1° incontro sulla Laudato sì
E’ la sera di venerdì 12 febbraio e ci troviamo in una sala del grande complesso dei salesiani di Genova Sampierdarena. Oltre 50 persone sono venute per approfondire e confrontarsi sul primo capitolo della Laudato sì, l’ultima Enciclica di Papa Francesco. L’incontro è organizzato dal Movimento Politico per l’Unità, dal Movimento Umanità Nuova e dall’Associazione Arena Petri.
Alessandro Carrozzi, Davide Penna e Davide Suin conducono la serata pensata in forma laboratoriale: l’obiettivo infatti è quello di fare un percorso verso una maggiore consapevolezza e responsabilità, personale e collettiva, nei confronti della nostra terra e della società in cui viviamo. Soprattutto interrogarci, metterci in discussione, cercare insieme possibili percorsi.
Davide P. sottolinea la chiave della visione di Papa Francesco: la relazione come paradigma per interpretare correttamente quello che sta accadendo alla nostra casa comune. Relazione tra uomini e ambiente, tra ricchi e poveri, tra economia, politica e finanza, tra crescita e sostenibilità, tra generazioni attuali e quelle future. In una parola una ecologia integrale, che deve avere come metro di misura i più poveri e la salvaguardia del creato. Tra le molte citazioni risuona particolarmente l’invito a “prendere dolorosa coscienza che occorre trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare”. (I, 19)
Davide S. suscita e coordina gli interventi dei partecipanti inserendo riflessioni personali sui vari punti.
Segue un dialogo partecipato e vivo di cui riportiamo una sintesi.
Luigi Picena rimarca il messaggio molto forte del Papa, messaggio che nessuna personalità ha mai dato in modo così chiaro e inequivocabile. E che però è passato subito sotto silenzio: troppo scomodo da prendere sul serio dai potenti della terra e da tutti coloro che hanno le mani in pasta. Ma anche per tutti noi, comuni cittadini, è molto forte. La denuncia della cultura dello scarto, senza mezzi termini, ci inchioda alle nostre responsabilità e ci chiede per prima cosa di essere consapevoli: i “ricchi” siamo anche noi, i comportamenti suicidi che l’Enciclica denuncia sono i nostri, è il nostro lo stile di vita che causa uno sviluppo non sostenibile, è il nostro il debito ecologico che abbiamo nei confronti dei Paesi più poveri. La priorità è innanzitutto maturare questa consapevolezza come cittadini, tramutarla in cultura così da influenzare chi ha responsabilità più grandi.
Sabina e Stefano raccontano di come sono riusciti a sensibilizzare un intero quartiere, quello di San Fruttuoso, mettendo in rete otto associazioni che ora lavorano unite per affrontare i vari problemi, coinvolgendo il Municipio e cercando con caparbietà di risvegliare i cittadini.
Franco, che lavora nella ricerca, denuncia che il problema più grosso è quando lo scarto è l’uomo stesso. Occorre riportare tutto nella giusta armonia.
Antonio, citando Terzani, ricorda che l’uomo è infelice quando si sente separato dalla natura e il vivere in città ci penalizza in questo.
Betty e Claudio raccontano del loro impegno nel sensibilizzare un gruppo di concittadini sull’importanza della raccolta differenziata e su altri problemi del quartiere che poi sottopongono all’Amministrazione Comunale. Inoltre cercano di praticare una agricoltura e una apicoltura sostenibile, cercando di essere “collaboratori” (e non distruttori) della terra.
Maria Rita vede nella città di Genova un luogo privilegiato dove mettere in pratica l’ecologia integrale, soprattutto nel rapporto diretto con le tante persone povere in particolare straniere. Propone un percorso di educazione anche per giovani e ragazzi che si trovano nella nostra città.
Suor Silvia sottolinea l’aspetto della Sapienza citato dal Papa: occorre generarla attraverso il dialogo, la riflessione, l’incontro, l’educazione. Vuol dire stare accanto all’uomo, soprattutto ai più poveri, che sono vicini scomodi.
Andrea e Davide propongono il tema dei migranti, tra i più poveri della città, come possibile fronte su cui impegnarsi.
Renato evidenzia il nesso tra il discorso ecologico e quello sociale rimarcando che il presupposto della dottrina sociale è mettere insieme ricchi e poveri, perché è nella relazione tra le due realtà che i problemi si possono risolvere.
Gian Piero confida che la sua angoscia più grande è per l’inquinamento interiore, prima che per quello della terra: nel senso che siamo spesso vittime inconsapevoli di quello che media e poteri forti vogliono farci credere. Genova ha però una cultura integrale molto grande e occorre risvegliarla.
Matteo, giovane studente, spezza una lancia in favore della tecnologia che, se da un lato può essere causa di accelerazione del degrado, dall’altro ha potenzialità infinite. Sta a noi farne buon uso e utilizzarla come “un dardo nell’arco”. E “mettendoci dentro un’anima”, aggiunge Alessandro.
Le conclusioni, come da premessa, restano aperte: ci siamo posti qualche domanda, ci siamo riconosciuti nel medesimo desiderio di affrontare il tema culturalmente e concretamente, di esercitare creatività e responsabilità per fare la nostra parte, di aumentare la nostra consapevolezza. E con urgenza, come ci chiede il Papa.
I prossimi appuntamenti del 12 marzo e dell’8 aprile saranno ulteriori occasioni per continuare il percorso iniziato.
Marisa Anselmo
Per rivedere l’intervento di Davide Penna:
https://prezi.com/gvu5ntn1hidw/tutto-e-in-relazione-l039ecologia-inegrale-di-papa-francesco/
Link album foto:
E’ stato una serata molto intensa e bella.
Grazie a questo momento ci sentiamo impegnati in prima persona, a essere quelle braccia
che possono attuare un pezzetto dell’enciclica sul nostro territorio.