“In Bangladesh la Chiesa è molto attiva – scrive il direttore di Asia News padre Cervellera – e la sua missione si concentra sulla carità e l’assistenza agli ultimi nelle zone rurali. Convive con la popolazione più vulnerabile, dove mancano scuole, acqua, elettricità”. Dove non c’è nulla, si apre “un ambulatorio medico o una scuola”. Molte sono le conversioni al cristianesimo sia in Bangladesh che in Myanmar, soprattutto nelle zone rurali, e guadagna adesioni tra le comunità tribali.
“La speranza di noi cattolici del Bangladesh è che la visita del Santo Padre possa tradursi in una maggiore sicurezza per le minoranze religiose”: è quanto dichiara padre Gabriel Amal Costa, missionario del Pime e originario della diocesi di Dacca. Attualmente in Bangladesh la Chiesa cattolica conta circa 400.000 fedeli, pari allo 0,3% della popolazione. Il Paese è a maggioranza islamica (89,7%), tuttavia è uno dei pochi Paesi democratici nell’islam, con stampa libera e libertà politica. La Costituzione dichiara l’islam religione di Stato, ma proclama libertà di culto alle altre religioni. In Bangladesh cambiare religione è consentito; non c’è persecuzione contro i cristiani e questo spiega perché i missionari, 120 solo quelli italiani, possono lavorare liberamente tra la popolazione. I primi missionari del Pontificio Istituto Missioni Estere sono arrivati nel 1855. Oggi la Chiesa cattolica è organizzata in due comunità.
In Myanmar i cattolici sono circa 700.000, cioè circa l’1% della popolazione. Il Paese è diviso in 13 diocesi. Il 31 luglio 2009 per la prima volta un cattolico è diventato ministro. Promod Mankin è stato nominato infatti ministro della Cultura. Originario dell’etnia garo, Mankin ha 71 anni ed è avvocato. Il primo vescovo birmano, mons. U Win, fu consacrato nel 1954. Nel 1962 venne instaurata dal generale Ne Win la dittatura di stampo socialista che da allora controlla il Paese. Le scuole cattoliche vennero nazionalizzate, tutti i missionari giunti dopo l’indipendenza (1948) furono espulsi. “Il Santo Padre viene come un pastore che visita il suo gregge – afferma il vescovo Felix Lian Khen Thang, presidente della Conferenza episcopale del Myanmar – incontrerà i leader del governo, ma ci attendiamo che il Papa visiti la società civile e i leader religiosi. Ci sono molte confessioni religiose nel nostro paese, il buddismo, l’induismo, l’islam, il cristianesimo e deve essere ricercata la pace se queste religioni vogliono lavorare insieme nella comprensione e nel rispetto reciproco”.
Silvano Gianti