Papa Francesco vola in Svizzera, a Ginevra, il prossimo 21 giugno in una sola giornata, ma intensa e nel segno del dialogo tra i cristiani, per visitare il Centro Ecumenico WCC (World Council of Churches) di Bossey.
L’organismo riunisce 348 Chiese protestanti, luterane, anglicane, ortodosse. L’occasione della visita è data dalla ricorrenza del 70.mo di fondazione di questo organismo. E la visita ha per tema: “Camminando, pregando, lavorando insieme”. Il segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Olav Fykse Tveit, in una recente intervista a Radio Vaticana ha spiegato che il Consiglio utilizzerà l’intero anno per celebrare questo anniversario, e tanti sono stati gli invitati. Ma certamente la visita di papa Bergoglio è un’occasione e un modo molto speciale per celebrare il 70.mo anniversario di un lavorare e pregare insieme per l’unità della Chiesa. E anche per trovare modi per offrire una testimonianza cristiana comune e un servizio per la giustizia e la pace nel mondo.
Francesco incontrerà il Comitato centrale: “Pregheremo insieme e ci riuniremo nel centro ecumenico. Vedremo anche di trovare il modo per raccontare tutto questo in diversi modi attraverso i media: per far partecipare non solo coloro che saranno presenti fisicamente, ma anche gli altri, i quali potranno così vedere ed ascoltare ciò che questa visita significa per il Consiglio ecumenico delle chiese e per tutto il movimento ecumenico”.
Anche se la chiesa cattolica non è membro del Consiglio ecumenico delle chiese, opera in stretta connessione con diverse parti di questo organismo. “La visita di Papa Francesco – spiega Olav Fykse Tveit – vuole significare questo lavoro comune: una riaffermazione di qualcosa che è cresciuto nel corso di molti anni, a livello istituzionale, attraverso il “joint working group” e una rappresentanza all’interno delle nostre commissioni; con una presenza nel nostro lavoro. Noi anche siamo invitati a molti eventi organizzati dalla Chiesa cattolica romana. Ma penso che avviene anche in un momento in cui vediamo che esiste un’agenda comune molto significativa: fare insieme quello che è possibile fare insieme; lavorare per la comune testimonianza nella nostra missione; rendere la stessa testimonianza cristiana nelle nostre differenti chiese; cosa significa seguire Gesù Cristo oggi, e cosa significa farlo insieme. E questo significa che non possiamo più insistere su tutto ciò che ci divide, ma al contrario dobbiamo trovare ciò che ci unisce. E dobbiamo farlo proprio perché crediamo che il mondo ha bisogno di questa comune testimonianza cristiana. E crediamo che la pace, la giustizia e la riconciliazione siano ciò di cui il mondo non solo ha bisogno, ma anche ciò che il mondo può avere. Ma dobbiamo farlo in comune come Chiese. E questa visita riafferma in maniera molto forte che tutto ciò rientra nella nostra agenda comune oggi”.
Il Consiglio Ecumenico delle Chiese è nato ad Amsterdam nel 1948 e rappresenta più di 500 milioni di cristiani in tutto il mondo. La Chiesa cattolica partecipa come “osservatrice” ed è membro a pieno titolo della Commissione “Fede e Costituzione”. Gli obiettivi prioritari di questo organismo sono quelli di camminare verso l’unità visibile della Chiesa e di essere nel mondo strumento di riconciliazione. I membri fondatori di questo organismo provengono principalmente dall’Europa e dal Nord America. Ma oggi la maggior parte delle Chiese si trova in Africa, Asia, Caraibi, America Latina, Medio Oriente e Oceania.
Silvano Gianti