA’

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GIORNATA DIOCESANA DEL MALATO

Bordighera, Domenica 3 maggio 2015

In ambito diocesano mi occupo dei “piccoli” del Vangelo e degli ammalati in particolare, attraverso diversi servizi. Quale aggettivo qualificativo usare per descrivere la giornata di spiritualità per i malati? Non ne trovo uno sufficientemente superlativo. I nostri cari infermi non avevano mai avuto la grazia di partecipare ad un evento di simile portata.

La presenza di Maria Teresa e Ruggero Badano (1), amorevolmente “scortati e custoditi” da Chicca e Franz Coriasco, non era per loro una sorpresa, in quanto erano stati ragguagliati attraverso il giornale diocesano on-line: si sarebbe parlato di Sofferenza e Santità, ma non era ancora percepito l’eccezionalità dell’evento.

Le testimonianze rese dai nostri Ospiti relatori, attraverso la dolcezza e l’alternarsi delle 4 voci, ha immediatamente ingenerato sentimenti ed DSC_9089emozioni di livello ancora superiori a quelli cui i coniugi Badano, di fronte ad altre assemblee, erano abituati in quanto i malati e disabili costituivano un uditorio particolarmente attento e coinvolto per via dei propri disagi fisici.

“Non si udiva volare una mosca”, come si suol dire, fuorché i singhiozzi di pianto, e qualche soffiata di naso da parte degli uomini che cercavano di nascondere la commozione.

I nostri amici infermi hanno appreso che è possibile attribuire un senso alla propria dolorosa situazione, trasformandola in amore! Ne è prova che la sofferenza  donata da Chiara Luce continua a generare amore anche dopo 25 anni dalla sua partenza per la Mariapoli Celeste.

Il salone era colmo all’inverosimile di amore condiviso, e le lacrime dei ragazzi in carrozzella ne sono una testimonianza tangibile. Il dolore non piace a nessuno, e offrirlo sembrava loro, fino ad allora, soltanto un invito della Chiesa, ma ritenuto quasi irrealizzabile. Constatare invece che una ragazza di 18 anni, dopo 25 minuti di raccoglimento e di profondo dialogo interiore con Gesù Abbandonato, c’è riuscita, dimostra che non è una utopia, e ha ingenerato speranza e senso a vite che parevano non averne più.

Quanto abbiamo ricevuto domenica dalla Beata Chiara Luce, dobbiamo a nostra volta trasmetterlo e divenire “missionari” dell’amore scambievole, di amore concreto nelle opere.

Una “santità comunitaria”, collettiva, non esclusivamente personale. Cristo è infatti in mezzo alla Sua comunità e la santifica (“dove sono due o tre riuniti nel mio nome…”). Dalla vita di DSC_9145 (2)Chiaretta, in unità con le sue amiche e con la sua Parrocchia, si evidenziano proprio questi momenti di santificazione comunitari, raccontati anche da Chicca con alcuni aneddoti.

Cosa ho imparato io? Molte cose, ma specialmente la necessità di farsi santi insieme, perché l’amore viene stimolato dall’emulazione della vita evangelica altrui.

Leggendo parecchi libri su Chiara Luce ho trovato una letterina che la Beata ha scritto quando frequentava ancora le scuole elementari: “Un giorno sei nato. Nessuno ti ha chiesto se volevi vivere. Ma ora vivi. Talvolta è bello, talvolta invece sei triste. Molte cose ancora non le comprendi.  Vivi, ma perché? Con le tue mani devi aiutare a riordinare il mondo. Col tuo intelletto devi cercare di distinguere il bene dal male. Col tuo cuore devi amare gli uomini e aiutarli quando puoi. Sono tanti i compiti che ti attendono, che attendono le tue mani, il tuo intelletto e il tuo cuore.”

Questo mi insegna una bambina “molto speciale”!                                    A cura di Enrico

(1) Genitori della beata Chiara Luce Badano


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