Pubblichiamo volentieri l’ “opinione” dell’amico Paolo Venzano, esperto di diritto costituzionale, sulla recente riforma della nostra Costituzione. Come già precisato, in questa rubrica ospitiamo opinioni personali che non necessariamente rispecchiano la linea della redazione. Auspichiamo che questo contributo solleciti altri interventi, anche di segno opposto, in modo da arricchire le riflessioni personali di ciascuno. Informiamo inoltre che sull’argomento il Mppu organizzerà nelle prossime settimane un momento di approfondimento e di dialogo.
Com’è noto, nello scorso mese di aprile (esattamente il giorno 12) la Camera dei Deputati ha approvato definitivamente il disegno di legge con il quale è stata profondamente riformata la seconda parte della nostra Costituzione. Ma la “nuova” Costituzione entrerà in vigore solamente se, nel referendum del prossimo mese di ottobre, sarà approvata dalla maggioranza dei voti validi (e cioè se prevarranno i “sì” rispetto ai “no”). Ciò in base all’art. 138, non ritoccato, della Carta costituzionale in vigore.
Poiché i pareri espressi sono davvero tanti, e variegati, è oggettivamente non facile comprendere la portata della
riforma. E quindi anche orientarsi sul voto da esprimere (un voto chiaramente di grandissima importanza) in occasione del referendum di ottobre.
Cercherò di seguito di indicare a grandi linee e di raggruppare in alcune categorie i pareri anzidetti. E di esprimere il mio. Ma, prima, è necessario ricordare sommariamente la natura delle principali modifiche introdotte:
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fine del bicameralismo perfetto. Attualmente il Parlamento italiano si compone, come ben sappiamo, di due Camere che hanno lo stesso potere legislativo. Il medesimo progetto di legge dev’essere cioè approvato nello stesso testo da entrambe le Camere. Con la riforma normalmente le leggi saranno approvate solo dalla Camera dei Deputati. Il Senato (che, con la riforma, “rappresenterà le istituzioni territoriali”) manterrà invece la funzione legislativa in particolare per quanto riguarda gli enti locali, oltre che per le leggi costituzionali;
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composizione delle Camere. Resta invariata la composizione della Camera dei Deputati, con 630 componenti, mentre il Senato, che oggi conta 315 componenti, ne avrà solo 100, di cui 95 scelti dalle Regioni (21 devono essere sindaci) e 5 dal Capo dello Stato;
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elezione delle Camere. La Camera dei Deputati sarà eletta con la legge approvata ai primi dello scorso mese di maggio e in vigore dal prossimo mese di luglio. E’la legge nota come Italicum (che ha sostituito il cosidetto Porcellum, dichiarato parzialmente incostituzionale) e che prevede che per la Camera possono presentarsi solo singole liste elettorali (e non più coalizioni di liste). La lista che otterrà oltre il 40 per cento dei voti validi (o che vincerà in caso di ballottaggio) otterrà un premio di maggioranza di 340 seggi, e cioè il 54 per cento dei componenti la Camera. Per il Senato occorre distinguere: se al referendum prevarranno i “sì” occorrerà una legge “ad hoc”, secondo cui i consiglieri regionali che diventeranno anche senatori (senza ulteriori prebende) dovranno essere eletti “in conformità alle scelte espresse dagli elettori”. Se invece prevarranno i “no” dovrà essere approvata una nuova legge per l’elezione anche del Senato;
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elezione del Presidente della Repubblica. Parteciperanno al voto solo Deputati e Senatori e non più i 59 delegati regionali. Tra le “nuove” funzioni del Presidente quella di nominare senatori che dureranno in carica 7 anni. Non potranno esserci più di 5 senatori di nomina presidenziale contemporaneamente. Senatori a vita saranno solo gli ex presidenti della Repubblica, oltre a quelli che già siedono in Senato (e cioè Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia).
Ricordo infine che la nuova “Carta”:
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abolisce definitivamente le Province e abolisce il Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL);
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prevede le “quote rosa”, ossia l’equlibrio tra donne e uomini nella rappresentanza;
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introduce due nuovi tipi di referendum: quello propositivo e quello di indirizzo;
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prevede che il Governo possa richiedere una via preferenziale per l’approvazione di un disegno di legge “essenziale per l’attuazione del programma di governo”;
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eleva a 150.000 il numero di firme necessarie per le leggi di iniziativa popolare (attualmente sono 50.000). In compenso introduce la garanzia che queste proposte saranno discusse e votate (cosa che ora non sempre avviene).
Mi scuso per il lungo, e forse un po’ tecnico, discorso di cui sopra. Ma mi premeva che i miei “dodici lettori”, di manzoniana memoria, fossero un tantino informati su quella che potrebbe tra qualche mese diventare la nuova legge fondamentale dello Stato italiano, a quasi 70 anni – eravamo al 1° gennaio del 1948 – dall’entrata in vigore della nostra bella e apprezzata (anche all’estero) Costituzione della Repubblica italiana.
A questo punto devo necessariamente schematizzare, con tutti i limiti del caso. Raggrupperò allora come segue i pareri espressi:
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parere degli specialisti. Molti fra gli studiosi di diritto costituzionale si sono espressi in senso favorevole alla riforma. Ma molti altri, fra cui 56 noti costituzionalisti, ritengono che la riforma non introduca istituzioni più semplici e funzionali, preveda un procedimento legislativo complesso, disegni un Senato che non è espressione delle autonomie locali e con poteri eccessivamente limitati. Sul metodo di approvazione della riforma sostengono che il Parlamento in carica, eletto col Porcellum, non fosse legittimato ad approvare una riforma di tale importanza;
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parere dei politici. Purtroppo questo parere, o forse meglio atteggiamento, risente eccessivamente dell’orientamento politico di chi lo esprime. Più che una valutazione di merito, quella di molti politici è una valutazione ideologica di parte e di opportunità. Lo sappiamo benissimo…
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parere degli addetti ai lavori. Chi scrive si colloca fra coloro che, per ragioni di studio o di lavoro, hanno avuto modo di seguire l’applicazione e le vicende delle norme costituzionali ancora in vigore. Ha quindi maturato una certa esperienza in materia. Venendo al merito della riforma, non si può logicamente non convenire sul fatto che le singole innovazioni debbano anzitutto essere considerate “a tavolino”. E che se ne debba desumere il possibile impatto sociale. Da questo punto di vista, l’esame attento consente a mio avviso di rilevare le luci e le ombre (per quanto in particolare, come osservato dai costituzionalisti, concerne il Senato). Ma anche nel nostro caso io penso che…la pratica valga più della grammatica (tanto più se associata a un po’ di…”grammatica”). Ed allora, da quest’altro punto di vista, a me sembra che, tutto sommato e anche trascurando i “risparmi” per il bilancio dello Stato, le modifiche introdotte siano nel complesso in grado di sveltire e di rendere più efficiente ed efficace l’azione dei massimi organi politici ed amministrativi dello Stato italiano, nell’interesse della collettività.
Così, almeno, io spero! Ma, prima e al di sopra di tutto, valgono anche in questo campo le parole pronunciate dal Presidente Mattarella: “Qualunque riforma si riesca a realizzare, la democrazia assumerà le modalità concrete che gli attori le daranno, con il loro senso dello Stato, l’etica della loro azione, con quanto di partecipazione dei cittadini riusciranno a promuovere”. Sì. Con uomini nuovi, perché rinnovati dallo Spirito, marceremo sicuri verso una Terza Repubblica anche con strumenti parzialmente inadeguati. Preghiamo anche per questo!
Paolo Venzano
18.06.2016
Grazie di cuore Paolo.
La tua presentazione della questione è stata chiara , precisa e pertinente! Mi ha chiarito molto bene non solo il problema del voto ma anche quello più importante istituzionale. Condivido con te l’esigenza di essere “uomini nuovi” per il bene della nostra società.
Con un affettuoso saluto ancora tanti ringraziamenti.
Franco Avola
Caro Paolo, desidero esprimerti il mio apprezzamento per le spiegazioni “tecniche”
su questa questione così delicata e, almeno per me, piuttosto difficile da capire.
Da come cerchi di renderle più comprensibili anche per i non addetti ai lavori,
si capisce che hai competenza ed esperienza in materia: per questo proponi la tua opinione
col solo scopo, penso, di portare il tuo contributo.
Suppongo che altre “voci” si faranno presto sentire: da parte mia mi associo volentieri al tuo
ultimo invito “preghiamo anche per questo”: sia come cristiani, che come cittadini
(che peraltro dovrebbe essere un unica realtà…).
Grazie, Paolo, per le informazioni che ci hai offerto.
Agostino
Ringrazio Paolo Venzano della chiara esposizione, che non si trova che in poche occasioni .
La confusione che regna intorno a noi non favorisce la pace e la chiarezza legislativa.
A mio parere non c’è che da procedere con serietà ,serenità e speranza.
Carissimo Paolo grazie per il tuo prezioso contributo. Anch’io penso che la proposta di riforma possa avere effetti positivi. Tuttavia non si tratta di comunicare solo tali effetti quanto di aiutare le persone a comprendere che non bisogna avere paura del “nuovo” se tale è realmente. E’ questo in fondo il timore che alberga in ciascuno di noi, il fatto che cioè quello che “cambia”il conosciuto possa nuocere al bene del presente. Che cosa accadrà con questa nuova Riforma?Saremo realmente liberi e rappresentati democraticamente? Dunque penso occorra si valutare e soppesare le parti di ogni proposta specie se di tale importanza, ma soprattutto valutare “chi” questa proposta ha l’onere di applicare e qui torniamo alla reale possibilità di scelta di chi deleghiamo a rappresentarci. Quale sincera e autentica possibilità abbiamo di conoscere gli intenti di chi ci governa o che vogliamo ci governi? La stampa, la comunicazione televisiva spesso parziale e assoggettata alle parti? O la partecipazione cosciente e costante del cittadino alla vita pubblica e in quale forma? Partitica vecchio stile o aggiornata dal moderno contributo dei social network? Fino a che non saremo “obbligati” a incontrarci per condividere e riflettere sul presente non potremo in coscienza delegare autenticamente alcuno.Un libero obbligo che nasca fin dai banchi di scuola e si arricchisca delle esperienze concrete, sul campo, di ogni singolo cittadino.
Grazie Paolo del chiarimento. Innanzi tutto ” Uomini Nuovi “, poi secondo mè, se questa ” Nuova Costituzione ” serve al popolo Italiano, ben venga. Quindi il mio parere è favorevole, perche mi è parso di capire che servirà al popolo Italiano.
1 per tutto