Nei giorni scorsi ho avuto l’occasione di incontrare Giorgio CAMPANINI, docente emerito di Storia delle dottrine politiche all’Università di Parma, e di intrattenermi con lui sull’argomento che intitola questo articolo.
Come ripetutamente mi ero ripromesso di fare riporto di seguito le conclusioni, anche a carattere operativo, dell’incontro.
La sommaria premessa di questo scritto ricorda (soprattutto per i più giovani, che spero lo leggano…) che i cattolici italiani avevano costituito un partito politico, la Democrazia Cristiana, che era stato al governo del nostro Paese dal 1948 (dopo “trionfali” elezioni politiche per la stessa DC) sino ai primi anni ’90 del secolo scorso, e cioè sino al suo scioglimento. Era stato un periodo di “luci”,certo. Ma non erano mancate le “ombre”.
Successivamente abbiamo assistito a una sorta di “diaspora” politica dei cattolici, nel senso che essi erano (e sono) “dispersi” in formazioni politiche diverse, scelte in base al differente orientamento ideologico di ciascuno. Sono cose ben note. E’ appena il caso di notare che anche in questo secondo periodo la presenza cattolica, pur con uno scarso potere decisionale, non è stata del tutto “irrilevante”. Questo, almeno, è il mio parere.
Ma qual è attualmente il “sentire” degli Italiani, il sentire del popolo, nel campo politico? Campanini ci informa che esistono in Italia, complessivamente, quasi 150 fra associazioni e piccoli gruppi strutturati di confronto e variegato impegno politico. E che esiste una quarantina di riviste e periodici a diffusione locale che trattano e discutono di argomenti politici. E’ quindi da sfatare l’opinione, piuttosto diffusa, che l’italiano aspetti la sera solo per vedere il film che “mamma RAI” ed altri ci propinano…
Sulle “tesi di fondo” di chi si interessa di politica, pur in assenza di “dati statistici” certi, è presumibile possa operarsi una “bipartizione” che vede, da un lato, i fautori della diffusione dei cattolici in vari partiti politici e, dall’altro, chi propende per la costituzione di un nuovo, democratico partito, radicato sui valori evangelici ed aperto ai valori umani presenti negli altri partiti.
Argomenti generalmente condivisi attengono invece (ma è scontato…) all’adeguata preparazione di chi intende impegnarsi in politica, allo “spazio” da riservare realmente ai giovani e alle donne, alla coerenza cristiana (e anche per questo associazioni e gruppi prevedono spesso l’insegnamento della Dottrina sociale cristiana).
Allo scopo di approfondire tali argomenti ed altri necessari, ed evitare il moltiplicarsi di iniziative isolate, più o meno importanti, a carattere nazionale, Giorgio Campanini aveva proposto di costituire un’apposita “fondazione”. E la relativa proposta, pubblicata nel quotidiano “Avvenire” del 22 settembre 2018, era stata riportata su questo Sito.
Ma, nonostante l’autorevolezza e la stima di cui gode il Proponente, e nonostante le numerose “adesioni di massima” alla sua proposta, espressagli (non a caso…) verbalmente, a fine anno (e cioè a tre mesi di distanza) l’idea della fondazione, e cioè del fare le cose in unità, può purtroppo dirsi “superata”.
E intanto nascono qua e là, con relativa frequenza, le “iniziative” di cui sopra, di cui ai nostri fini basterà il nome. Pensiamo alla cosidetta “Rete bianca”, al “Forum” di Magatti, Bentivogli e Rosina, ai “circoli” dei “Liberi e forti”, creati in molte parti d’Italia a cento anni dall’omonimo “appello” di Sturzo…Nell’ambito del pensiero sociale cristiano, ciascuna di dette “iniziative” sottolinea l’importanza di un dato argomento (l’economia, l’organizzazione sociale, il sindacato…), anche in relazione alle diverse competenze dei promotori . Ma è come se la Dottrina sociale venisse applicata “a pezzi”. E non esiste, a quanto pare, la volontà di un vero ed effettivo confronto fra le iniziative medesime.
Campanini attribuisce questa mancanza di volontà alla “notte oscura” spirituale e culturale che stiamo attraversando (e di cui si sa qualcosa anche nel Movimento dei Focolari), cui direttamente consegue ogni forma di autoreferenzialità: ognuno va avanti per la sua strada.
E’ evidente che su uno “sfondo” di questo genere risulta difficile anche la promozione di una crescita culturale e di una crescita morale finalizzate a promuovere l’abbandono dell’interesse particolare in vista dell’interesse comune…Ciononostante il tentativo va fatto. E con urgenza!
Per questo va ascoltato, cercando di metterlo in pratica, il forte e ripetuto richiamo (l’ultimo è di questi giorni) del presidente della CEI, card. Gualtiero Bassetti, all’impegno dei cattolici in politica, con le modalità meglio viste. Sullo stesso argomento, e con la stessa forza, è recentemente intervenuto anche il Segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin.
Considerata però la descritta difficoltà a promuovere un confronto in campo nazionale, ho comunicato al prof. Campanini che avrei promosso, in questa fase iniziale, un semplice sondaggio a livello locale: un piccolo “test”, ovviamente poco significativo, che potrebbe comunque prefigurare un orientamento di carattere più generale.
Con questo scritto sono pertanto a richiedere a chi avrà la pazienza di leggerlo di pronunciarsi (nel relativo “Commento”) sui seguenti “quesiti”:
- Quesito n. 1: sono favorevole alla costituzione di un partito unico, democratico e aperto a ogni valido contributo, dei cattolici italiani;
- Quesito n. 2: sono favorevole alla presenza dei cattolici italiani in diversi partiti politici, aperti ai valori umani.
Ringraziando in anticipo chi vorrà rispondere (e prego accoratamente di farlo, perché può essere utile), torno brevemente alla “notte spirituale e culturale” di cui prima si diceva.
Non c’è dubbio che la situazione del mondo è grave e che i rimedi risultano difficili. Ma sul piano personale noi possiamo e dobbiamo sperare. Ce lo ricorda la Liturgia del Natale: “Chi ama suo fratello rimane nella luce” (1 Giovanni 2) !
Paolo Venzano
Sono favorevole ad entrambi i quesiti. Infatti per quanto mi riguarda l’importante è, mettersi in gioco, buttarsi in pista. Mi sembra che molte volte noi cristiani restiamo ai margini perciò qualunque sia la forma di attivismo politico , l’importante è che ci sia. Sarebbe opportuno ci fossero anche persone in grado di formare chi sente questa vocazione in ambito cristiano . Saluti
Io voto b): esistono tante sensibilità nel modo cattolico e nel tempo delle post-ideologie forse un partito di “soli” cattolici non risponderebbe alla sfide della società. Interessante anche l’osservazione di Fabrizio: c’è bisogno di formazione per chi vuole impegnarsi.
Anch’io voto b) e sottoscrivo quanto detto da Alberto. Anche perché non basta avere l’etichetta di cattolici per essere automaticamente credibili, competenti, onesti, lungimiranti, ecc. Un partito con l’etichetta di “cattolico” (esplicita o implicita) nuocerebbe inevitabilmente allo stesso messaggio cristiano che potrebbe essere identificato con le scelte e i comportamenti dei membri del partito.
Invece potrebbe essere utile, secondo me, una specie di forum: un luogo dove confrontarsi su temi importanti, anche cercando se possibile soluzioni o proposte condivise, aperto a tutti coloro che, pur da posizioni partitiche diverse, hanno a cuore la passione per la città e per il bene comune.
Riguardo alla formazione a Genova ci sono varie possibilità: la scuola diocesana di formazione politica, la scuola dei Gesuiti “Poliedri”, la scuola di politica di Enrico Letta, …
Dopo alcuni discorsi fatti al “ritiro” di ieri scrivo anch’io qualche riga per confermare (anche se mi pareva ovvio…) che l’opzione in argomento (“nuovo” partito cattolico ovvero “diaspora” dei cattolici) non è questione da affrontarsi e risolversi a breve (ad esempio, prima delle elezioni europee, cosa ovviamente impossibile), ma in prospettiva. Ciò, anche se bisogna certo “premere sull’acceleratore”…Per la cronaca, informo che su “Avvenire” di sabato 12 gennaio scorso Giorgio Campanini è ritornato su questo argomento, ha riproposto l’idea della “fondazione” (mentre l’idea di un apposito “forum civico” per gli stessi scopi viene dal card. Bassetti) e si è comunque già pronunciato a favore di un nuovo partito che affondi le sue radici nei valori evangelici, e quindi anche genuinamente “umani”, e pertanto “aperto” ad ogni forma di utile e positiva collaborazione. Non un partito con l’etichetta di “cattolico” (tanto meno esplicita), Marisa, ma un partito anche minoritario che difenda e sostenga ogni autentico valore umano. Alcuni “di noi”, ieri, erano dello stesso avviso, anche perchè, dicevano (e in questo io non sono del tutto d’accordo), i credenti “sparpagliati” non riescono minimamente a incidere. In ogni caso, io spero che si addivenga al più presto alla creazione di uno “spazio” (una nuova “Camaldoli”) dove discutere e decidere in merito. Ma…”in unità” (cosa che, credo, dovrebbe avvenire presto). Lo Spirito Santo si occupa anche di politica…Grazie a tutti per la sensibilità e per le risposte! Paolo V.
Premesso che sempre di partiti parliamo, cioè parti, a me sembra che, in teoria, nelle istituzioni si possono ottenere gli stessi risultati sia con la soluzione 1 che con la 2, perchè essere “aperti ad ogni valido contributo” oppure “aperti ai valori umani” comportano lo stesso impegno e la stessa preparazione umana, sociale e politica.
Detto questo, personalmente preponderei per la soluzione 1 in quanto il tuo essere e vivere da cristiano ti impegna in prima persona (anche come partito), mentre la soluzione 2 lascia in secondo piano.
Saluti GZ
il caso 2) ovviamente. Ed è anche palese quasi matematicamente esatto.
Il primo è vintage e pertanto non avrebbe adesioni. E’ anacronistico pensare ad esempio ad un PCI (partito cristiano italiano) che fa una campagna politica contro il MSI (Muslim Sindicate Italian)
Scherzi a parte essere cristiano oggi è sopratutto vivere da tale e quindi applicare il tuo essere cristiano nel tuo ambiente.
E vivere le tue idee da cristiano. Anche nel tuo gruppo di amici della politica. Anche sul lavoro.
Vedo con diffidenza e preoccupazione gente che si dice cristiana e poi propaganda idee contro il prossimo o idee di chiusura verso l’accoglienza o il diverso.
Quindi ritornando all’esempio di cui sopra …. se sei del PCI ti chiudi per antonomasia e non puoi essere aperto per accettare un MSI.
Credo quindi in un movimento di opinione che insegna a essere cristiani in modo semplice come ad esempio:
– Non rubare ( sulla nota spese della trasferta di lavoro)
– Non accettare lavori in nero
– Paga i contributi …
ma anche dedica il tuo tempo al prossimo, impegnati sul sociale ecc
Condivido quindi l’idea di condividere le idee: il Forum di cui diceva M.L.A.
Un gruppo dove condividere e trovare soluzioni e proposte.
Un gruppo aperto, anzi apertissimo.
Proprio per testimoniare e spargere fiducia e consenso.
Si parla da tempo di un nascente “partito dei vescovi “,pensato per avversare l’attuale status quo politico,sapendo bene che almeno nell’immediato futuro si consolidera’ ancor piu’. Mi chiedo per tanto quale sia la vera ragione della sua eventuale costituzione, e la mia sensazione e’ che che si vogliano difendere e preservare quelle realta’ di relazioni economiche e di potere decisionale, estrapolandoli direttamente dalla camera ardente del PD. Al di la dei soliti slogans di rito, vorrei conoscere le proposte ed i loro contenuti. I tempi di don Sturzo e di De Gasperi,impropriamente messi in mezzo, sono lontanissimi ed irripetibili,e questa formazione, credo sarebbe facilmente letta come una lobby a difesa degli interessi ecclesiastici. Il che, tenuto conto del recente controverso contributo politico apportato, non mi sembra proprio un gran vantaggio, per cui,caso mai, per me, certamente e’ migliore l’opzione B.
Salutissimi a tutti.
Io sarei per la soluzione 1. Un partito come descritto, in articolo.
Sento che creare un partito cattolico sia una impresa. Oggi occorre risvegliare le coscienze e richiamare ai valori umani più genuini, non con le prediche ma con il nostro comportamento personale in qualsiasi posto ci troviamo, per questo credo che occorra formarsi personalmente al bene comune e operare nell’ ambiente in cui ci troviamo, solo così si trasforma la società.
Con questo nel cuore occorre essere attenti a ciò che succede ed essere pronti a operare per il meglio.