I CATTOLICI IN POLITICA – QUESTIONI ETICHE – di Paolo Venzano

Condividi o Stampantina (Crea PDF dinamico) :

I CATTOLICI IN POLITICA – QUESTIONI ETICHE

L’occasione delle elezioni amministrative di quest’anno mi ha ricordato un mio vecchio desiderio: quello di esporre talune considerazioni che mi sembrano utili per chi, da cristiano coerente, sente il desiderio di impegnarsi in politica, a livello nazionale o a livello locale.
Sappiamo tutti che, dopo lo scioglimento della Democrazia Cristiana, nel 1994, i cattolici politicamente impegnati – che in larga misura “militavano” in tale partito – hanno aderito a partiti diversi.
Attualmente (aprile 2023) il “quadro politico” italiano è piuttosto articolato. Ma nel complesso resta possibile distinguere una posizione, diciamo così, di Destra (composta prevalentemente da chi intende difendere la famiglia, la vita, la scuola, i confini nazionali e… gli Italiani da chi Italiano non è) e una posizione di Sinistra (data da chi vuole operare per la pace, la giustizia sociale, la solidarietà, e operare per chi, in fuga da situazioni invivibili, cerca da noi un’esistenza vivibile). In altri termini (per l’Italia inconsueti) potremmo definire ”Conservatori” gli appartenenti alla Destra. E, come essi stessi si definiscono, “Progressisti” gli appartenenti alla Sinistra.
Se quella accennata è, grosso modo, la situazione “formale” del Parlamento, i problemi nascono nella pratica della politica. Capita cioè che su più di una questione tutti i parlamentari cattolici la pensino talora in modo sostanzialmente analogo (problemi della povertà, dell’immigrazione, ecc.). Ma, se c’è da votare, i parlamentari ricevono le relative indicazioni. E se queste indicazioni non collimano con le proprie convinzioni, che fare? Si opta in genere per le istruzioni del gruppo di appartenenza. E la coscienza è messa a tacere… Anche questa è l’esperienza che io ho fatto personalmente quale amministratore in un comune, all’epoca di ventimila abitanti. Ma allora… si resta cattolici, ma non “coerenti”. Da allora molto tempo è passato.
Io penso ora che possa aiutarci ad essere cristiani coerenti una duplice considerazione. La prima si rifà al Pensiero sociale cristiano. In base a tale Pensiero, chi fa politica ha il dovere di perseguire un risultato che sia all’insegna del bene comune, salvaguardando altresì quei principi nei quali ritrova le ragioni del proprio operare. Ma c’è un secondo insegnamento di carattere morale riportato da Giovanni Paolo II al n. 54 dell’enciclica “Veritatis splendor”. Dice che “nell’interno della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale deve invece obbedire e la cui voce, che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre chiaramente dice alle orecchie del cuore: fa’ questo, fuggi quest’altro. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro il suo cuore: obbedire ad essa è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa sarà giudicato”.

Ma al cattolico che vuol essere coerente sono richieste altre virtù, tipicamente cristiane.
Intanto, sarà il caso di rammentare che già nel quarto secolo a.C. il grande filosofo greco Aristotele, discepolo di un altro grande pensatore, Platone, sosteneva che nella vita l’uomo deve diventare virtuoso e per “virtuoso” intendeva chi sapeva utilizzare le proprie capacità di uomo per conseguire il bene.
Il Cristianesimo ha ovviamente completato e arricchito il discorso. Limitiamoci a qualche esempio.
Per Tommaso D’Aquino l’uomo politico dovrebbe anzitutto possedere la virtù della PRUDENZA, decidendo in coscienza dopo tutte le informazioni raccolte. Il politico prudente è cioè chiamato innanzitutto a conoscere in profondità, a evitare le semplificazioni, a raccogliere minuziosamente tutte le indicazioni che possono essere utili all’azione politica. Egli è poi chiamato a vivere la SPERANZA, la virtù teologale che dona alla mente e al cuore una pace superiore, che trascende il tempo e lo spazio. E sappiamo che “il mondo sarà di chi saprà dargli la più grande speranza”, come diceva Theilard de Chardin. Infine, chi si impegna in politica applicando il Vangelo dovrebbe imitare Caterina da Siena, una santa follemente innamorata della VERITA’ (con la “V” maiuscola, ma anche con la “v” minuscola). Quasi superfluo rilevare che quelle sopra indicate erano, con altre, virtù pienamente incarnate da Giorgio La Pira, il “sindaco santo” di Firenze (ma anche da altri cristiani impegnati in politica, tipo Igino Giordani). In particolare la verità o, per meglio dire, la veridicità, è una virtù che (l’ho constatato un’infinità di volte!) è troppo spesso assente nei discorsi di politici che avrebbero dovuto comportarsi da cristiani.
C’è infine un insegnamento che, per credenti e non, ci viene offerto da chi ha scritto la nostra Costituzione (sì, proprio da loro). Leggere la storia della Costituzione, gli appassionati e competenti interventi dei “padri” non è solo istruttivo, ma moralmente “costruttivo”. Leggendoli, io mi ero chiesto come fu possibile un momento di così alta e sincera politica. Sicuramente contribuì l’esperienza comune della sofferenza, e le immagini di morte e distruzione che tutti avevano ancora negli occhi (pensiamo a quelle odierne fra Russia ed Ucraina). In quell’occasione si raggiunse un legame così forte, fra sfera etica e sfera politica, come non si è più ripetuto in seguito.
La dimensione etica oggi sembra diventata estranea alla politica, dunque irrilevante per stabilire chi sia un buon politico. C’è la necessità di ricostruire il legame interrotto tra etica e politica, perché questa è anche la via per riannodare il filo spezzato che dovrebbe collegare la politica ai cittadini.

A questo punto, quale conclusione migliore che ricordare (e pregare) Tommaso Moro, martirizzato nel 1535 e santo protettore dei politici?
Tommaso Moro è un modello credibile di politico, un politico preparato, stimato universalmente per la sua coerenza e la sua integrità morale. Ma soprattutto è un politico con le idee chiare, un uomo distaccato dalle cariche e dagli onori, attento alla persona, specialmente se povera e indifesa. La grandezza di Tommaso Moro sta però soprattutto nella fedeltà fino all’ultimo non tanto alle proprie idee, quanto alla VERITA’ e a quei valori non negoziabili da cui il cristiano non può prescindere. Una fedeltà disposta al martirio, che infatti l’ha coronata!

Paolo Venzano

Condividi o Stampantina (Crea PDF dinamico) :

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *